Il delitto di Novi Ligure in scena con il mito di Elettra

clitennestra alessia tona

Il 21 febbraio 2018, 17 anni dopo il Delitto di Novi Ligure, va in scena al teatro Tor Bella Monaca “Clitennestra, voi la mia coscienza io il vostro grido“, spettacolo in cui la cronaca nera si allinea con la storia mitologica del matricidio di Elettra. Come dimenticare la storia di Erika e Omar, i due adolescenti che commisero l’omicidio premeditato della madre e del fratello di lei. Meno noto ai più, forse, è il mito secondo il quale Elettra uccise la madre Clitennestra per vendicare l’assassinio del padre Agamennone. Fantasia e realtà, passato e presente si intrecciano per esporre il lato oscuro dei rapporti familiari.

Come spiega la regista Alessia Tona:

[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]Non è stato semplice fondere figure e avvenimenti, ma più andavamo avanti nel lavoro, e più ci rendevamo conto di come la storia sia realmente sovrapponibile. Si tratta infatti di un parallelismo psicologico notevole dei protagonisti delle due vicende.[/dt_quote]

Per questo spettacolo, prosegue Alessia, si parla “di chimica degli incontri” e non solo per l’affiancamento di due storie apparentemente lontane tra loro, ma anche per la scrittura stessa dello spettacolo, frutto di ben 16 mani, quelle degli attori della compagnia: Eleonora Lipuma, Silvio De Luca, Antonio Bandiera, Adele Dell’Erario, Paola Cultrera, Marco Masiello e Maddalena Serratore.

Cronaca per veicolare il mito o viceversa? L’intento dell’intreccio è quello di mostrare i corsi e i ricorsi della storia, raccontando il dramma familiare da un punto di vista differente: quello degli assassini.

E non è detto che il giudizio finale sia poi così immediato. Clitennestra uccide Agamennone per vendicare l’omicidio della figlia Ifigenia, immolata per rendere propizio il viaggio delle navi verso Troia. Uccide, quindi, “per motivi reali”, come nella cronaca che ascoltiamo tutti i giorni. Elettra, a sua volta, uccide la madre per vendicare il padre.

[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]Leggete un dramma e poi accendete la tv, siete certi di non trovare somiglianze?[/dt_quote]

Quello che dovrebbe essere considerato il nido, il nucleo degli affetti, spesso di rivela una trincea di incomprensioni, insofferenze, prevaricazioni e giochi di potere. Nulla di troppo lontano dalla trama di una tragedia greca, come l’Elettra di Sofocle. Nessuna differenza, quindi, tra mito e realtà. Una realtà che, Alessia specifica con fermezza, non è stata trattata come merce, ma con grande amore e comprensione da parte degli attori. 

[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]Queste donne sono il risultato di debolezze chiamate amore e sensibilità. Sono donne forti, intelligenti, determinate e animalesche, demoniache e femminili. Tutte uccidono per assaporare la libertà. Da qualcosa, da qualcuno. Tutte sono determinate ad agire, tutte bramano una nuova esistenza. Gli uomini sono oggetti nelle loro mani. La predominante femminile emerge in modo accattivante, e la debolezza maschile è solo data dalla devozione a queste figure. [/dt_quote]

L’analogia tra le due storie, infatti, non sta solo nell’atto in sé del matricidio, ma anche nelle dinamiche psicologiche che vedono tre coppie in cui la donna ha completo potere sull’uomo, complice delle sue strategie. Da Erika e Omar a Clitennestra con l’amante Egisto, fino alla stessa Elettra nei confronti del fratello Oreste. La difficoltà degli attori non risiede esclusivamente nell’interpretare duplici ruoli, ma anche nell’incarnare scenografia, musica e movimento dell’intero spettacolo.

Non è il teatro dei grandi artifici, ma delle grandi storie e dei grandi protagonisti. È il teatro che insegna, sperimentando, l’affinità continua tra un passato fatto di miti e riti e un presente fatto ancora di uomini e donne. Esseri umani che agiscono sempre a partire dallo stesso istinto, quello di inseguire un ideale, un’esigenza di libertà. Giusta o sbagliata che sia (giudicata).

Alessia Pizzi

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Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

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