Entrate in una stanza di un bambino. Una comune stanza, con giocattoli, libri, abiti e un letto caldo. Un luogo carino, che però può nascondere dei segreti.
Una stanza che vede delle costruzioni ammucchiate insieme a un cuscino sotto al letto; dove un sussidiario rovinato con scritte e buchi si accompagna ad una girandola di carta pesta. Un ambiente dove l’interno di un armadio è pieno di disegni di pennarello e un peluche strappato si nasconde in mezzo agli altri.
“Cosa c’è che non va?” – penseranno molti – “è un bambino: della sua stanza fa ciò che vuole”. Sono, però, spesso sintomi di un grave malessere, come la violenza assistita.
Save The Children Italia ha voluto, tramite un curioso e particolare esperimento, far toccare con mano come sensibilizzare le persone a tale argomento.
Una stanza come quella descritta sopra, infatti, è stata inserita a Palazzo Merulana, a Roma, dove i visitatori possono toccare con mano, cercare tutti i sintomi del disagio infantile sopra descritto. La stanza è ovviamente ricostruita e tutti suoi ‘indizi’ sono artificiali. Sono però il frutto di mille e miliardi di situazioni domestiche che molti minori vivono quotidianamente sulla loro pelle. Stime di Save The Children Italia, infatti, comunicano che, in soli cinque anni, ben 427.000 minori abbiano vissuto la violenza tra le mura di casa nei confronti delle loro mamme.
Nasce per questo la campagna “Abbattiamo il muro del silenzio“.
“La casa – afferma un comunicato della Onlus – dovrebbe essere per ogni bambino il luogo più sicuro e protetto e invece per tanti si trasforma in un ambiente di paura e di angoscia permanente. (…) Moltissimi bambini e adolescenti sono vittime di questa violenza silenziosa, che non lascia su di loro segni fisici evidenti, ma che ha conseguenze devastanti: dai ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo alla perdita di autostima, da ansia, sensi di colpa e depressione all’incapacità di socializzare con i propri coetanei”.
La vera forza di questo esperimento sociale è nel far provare (in maniera uditiva) al visitatore ciò che può sentire un bambino in tali circostanze.
Appoggiando i gomiti su dei pulsanti posti nella scrivania della ‘cameretta artificale’, il pubblico, appoggiandosi le mani sulle orecchie, sente una conversazione, in lontananza, tra un padre e una madre, dove il primo si sfoga verbalmente e fisicamente sulla secondo. La posizione, le parole e i rumori fanno provare a chiunque sia lì in quel momento l’ansia di quell’ipotetico bambino.
Noi possiamo scappare fuori, dove i volontari ci spiegano tutto; ma dentro le quattro pareti casalinghe è diverso. Si capisce così l’armadio, il cuscino sotto il letto: rifugi dentro il rifugio.
Realtà che esistono, che ne distruggono altre a causa di cancri sociali, come il ‘machismo’, la disparità di genere e l’eterno refrain che ‘parlare non risolve niente‘. Situazioni che insegnano, però, quanto il silenzio e l’omertà siano complici tutti i precedenti: nemici, ci dice save The Children Italia, da combattere.
Si deve certo parlare e insegnare tutto ai bambini, ma soprattutto ricordare ai ‘grandi’ quanto diceve Dante:
“Tre cose ci sono rimaste a testimonianza dell’esistenza del Paradiso: le stelle, i fiori e i bambini”.
Francesco Fario
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