Goldoni si fa noir con la Locandiera di Laura Morante
E’ in scena fino al 5 marzo all’Ambra Jovinelli uno degli spettacoli teatrali più attesi a Roma: una commedia di crimine e seduzione.
La trama di questa commedia noir è semplice e misteriosa: Mira (Laura Morante) la proprietaria di un’antica villa che sta per trasformare in albergo, si trova coinvolta dal marito ad organizzare una cena per quattro sconosciuti, due uomini e due donne. Il marito non si presenta e la lascia da sola a gestire con paura e incertezza la situazione.
Unico “alleato” il contabile della società Brizio (Vincenzo Ferrera), che la abbandona senza motivo a metà della cena. La tensione sale, Mira cerca di tenere la conversazione ma i personaggi sono sempre più volgari e sguaiati. A metà della serata suona alla porta uno sconosciuto che le chiede una stanza per riposare: il sig. Riva (Danilo Nigrelli). Mira vede in lui un appoggio, per sostenerla in questa spiacevole situazione. Gli chiede aiuto:
“Sono in una situazione bruttissima, ho di là delle persone che non conosco e non so nemmeno perché sono venute, ragazzine giovani giovani e due signori, uno viscido come un’anguilla e quell’altro volgare e aggressivo, lavora con i russi, se lei mi aiuta io le do una stanza”
Lo sconosciuto accetta, diventano complici, lei lo seduce, lo abbraccia sensualmente e la trama si fa sempre più ambigua e misteriosa: Mira è veramente così ingenua come sembra?
Laura Morante, vestita di verde, elegante, con la scollatura che evidenzia il suo collo lungo da cigno e i capelli raccolti a chignon, durante tutta la rappresentazione non ha un’incertezza, nessun errore. E’ una professionista ineccepibile, comoda nei panni della locandiera, ci fa dimenticare che stia recitando.
Il primo tempo lo definirei ”preparatorio” crea le basi per il secondo, dove gli intrighi e lo humor nero si sviluppano velocemente, in un lampo.
La scenografia (di Gianni Carluccio) è semplice: una tavola apparecchiata, una tovaglia bianca, lampadari importanti, in un angolo la cucina a vista, dove Mira, la padrona di casa, si destreggia e prende fiato da quegli ospiti inopportuni e indesiderati. Lo specchio dietro al tavolo opaco e lucido crea un gioco di luci ed ombre azzeccatissimo.
La scena cambia nel secondo tempo: ci troviamo al piano superiore, con le porte delle stanze, lucide a specchio, che creano nell’apertura e nella chiusura movimenti scenici in sintonia con il mistero.
La rivelazione finale di Mira, sorprende nel bellissimo il monologo. Come una mantide, lascia il pubblico sorpreso per la surreale leggerezza della Locandiera.
Scritto da Edoardo Erba, tratto da uno studio su Carlo Goldoni (La Locandiera), per la regia di Roberto Andò nella quale si riconoscono sfumature felliniane e quella nota amara che caratterizza la frattura dell’Italia di oggi.
Andò va sempre oltre a quello che si vede, il significato si coglie nelle frasi non dette e nelle sfumature, in un contesto in cui tutto sembra essere tornato al suo posto. Fino al 5 marzo all’Ambra Jovinelli una commedia di crimine e seduzione.
Sara Cacciarini