Il Teatro Eliseo è in vendita: la Cultura ha perso

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Nel 1900 a Roma nasce il più giovane dei “grandi teatri”. Lo stile liberty e 760 posti lo rendono subito alla moda: è l’Arena Nazionale, che nel ’10 si chiamerà Teatro Apollo fino a giungere all’attuale nome, cioè Teatro Eliseo.

Star vere calcano quelle scene, dal varietà con Anna Magnani, Totò, Macario e Petrolini; passando per la grande prosa con Emma Gramatica e Paola Borboni. Eduardo de Filippo lo sceglie come sua tappa fondamentale nei tour romani. Le prime rappresentazioni del teatro americano del primo ‘900 avvengono lì: Luchino Visconti, ad esempio, sarà il regista che per primo porterà sul palco dell’Eliseo i copioni di Tennessee Williams. E poi Gino Cervi, Paolo Stoppa, Rina Morelli, la compagnia di Memo Benassi. E Albertazzi e la Proclemer? La Melato? La compagnia dei giovani di De Lullo? Quel palco è vita e, soprattutto, è Storia.

Nel 2001 poi un… attore… prese la direzione artistica.

Una persona politicamente molto compromessa, tanto da diventare nel 2008 parlamentare: attività che ovviamente lo porta a non occuparsi del Teatro, che affronta la crisi di quegli anni, come una barca nella tempesta senza il comandante. L’Eliseo (e il Piccolo con lui), nel frattempo, vede sempre più calare non solo la qualità del suo cartellone, ma anche della gestione stessa, che, malgrado i fondi pubblici, non riesce a gestire spese, debiti e innovazioni. Nel 2018 poi, lo stesso uomo riesce a comprare l’edificio. facile no, visto che le entrate le prendeva lui e alla uscite pensava lo Stato.

Ed ora? Magia! L’Eliseo è… IN VENDITA!

Nel silenzio culturale più abbietto, nel lutto più profondo per la città di Roma, leggiamo che il palco che ha avuto come direttore artistico personalità come Giuseppe Battista, Rossella Falk, Umberto Orsini e Giuseppe Patroni Griffi, è sul mercato per diventare probabilmente una…catena. Alberghiera, bancaria, di fast-food…ma una cosa meramente commerciale.

La vera sconfitta sta nella gestione di questi luoghi. Non riusciamo a comprenderne la sacralità a livello nazionale. Si donano in gestione al nome, all’amico dell’amico, non a personalità capaci e professionalmente a parte dalla scena politica. No! Lo Stato è presente se il Privato fa da garante. Il Pubblico sborsa, pensa alle uscite, mentre il Privato ottiene solo entrate.

La vendita del Teatro Eliseo dimostra, purtroppo, che la Cultura ha perso; perché la Politica e l’Economia avranno sempre la priorità….anche perché “con la Cultura non si mangia“.

Francesco Fario

Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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