“L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia propone in questi giorni una meravigliosa esecuzione della Messa di Requiem di Giuseppe Verdi in occasione del Giubileo della Misericordia, con la direzione di Manfred Honeck“
In occasione del Giubileo della Misericordia, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia propone l’esecuzione della Messa di Requiem di Giuseppe Verdi, composta per ricordare Alessandro Manzoni, figura amatissima da Verdi, ed eseguita per la prima volta nel giorno del primo anniversario della morte dello scrittore, il 22 maggio 187, nella Chiesa di San Marco a Milano.
La composizione ebbe una gestazione travagliatissima. Giuseppe Verdi già propose di creare un Requiem composto da più compositori nel 1869 per onorare Gioacchino Rossini, da poco scomparso. A lui sarebbe spettata la parte finale, il Libera me, Domine, che effettivamente compose e poi modificò per inserirlo a chiusura di questa Messa di Requiem, anche perché della Messa per Rossini, così si sarebbe dovuta chiamare, non se ne fece più nulla.
Il brano è ricco di contrasti: si passa dalla forza apocalittica dell’inizio del Dies Irae alla dolcezza dell’Offertorium. Il Libera me, Domine finale è intriso di grande drammaticità, è l’anima peccatrice che chiede con enorme disperazione al Redentore di liberarla dalla morte eterna, ed oggi il mondo è pieno di morte, perché per essa morte s’intende anche la morte dell’anima, non solo la morte fisica.
Il pezzo è stato composto per una grande orchestra ed un grande coro, strumenti fuori scena e quattro solisti. La resa dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, nell’esecuzione di sabato 07 novembre 2015, è stata semplicemente stupefacente. Il direttore d’orchestra austriaco Manfred Honeck, il quale fu collaboratore del famosissimo Herbert von Karajan ed assistente di Claudio Abbado, si è confermato essere uno dei migliori direttori in circolazione, attento ad ogni dettaglio, al canto ed a conferire un taglio drammatico costante nella concertazione. Bravissimo anche Ciro Visco, maestro del coro.
Nel quartetto vocale la migliore in assoluto è stata il mezzosoprano Luciana D’Intino, una voce torrenziale e grande verdiana (cantò anche nella famosa edizione del Don Carlo di Giuseppe Verdi per l’inaugurazione della stagione operistica 1992/1993 del Teatro alla Scala, a fianco di Luciano Pavarotti con la direzione di Riccardo Muti e la regia di Franco Zeffirelli).
Molto bravo anche il soprano Krassimira Stoyanova che, nonostante un lieve raffreddore, ha cantato tutta la sua difficilissima parte, ma soprattutto il Libera me, Domine, con una partecipazione emotiva e vocale impressionante.
Meno efficaci i due uomini, il tenore Giorgio Berrugi ed il basso Liang Li (il quale, per dovere di cronaca, bisogna dire che ha sostituito due colleghi che hanno dato forfait), entrambi con voci un po’ oscillanti e di precaria intonazione.
Molto bravo anche il soprano Krassimira Stoyanova che, nonostante un lieve raffreddore, ha cantato tutta la sua difficilissima parte, ma soprattutto il Libera me, Domine, con una partecipazione emotiva e vocale impressionante.
Meno efficaci i due uomini, il tenore Giorgio Berrugi ed il basso Liang Li (il quale, per dovere di cronaca, bisogna dire che ha sostituito due colleghi che hanno dato forfait), entrambi con voci un po’ oscillanti e di precaria intonazione.
Alla fine vi sono state interminabili ovazioni con più chiamate sul palco degli artisti.
Ulteriori repliche lunedì 9 novembre 2015 alle ore 20:30 e martedì 10 novembre 2015 alle ore 19:30.
Marco Rossi