“Shakespea Re di Napoli” mescola felicemente il teatro elisabettiano e la cultura partenopea

Shakespea Re di Napoli Globe Theatre Roma

“Shakespea Re di Napoli”, per la prima volta in scena al Globe Theatre di Roma, è l’omaggio di Ruggero Cappuccio al genio inglese.

L’atto unico “Shakespea Re di Napoli” è scritto e diretto da Ruggero Cappuccio, che lo mise in scena per la prima volta nel lontano 1994 al Festival di Sant’Arcangelo. Tutto nasce da una poetica riflessione dell’autore: “la morte è quel sogno ad occhi chiusi che nella vita facciamo ad occhi aperti”.

Il testo di Ruggero Cappuccio è tutto un gioco di alternanze tra sogno, realtà, bugie, verità.

Siamo a Napoli all’inizio del Seicento e dopo anni due amici di rincontrano. Scampato ad un avventuroso naufragio, Desiderio (Claudio De Palma) racconta a Zoroastro (Ciro Damiano) che, durante una festa misteriosa al palazzo del Viceré, anni prima, era stato quasi rapito dal Viceré stesso, mascherato. Una volta salpati con un vascello, l’uomo mascherato aveva svelato la sua vera identità: si trattava di William Shakespeare. Desiderio lo aveva seguito a Londra, dove aveva vissuto a lungo, diventando il più grande interprete dei personaggi femminili del grande drammaturgo.

Mi feci Viola, mi feci Desdemona”.

Zoroastro sospetta fin da subito che Desiderio stia raccontando solo menzogne, come faceva da giovane. Desiderio replica offrendogli delle prove concrete, ad esempio donandogli un baule pieno delle sue carte riportate da Londra.

I due amici si sfidano alternando poesia e comicità, su un palcoscenico spoglio. Così, grazie a due soli interpreti eccezionali, il teatro elisabettiano si mescola con la Napoli barocca.

Shakespea Re di Napoli” è, quindi, un atto d’amore per William Shakespeare e per Napoli e la sua cultura.

Il primo viene definito non come un “semplice” drammaturgo, ma come un poeta, il più grande tra tutti i poeti.

Lo spettacolo di Cappuccio omaggia la lingua napoletana, ma non solo. La gente di Napoli ha il teatro mescolato nel sangue, afferma Cappuccio attraverso i due personaggi, mentre alternano comicità e dramma commovente.

Con “Shakespea Re di Napoli” il Globe Theatre di Roma conferma lo scopo del suo progetto.

Questo teatro ha da sempre messo in scena le varie versioni delle opere del celebre drammaturgo. Ma ci regala ogni anno anche altri spettacoli ispirati da queste opere, allargando gli orizzonti del pubblico partendo da quelle opere.

In “Shakespea Re di Napoli”, in effetti, tornano molti temi shakespeariani.

C’è innanzitutto un naufragio, che richiama l’ultima opera di William Shakespeare, “La tempesta”, quella della maturità, della fase finale della vita.

Vi si trovano anche i temi ricorrenti del teatro nel teatro e dello scambio di persona, di ruoli, di identità. Desiderio viene scelto da Shakespeare perché cercava un ragazzo il cui volto non fosse né di uomo né di donna.

Non fui chiù omo, ma non fui femmina”, dice Desiderio.

Insomma, chi recita può essere chiunque, femmina, maschio o altro sulla scena, senza perdere la propria identità, imparando ad immedesimarsi in qualcuno diverso da sé e, quindi, ad essere empatico e tollerante.

Lo spunto di riflessione più sorprendente è offerto fin dall’apertura del metaforico sipario. Desiderio parla per metà in napoletano e per metà in inglese, due lingue diversissime e lontanissime che forse mai penseremmo di associare.

Ma le due lingue sono musica pura. “Shakespea Re di Napoli” lo afferma nei dialoghi e lo conferma nelle orecchie dello spettatore. Anche chi ha meno dimestichezza con il napoletano e fatica a seguire tutto non può fare a meno di lasciarsi incantare dal ritmo e dalla poesia di quel dialetto.

La fine dello spettacolo coincide con l’alba di un’epidemia di peste, quando ormai “l’aria s’è ammalorata”. Ed è difficile non pensare a questi tempi di pandemia di coronavirus, anche perché ci si guarda intorno: i biglietti del teatro contingentati, gli spettatori lontani gli uni dagli altri. Ancora una volta, la modernità di Shakespeare!

Stefania Fiducia

Stefania Fiducia
Splendida quarantenne aspirante alla leggerezza pensosa. Giurista per antica passione, avvocatessa per destino, combatto la noia e cerco la bellezza nei film, nella musica e in ogni altra forma d'arte.

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