From Medea, la ‘mise en espace’ di quel tragico argomento che non tramonta mai

From Medea

Il tema della maternità e del rapporto con i figli è quasi scontato nel mondo dell’arte scenica.

Alcune trame però cercano qualcosa di più: scavano nella profondità dell’animo femminile, facendo uscire fuori anche il più oscuro segreto di alcune realtà scomode per i ben pensanti capaci solo a giudicare: realtà come l’infanticidio. Un esempio ce lo vuole dare Marta Iacopini, che ha presentato, al Teatrosophia di Roma, la ‘mise en espace’ di From Medea, riadattamento dell’ominimo testo di Grazia Verasani, che andrà in scena a Marzo.

Si entra e la regista accoglie le persone in una sala in cui il pubblico circonda lo spazio quadrato. Qui si svolgerà la scena. Agli angoli, quattro leggii con dei testi: la sola scenografia che gli spettatori vedranno.

Voci di giudizi psichiatrici, di ‘ben pensanti’ servizi sociali e di sentenze anticipano la fredda luce su quattro donne, sdraiate per terra. In una danza, mistica a un rito propiziatorio, queste anticipano movimenti fetali e infantili, senza però il benché minimo segno di emotività puerile. Sono tese, concentrate, ma non solo sul tenere saldi i personaggi….c’è altro nell’aria.

From Medea

Capiamo che siamo in un centro per persone che hanno fatto qualcosa. Un gesto di cui alcune si vergognano, altre fingono forza, altre, probabilmente, ancora non l’hanno capito. Una alla volta si mettono al centro e, con dei gesti e movimenti, ci narrano la loro storia. Storie di madri ma, soprattutto, storie d’infanticidi. Tutte però prima di ogni cosa donne. Donne che non hanno accettato il loro destino; donne che, per quanto piegate ai valori sociali, hanno un’anima furente; che sono state invisibili o cariche di vita: solo il palco può lasciarle esprimere.

From Medea

La forza delle attrici viene al pubblico, non solo per le parole ma anche per la magistrale gestione del corpo, con la pienezza e il travolgere di una cascata gelata.

Potente come un pugno nel basso ventre. Invadente come un giudizio. Chiaro come il fuoco che divampa. Quattro Attrici ci mostrano uno spettacolo che, anche se ancora in costruzione, riesce già a trascinare le emozioni.

Interessante e ben riuscita la trovata della regista Marta Iacopini che non fa vedere uno spettacolo terminato, ma delle…prove aperte. Un cantiere dove però le fondamenta (cioè le attrici Giovanna D’Avanzo, Alessandra Di Tommaso, Cristina Longo e Giulia Martinelli) e il terreno (quindi la sua direzione) danno già al pubblico un’impressione molto alta di ciò che a marzo andrà in scena.

4 stelle su 5, ma solo perché…non è ancora finito.

Sicuramente, sarà all’altezza delle aspettative.

 

Francesco Fario

Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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