Un particolare legame si cela tra Mozart ed Italo Calvino: la Zaide, opera andata in scena al Teatro dell’Opera di Roma nel mese di ottobre 2020
Nel momento in cui sono sospese le attività teatrali e concertistiche, parlare di teatro e di musica è ancora più importante. Il teatro e l’arte non moriranno mai.
Se si parla di arte e di musica, allora si deve parlare di Wolfgang Amadeus Mozart. Il Teatro dell’Opera di Roma ha deciso di azzardare, nel periodo di ottobre, a proporre un’opera di Wolfgang Amadeus Mozart piuttosto rara: la Zaide. Ispirato forse alla Zaira di Voltaire, si tratta di un singspiel, cioè di un’opera in lingua tedesca composta di parti recitate e cantate insieme in due atti, per la quale Mozart compose quindici brani musicati tra il 1779 ed il 1780 su testo di Johann Andreas Schachtner, non completandola mai. È un’opera enigmatica per questo: mancano i dialoghi parlati, l’ouverture e la scena finale (secondo l’ipotesi di Carolyn Monaco, contenuta nel suo Mozart’s Early Operas, sarebbe un intero terzo atto); i motivi del mancato completamento restano a noi oscuri. Del resto, l’opera venne eseguita solamente per la prima volta a Francoforte nel 1866 (Mozart morì nel 1791).
La messiscena proposta per la prima esecuzione di quest’opera a Roma ha previsto l’utilizzo di una nuova drammaturgia del testa rielaborata da Italo Calvino su diretta commissione di Adam Pollock per una esecuzione dell’opera nel 1981 al Festival Musica nel Chiostro di Batignano, fondato dallo stesso Pollock.
Un mondo esotico
Alla corte del sultano Solimano, la bella Zaide, fanciulla facente parte del suo serraglio, incontra Gomatz, un cristiano prigioniero dei Turchi. Innamoratisi, organizzano la loro fuga grazie ad Allazim, ministro del sultano; traditi, vengono portati al cospetto del sultano, al quale Zaide chiede di salvare almeno il suo amato. La trama finisce qui.
Il complesso spettacolo immaginato da Graham Vick ha risposto perfettamente alla drammaturgia di Italo Calvino. Il regista inglese porta l’opera in un teatro chiuso per il COVID-19, il Teatro dell’Opera di Roma e durante alcuni lavori di restauro del teatro avvenuti approfittando della chiusura (cosa che è vera ma che viene sottolineata in maniera fittizia durante lo stesso spettacolo dalle belle scenografie di Italo Grassi, il quale ha curato anche le luci, riproducenti un cantiere in esecuzione) viene fuori un baule; da questo baule Italo Calvino trova i pezzi composti da Mozart e da lì inizia la spiegazione dell’Opera; tutto ciò durante delle riprese di un film sulla Zaide.
Mozart e Calvino insieme
Sul palco, Italo Calvino (interpretato qui dall’immenso Remo Girone, attore estremamente sottovalutato e di cui si parla sempre poco) dipana insieme ai cantanti la storia dell’opera, proponendo soluzioni per vicende drammaturgiche non chiare a causa del mancato completamento dell’opera.
Esempio fra tutti il trio del finale del I atto. Appena inizia questo brano, il narratore interrompe e chiede: come mai Allazim ha aiutato Zaide e Gomatz? Per puro disinteresse? Il narratore non è convinto; potrebbe Allazim fare tutto questo per amore di Zaide? Attraverso questa soluzione si mima tutto il racconto, fin dall’inizio, con gesti differenti. Si arriva al punto di reiniziare il terzetto ma Zaide blocca il tutto. Il narratore allora propone un’altra soluzione: il vero interesse per Allazim è Gomatz nel quale vede sé stesso riflesso e la sua gioventù passata come schiavo alla corte di Solimano. Allazim cerca di distogliere Gomatz dall’amore per Zaide. Allora, e solo allora, partirà il terzetto.
A raccontare la vicenda vi erano anche i bei costumi sgargianti sempre di Italo Grassi, le luci accuratamente studiate di Giuseppe Di Iorio e gli interessanti e coinvolgenti movimenti mimici di Ron Howell.
Grandi artisti al servizio della sublime musica di Mozart
Alla drammaturgia complessa si aggiunge la musica sempre ispirata di Wolfgang Amadeus Mozart. Un filo di lana, una musica sognante e drammatica allo stesso momento che l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma ha eseguito in maniera impeccabile con il giusto piglio drammatico imposto da Daniele Gatti, suo direttore stabile.
Il cast, di prim’ordine, ha retto le difficoltà di una musica difficile da eseguire. Chen Reiss, soprano israelita, ha interpretato meravigliosamente la parte di Zaide, essendo allo stesso tempo donna decisa, conscia di sé stessa e del suo essere donna, ma anche dolce ed amorevole. La struggente ninna nanna Ruhe sanft, mein holdes Leben è stata la punta di diamante della serata, una vera goduria per le nostre orecchie; dello stesso livello Juan Francisco Gatell come Gomatz. Markus Werba ha creato un Allazim efficamente enigmatico, violento, cinico ed opportunista. Molto bravo anche Paul Nilon come Soliman.
Tutto questo è stato la Zaide di Mozart al Teatro dell’Opera di Roma. Una serata straordinaria, al servizio della musica, che ha avuto il potere di farci abbandonare per poco il dramma che stiamo vivendo.
Marco Rossi
(Foto di Yasuko Kageyama / TOR, inviateci dalla Pagina Facebook Teatro dell’Opera di Roma)
(La recensione si riferisce alla recita del 20 ottobre 2020)