Una delle serie tv targate HBO più attese per l’autunno del 2022 – data approssimativa di uscita – è The Last of Us. Il web e i social si stanno riempiendo di foto e video rubati dal set delle riprese che si stanno tenendo in questi giorni in Canada. In questi scatti rubati, si ha avuto modo di vedere per la prima volta Pedro Pascal e Bella Ramsey nei panni dei due protagonisti, Joel e Ellie. I due sono già noti al pubblico per i ruoli di Oberin e Lyanna Mormont in Game of Thrones, serie gioiello del canale statunitense.
Il motivo per cui si sta generando tanto interesse è semplice: The Last of Us è la trasposizione televisiva di uno dei migliori videogiochi che siano mai stati prodotti. Un’opera talmente articolata nel suo sviluppo narrativo da essere divisa in due parti: The Last of Us e The Last of Us Parte II.
Una storia nota, una qualità mai vista
The last of us parte 2 (d’ora in poi TLOU2) è un’opera videoludica che porta avanti la narrazione intrapresa con la prima parte, uscita in esclusiva per ps3 nel 2013, che narra le vicende di un mondo post apocalittico nel quale l’umanità è stata decimata da un’infezione causata dallo spillover degli effetti del fungo noto col nome di cordyceps.
Essenziale perciò per poter apprezzare a pieno e capire la storia è giocare entrambi i titoli; contrariamente alla stragrande maggioranza dei videogiochi che fanno da seguito a dei capitoli precedenti, il titolo stesso di TLOU2 è esplicito nel dare questa indicazione: è la seconda parte di una storia, non semplicemente un seguito.
La trama non è nulla di originale; sin dai tempi della saga di Resident Evil infatti, l’ambientazione distopica zombie è un classico del medium videoludico, tanto usuale da portare videogiochi inizialmente non pensati con questa scenografia a prevedere “mod” zombie, spesso con risultati non proprio tendenti alla qualità ma alla mera resa di un gameplay più arcade; titoli mainstream tripla A come Call of Duty o il primo capitolo di Red Dead Redemption (per fare due nomi fra i più famosi del panorama videoludico) prevedono questo tipo di modificazione alla versione originale del videogioco.
Originale è invece la qualità della narrazione. Quest’ultima può infatti tranquillamente reggere il confronto non solo con le colonne portanti della narrazione videoludica (Grim Fandango, Metal Gear Solid, Broken Sword, Final Fantasy 7 per citare solo la punta dell’iceberg della qualità narrativa di questo medium) ma anche con opere distopiche appartenenti ad altri linguaggi artistici come film, serie, libri o fumetti.
The Last of Us: la trama del primo gioco (Spoiler alert!)
Fin dalle prime battute la trama di TLOU infatti coinvolge il giocatore in una narrazione fatta d’estrema crudeltà, coadiuvata da un approfondimento della psicologia dei personaggi di altissimo livello. Spesso il genere zombie è sempre stato in qualche modo velato di un umorismo, una risata che stride sulle sorti di un’umanità perduta. Invece in TLOU l’umanità dei personaggi viene continuamente sgretolata, violentata dalla evidente ferocia della realtà che li avvolge; già durante la prima mezz’ora di gioco a Joel, protagonista assoluto della prima parte di TLOU, viene uccisa la figlia, di dodici anni, da un membro dell’esercito. Passati vent’anni, e arrivati perciò alle estreme conseguenze di un’umanità ormai in preda all’anarchia e al caos, Joel dovrà accompagnare una ragazzina, Ellie, fino ad un ospedale alla ricerca di una possibile cura biologica per l’umanità. Il profondo messaggio di TLOU è infatti solo questo; l’uomo inteso come specie è fondamentalmente cattivo, crudele: se esiste una cura, essa è squisitamente biologica, non morale.
La moralità è riservata agli affetti privati dei personaggi principali, due solitudini che si incontrano ed evolvono lentamente il loro rapporto. Proprio l’estremo individualismo di fondo dei personaggi porterà Joel a prendere una scelta inaudita nel controverso finale della prima parte.
Ellie è infatti immune alla contaminazione delle spore del fungo; tuttavia la sintesi di un vaccino porterebbe alla morte della ragazzina. Joel la salverà, condannando l’umanità al supplizio del cordyceps. Joel mentirà ad Ellie, dicendole che non sarebbe stato possibile ricavare un vaccino dalla sua immunizzazione, privandola di scegliere per proprio conto sulla sua vita. Scelta che non le verrà data neppure dal dottore che decide di operarla. Proprio questa scelta sarà la miccia che darà avvio alla seconda parte della trama, quella del gioco per PS4, il vero e proprio The last of us parte 2.
Joel infatti ucciderà il dottore ed essenzialmente decimerà l’organizzazione di cui fa parte, le Luci.
The Last of Us Parte II: la storia di Ellie
Se il primo gioco era fondamentalmente una storia su un affetto che lega in modo parentale i due protagonisti, la seconda parte di TLOU è una crudele storia di vendetta. Anche in questo caso la trama di una revenge story non è originale ma la qualità della narrazione, questa sì, è di altissimo livello. Inoltre gli sviluppatori di Naughty dog, diretti dal bravissimo Neil Druckmann, inseriscono un elemento di gameplay che rivoluziona la storia: il focus della narrazione.
Come magistralmente sapeva fare Hemingway giocando con i vari punti di vista interni alle sue trame, i cagnacci di Santa Monica adottano uno stratagemma narrativo di assoluto impatto sia sulla narrazione che sul gameplay del gioco. TLOU2 infatti è simmetricamente diviso in due parti; la storia che si svolge per la maggior parte della sua interezza in circa tre giorni sarà divisa fra il punto di vista di Ellie e quello di una nuova protagonista: Abby Anderson. Abby è la figlia di quel dottore che viene ucciso da Joel per impedire che operi mortalmente al cervello Ellie per ricavare la cura contro il cordyceps.
TLOU2 inizia infatti con la morte di Joel per mano di Abby che lo uccide sotto gli occhi di Ellie, nella scena più violenta nella storia del medium videoludico.
La ricerca della vendetta porterà Ellie a scavare un abisso dentro sé stessa, in un crescendo di violenza che porterà alla catarsi della stessa nello splendido finale del gioco; Ellie sarà inesorabilmente plagiata dalle azioni che compirà per arrivare ad Abby, al punto che perderà tutto.
I primi tre giorni della trama saranno giocati quindi nei panni di Ellie, al termine dei quali il gioco ricomincerà la storia nei panni della sua avversaria, Abby, per gli stessi paralleli tre giorni.
Il ricongiungimento delle due protagoniste culminerà in un finale dove attimi di profondo dolore si mescolano in un’immagine di pura felicità che salverà Ellie dalle fatali conseguenze della propria vendetta.
La costruzione del finale di TLOU2 è infatti semplicemente sublime. L’attimo che fa inizialmente scatenare la rabbia di Ellie (il volto di Joel straziato da Abby) è magistralmente e simmetricamente bilanciato da un frammento di ricordo, un’ultima immagine di Joel che sorride quando vede Ellie. La memoria si compone di attimi irriproducibili, piccoli istanti che continuamente fanno capolino fra le pieghe della vita e che senza sosta la determinano. Ellie decide di non uccidere Abby proprio perché, mentre tra le lacrime sta affogando la rivale, le compare in mente un’immagine di Joel che le sorride contento. Joel insomma la salva un’ultima volta.
Il gameplay
Per quanto riguarda il gameplay TLOU2 non brilla certo per innovazione: essenzialmente è un TPS con elementi survival che costringono il giocatore ad un approccio stealth nell’affrontare i vari nemici che si frapporranno nel percorso delle protagoniste. Nondimeno l’intelligenza artificiale dei nemici umani è di pregevole fattura; nel mondo dei videogiochi è infatti soprattutto questo l’elemento che le aziende fanno più fatica ad innovare, il bilanciamento di un equilibrio sempre difficile fra realismo intellettivo e giocabilità è oggi la nuova sfida che i videogiochi next gen devono affrontare. TLOU2 offre una risposta originale e creativa a questa sfida: proponendo un ottimo bilanciamento fra intelligenza artificiale di notevole livello, gli scontri contro la setta dei Serafiti che comunicano tra loro differenti messaggi usando fischi di diversa lunghezza ed intensità e che costantemente accerchiano il giocatore riescono a trasmettere un notevole senso di angoscia e soffocamento e un gameplay pad alla mano comunque appagante. Inoltre, rispetto al primo capitolo (eccessivamente orizzontale nelle parti action) TLOU2 aggiunge una verticalità (già sapientemente messa in scena nello splendido e divertentissimo Uncharted 4) che, soprattutto nei panni di Ellie, offrono una varia scelta strategica al giocatore. Naughty dog non propone innovazioni, ma sublima il gameplay di un’intera generazione videoludica.
La grafica del gioco è semplicemente da spaccamascella; praticamente non esiste alcuna differenza fra parti filmate e gameplay vero e proprio. Tuttavia il vero capolavoro di TLOU2 si nasconde nei dettagli: gli schizzi di sangue, il gore dei corpi dilaniati dal giocatore sono di un livello mai visto su ps4. Nondimeno l’impatto grafico di TLOU2 risulta inferiore rispetto a quello del primo capitolo, vero e proprio miracolo visivo sul fragile sistema ps3. L’impatto visivo di alcuni capitoli è tuttavia di altissimo livello; il capitolo “epicentro” giocato nei panni di Abby rasenta la perfezione scenografica; le luci, i colori, l’atmosfera data dalla grana sottile che permea la visione del giocatore rendono quel capitolo una perla videoludica di rarissima fattura.
La colonna sonora
Il gioco presenta inoltre un impianto audio di altissimo livello; oltre al bellissimo score magistralmente composto dall’argentino Gustavo Santaolalla (vincitore di due premi oscar per le colonne sonore di Brokeback Mountain e Babel, giusto per dare un’idea del livello degli artisti che hanno lavorato a quest’opera videoludica) e da Mac Quayle (Mr. Robot, The Assassination of Gianni Versace) che dà un’atmosfera narratologicamente esatta e pulita alle parti filmate, TLOU2 ha anche una propria soundtrack formata da musiche tratte dai Pearl Jam (l’album Future Days) e dagli A-ha (ovviamente Take on me) che vengono cantate da Joel e da Ellie; la stessa musica sarà inoltre protagonista di un minigioco che vedrà il giocatore cimentarsi nel poter suonare praticamente qualsiasi canzone con le varie chitarre che Ellie malinconicamente suonerà durante l’avventura. L’audio del gameplay inoltre aiuta e guida il giocatore durante le fasi action e le fasi stealth; un impianto audio perciò curato a 360 gradi, sia nella narrazione della storia sia nelle fasi di gioco vero e proprio.
Le recensioni negative del pubblico
Un breve commento va tuttavia fatto a proposito dell’accoglienza che l’utenza ha riservato a questo videogioco: si è assistito infatti a un curioso rovesciamento dei ruoli fra critica videoludica ufficiale e critica dei cosiddetti gamers. Sul sito di Metacritic, noto per accogliere critiche dei gamers in supporto alle votazioni ufficiali delle maggiori testate di settore, si è assistito a un vero e proprio shit storming da parte dell’utenza che ha in massa votato 0 l’opera di Naughty Dog, con commenti del tipo “muoiono troppi asiatici”, “ci sono troppi gay”, “le protagoniste sono brutte” e altre migliaia di osservazioni di questo tenore. Occorre perciò specificare un fatto: le nuove generazioni che si approcciano al mondo dei videogames sono essenzialmente idiote. La chiusura mentale evidenziata dal clamore assolutamente ingiustificato sugli elementi della trama è il sintomo di un’arretratezza mentale e intellettiva che colpisce allo stomaco di chi spera che il medium videoludico possa veicolare determinati messaggi, per così dire, di apertura mentale nei confronti di realtà ormai largamente accettate nella quotidianità della vita comune. Neil Druckmann in questo senso si presenta come un autore inclusivo e porta avanti un discorso educativo totalmente nuovo nella storia del medium. In tal senso la critica fatta dai QDSS nel loro video “The last of Us voto 0” risulta brillante ed esplicante su questo fenomeno.
In conclusione l’opera di Neil Druckmann rivela negli innumerevoli dettagli che intimamente la compone un vero e proprio atto d’amore nei confronti dei videogiochi e, soprattutto, per i videogiocatori.
Davide Crivellaro