Il 25 Aprile 2012, giorno della Resistenza di otto anni fa, Marco Paolini portava in scena presso i laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso il racconto teatrale “Itis Galileo”, oggi fruibile gratuitamente su YouTube.
Perché riproporre “ITIS Galileo” proprio ora?
Sarebbe facile rispondere “Perché è online”. La ragione è più profonda. Lo spettacolo presta maschere, parole, personaggi a fisica e astronomia. Queste saltano via dalle pagine, diventano vicine, palpitanti ed umane. Quindi va visto perché risponde a bisogni estremamente attuali e trasversali: tornare a teatro, credere nella scienza, investire nella divulgazione scientifica.
Marco Paolini propone uno dei suoi monologhi teatrali.
Dopo Il Racconto del Vajont e Il Sergente, il drammaturgo bellunese torna a dare vita a personaggi del passato. Lo fa con Galileo Galilei attraverso una lingua semplice, a tratti madre – la sua, il veneto -. Galileo, allora, prende colore, ossa e carne in una narrazione dalla scenografia essenziale.
Il pubblico è quasi sempre illuminato e si percepisce la sua vicinanza con l’attore, che talvolta in questa prossimità si perde. Tutto si perdona, però, perché Paolini riesce nel suo intento: il Sidereus Nuncius e il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo si trasformano in letteratura viva, copioni perfetti.
Scienza e teatro, solitamente così impacciati nell’approccio dell’uno con l’altro come lo sono due altezze diverse nell’intimità di un abbraccio, diventano allora le estremità indistinguibili di un cerchio che si chiude.
Paolini ci accompagna fino alla fine della vita del Nostro, aprendo una finestra sulla rinascita del Galilei dopo l’abiura, ormai cieco e sorvegliato a vista, la cui freschezza dello spirito non si lascia corrompere dalla vecchiaia del corpo. Proprio l’abiura diventa il simbolo dello scetticismo nei confronti della scienza. Moneta di scambio di superstizione e ignoranza che costerà ad un ormai anziano fisico l’umiliazione comparata da Paolini alla crocifissione sulla sua sfera armillare.
Il drammaturgo mette in evidenza anche il precariato vissuto dai ricercatori in Italia. Con ironia e leggerezza, si sofferma sul fatto che Galilei avesse deciso di andarsene all’estero -l’allora Serenissima- per poter lavorare con maggiore stabilità economica, anche se tutta la vita sarà costretto a fare “oroscopi, oroscopi, oroscopi!” per arrotondare.
Ricercatore precario ed emarginato, docente stanco di insegnare, il Galileo di Paolini si stacca dalle figure dei libri di scuola e diventa umano anche nei difetti. Pretenzioso a tratti, testardo, ambizioso, si mostra a noi contemporaneo, acuto e talvolta stanco.
Perché guardare “ITIS Galileo”?
Scetticismo nei confronti della scienza, precarietà di docenti e ricercatori, falle nel sistema educativo e di formazione sono ancora temi caldissimi. Il racconto teatrale di Paolini scoppia di riflessioni sulla nostra società attuale, su cui soffermarsi anche se con la delicatezza di un sorriso.
Godeteveli lo spettacolo online
Che sia un momento di Resistenza e di Poesia
Cosa pensare del teatro in streaming?
Può competere con la magia dell’assistere “in presenza” ad uno spettacolo? No, ma lenisce le ferite lasciate dall’assenza della condivisione, di quell’odore così particolare, dello scricchiolio del legno sotto ai piedi, dal brusio della sala buia nell’istante che precede l’apertura del sipario. Potremmo dire lo stesso per l’opera, in particolare con la “Cavalleria Rusticana” portata in scena al San Carlo di Napoli in modalità streaming.
Federica Belfiori
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