Il trionfo della “Giovanna d’Arco” di Giuseppe Verdi alla Scala

Al Teatro alla Scala ha trionfato Giovanna d’Arco, opera poco conosciuta di Giuseppe Verdi, assente dal famoso teatro da 150 anni.

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Undici minuti di applausi hanno accolto, alla prima della Scala di lunedì 7 dicembre 2015, la messa in scena della “Giovanna d’Arco“, opera poco conosciuta di Giuseppe Verdi, andata in scena per la prima volta proprio all’interno del teatro milanese nel 1845 e mai più riproposta in questo luogo dal 1865.
L’opera, su libretto di Temistocle Solera da La Pulzella d’Orléans di Friedrich Schiller, narra in maniera molto romanzata la vicenda di Giovanna d’Arco, la Santa patrona della Francia. Nell’opera l’eroina, desolata di non poter combattere per la Francia, ha una visione di spiriti celesti che la informano che il suo desiderio sta per avverarsi, a patto che non viva nessuna passione umana. Andando a pregare in una cappellina presso Domrémy, il suo villaggio natale, trova il re Carlo VII, deciso a smettere di combattere dopo una visione della Vergine. Insieme ritrovano vigore e decidono di combattere per la Francia contro gli Inglesi. All’incontro assiste Giacomo, il padre di Giovanna, il quale crede che la figlia, tramite il re, sia entrata in contatto con forze demoniache. Carlo confessa poi il proprio amore a Giovanna. Ella è disorientata: prima rifiuta, poi accetta, e poi rifiuta una seconda volta ricordando la promessa fatta alle forze angeliche. Durante l’incoronazione di Carlo, Giacomo accusa pubblicamente la figlia di stregoneria. Reietta da tutti, viene fatta prigioniera degli Inglesi, con l’aiuto di Giacomo, per essere bruciata viva. In carcere, confessa al padre d’aver amato per un solo istante il Re ma di essere stata sempre fedele a Dio. Commosso e pentito, il padre le scioglie le catene e la invita a combattere per la Francia. I Francesi vincono ma Giovanna muore in battaglia. Il suo corpo viene portato al cospetto del padre e del re, il quale ha sempre creduto in lei. Miracolosamente, ella riprende vita e chiede la sua bandiera. Il cielo si apre ed appare la Vergine Maria e, compianta da tutti ed accolta dagli spiriti celesti, muore.
L’opera presenta le caratteristiche tipiche della produzione giovanile di Giuseppe Verdi (all’epoca della prima aveva solo 32 anni): stacchi ritmici e momenti trascinanti, finali d’atto ricchi di baldanza alternati a momenti lirici di grande poesia, come la famosa aria O fatidica foresta.
Lo spettacolo vedeva la regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier, le scenografie di Christian Fenouillat, i costumi di Agostino Cavalca, le luci di Christophe Forey, le videoproiezioni di Etienne Guiol ed i movimenti coreografici di Leah Hausman, ma, per motivi personali, ho potuto seguire solo la diretta radio. La mia recensione verte solo sulla parte musicale.
Giovanna era Anna Netrebko, la soprano numero uno oggi al mondo. Questa prova ha nettamente confermato la sua fama. La Netrebko sfoggia una voce bellissima (com’è bellissima lei) ed un grande temperamento, come potei già notare nella bellissima Manon Lescaut di Giacomo Puccini al Teatro dell’Opera di Roma nel 2014. Alla fine ha ricevuto una vera e propria standing ovation.
Lo stesso dicasi per Francesco Meli, il re Carlo VII. Un grande artista con una voce pura e magniloquente, sempre attento al dettaglio, alla parola scandita. Una prova veramente ammirevole.
Non all’altezza dei precedenti è stato Devid Cecconi come Giacomo, dotato di una voce non così bella ed espansiva, ma bisogna tenere conto del fatto che ha sostituito, causa malattia, il previsto Carlos Álvarez, il quale canterà tutte le altre recite.
Molto bene anche Dmitry Beloselskiy come Talbot, il capitano dell’esercito inglese. Piuttosto legnosa la voce di Michele Mauro come Delil, assistente e compagno di Carlo VII.
Ottima la prova dell’Orchestra e del Coro del Teatro alla Scala diretto da Bruno Casoni, nonostante qualche imprecisione perdonabilissima all’inizio. Sul podio il grande, grandissimo Riccardo Chailly, attento ad ogni sfumatura, morbido, delicato nell’accompagnamento. Mi sarebbe piaciuto sentire un poco di baldanza in più nei momenti che la richiedevano, ma è stata un’ottima prova per il grande direttore alla sua prima inaugurazione scaligera dopo la nomina a Direttore Principale del Teatro.
Un grande successo (cosa molto rara per un’inaugurazione scaligera), nonostante qualche piccola contestazione per il baritono.
È stato il trionfo di Giuseppe Verdi, del buon canto e della bella musica. A tutti gli artisti sento di dover dire una sola parola ma ricca di significati: Grazie!
Marco Rossi
(© Foto di Brescia ed Amisano)
Storico dell'arte e guida turistica di Roma, sono sempre rimasto affascinato dalla bellezza, ed è per questo che ho deciso di studiare Storia dell'Arte all'Università. Nel tempo libero pratico la recitazione. Un anno fa incontrai per caso Alessia Pizzi ed il suo team e fu amore a prima vista e mi sono buttato nella strada del giornalismo. Mi occupo principalmente di recensioni di spettacoli e di mostre, concerti di musica classica e di opere liriche (le altre mie grandi passioni)

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