ll Pride (letteralmente parata dell’orgoglio) è la parata dei diritti civili più colorata che si conosca, famosa per gli outfit vivacissimi, la musica a tutto volume e per l’energia incredibile che la comunità LGBTQI+ riversa nelle strade in quel giorno. Il Pride però, più corretto chiamarlo così, non è solo quello, e per capirci meglio occorre conoscere un po’ di storia.

La storia del Pride
Tutto nasce in locale di New York, lo Stonewall, nel quartiere di Greenwich, il 28 giugno del 1969. Lo Stonewall oggi è un monumento nazionale, ma cinquant’anni fa, era un locale frequentato soprattutto da persone omosessuali e transgender. Il 28 giugno di quell’anno la polizia fece irruzione al suo interno sequestrando clienti, picchiandoli, massacrandoli e minacciandoli in una lunga e sanguinosa retata. Erano contro loro e contro il cross dressing, la pratica di vestirsi con abiti normalmente utilizzati da persone di sesso opposto.
In verità non era la prima volta che accadeva ciò: in quegli anni persone gay, lesbiche, transgender, erano abituate a subire critiche, offese, umiliazioni e abusi. La differenza fu che quella sera, dopo decenni di oppressione e minacce, decisero di ribellarsi dando vita inconsapevolmente a quelli che poi gli storici avrebbero chiamato i “Moti di Stonewall”. Leggenda vuole che fu Sylvia Rivera, transgender, a scagliare il primo colpo levandosi la scarpa col tacco e lanciandola contro un poliziotto.
Il primo giorno i poliziotti furono 10, ma si ritrovarono a dover lottare contro almeno 500 persone tra i frequentatori dello Stonewall Inn e altre persone della comunità LGBTQI+ che corsero in loro aiuto. Il secondo giorno la polizia schierò anche l’unità utilizzata per gli scontri sulla guerra in Vietnam, ma si trovarono dinanzi a loro almeno 1000 persone capeggiate da drag queen pronte a deriderli con uno slogan pensato proprio per loro.
“We are the Stonewall girls
We wear our hair in curls
We wear no underwear
We show our pubic hair
We wear our dungarees
Above our nelly knees!“
“Siamo le ragazze dello Stonewall
Abbiamo i capelli riccioluti
Non indossiamo intimo
Vi mostriamo i nostri peli pubici
E mettiamo delle salopette corte…
…sopra le nostre ginocchia da checche!“
Era finito il tempo di nascondersi. Lo slogan riechieggiava fortissimo: “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud.” (“Dillo in modo chiaro, e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio”).

Il primo Gay Pride
I moti durarono per cinque giorni e in onore di questi, l’anno successivo si svolse il primo “Gay Pride” della storia denominato “Christopher Street Day”, dal nome della via dove si trovava lo Stonewall. I partecipanti scesero in strada indossando i vestiti più sgargianti e colorati, costumi da bagno e slip. Le transessuali e i travestiti erano liberi di passeggiare in strada senza avere paura. L’obiettivo della marcia era solo uno: far sapere che le regole sociali erano in verità regole di repressione che a loro non andavano più bene.
Sempre quello stesso anno furono organizzate altre manifestazioni a Chicago, San Francisco e Los Angeles città in cui la manifestazione fu per la prima volta transennata e organizzata come una vera parata.
Da allora, la comunità LGBTQI+ si è allargata continuamente dando vita ai primi movimenti e associazioni in difesa dei loro diritti. Quelle battaglie sfociarono poi, nel 1990, in una grande vittoria: depennare l’omosessualità e la transessualità dalla lista dell’Oms della malattie mentali.
In Italia, la prima manifestazione pubblica di omosessuali avvenne a Sanremo nel 1972 per protestare contro il “Congresso internazionale sulle devianze sessuali” organizzato dal Centro italiano di sessuologia di matrice cattolica.
Ma il primo evento che ricalcava i pride internazionali si tenne a Torino nel 1978 a seguito di diversi episodi di violenza contro omosessuali avvenuti nel resto dell’Italia nei mesi precedenti.
Il primo Pride nazionale ufficiale si svolse nel 1994, a Roma, organizzato dal “Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli” con l’accordo dell’Arcigay. Tra gli organizzatori c’erano Imma Battaglia e Vladimir Luxuria.
Da qui, le parate si diffusero in tutta Italia.
A partire dal 2014, i pride vengono organizzati in modo itinerante all’interno di un’organizzazione radicata su tutto il territorio nazionale e per tutto il mese di giugno. Nel primo anno l’Onda Pride ha coinvolto 13 città, numero che è andato crescendo progressivamente fino ad arrivare a 39 nel 2019 (ultimo dato ufficiale pre pandemia).
E se è vero che si potrà tornare a viaggiare e siete interessati, ecco alcuni dei pride più belli in Europa ai quali potreste partecipare:
ATENE (4 giugno)
Una festa arcobaleno alle pendici del Partenone. Un’opportunità per la comunità LGBTQI+ locale e per le organizzazioni di presentare obiettivi, attività e richieste. Il Pride di Atene è impegnato da sempre in battaglie contro le malattie sessuali trasmissibili ed è per questo che è possibile effettuare test gratuiti da fare sul posto per HIV e STI.
MADRID (3 luglio)
Noto come “Orgullo Madrid” in Spagna, comprende di gran lunga la più imponente sfilata pride d’Europa nonché del mondo. Sotto i riflettori, circa 2 milioni di persone che si riversano per le strade della capitale festeggiando giorno e notte. Un’esperienza unica nel suo genere, uno spettacolo a cielo aperto di puro divertimento che parte dalla stazione di Atocha.
LONDRA (11 settembre)
La “Pride in London” è uno dei pride più famosi al mondo. Un festival cittadino con oltre 60 spettacoli itineranti che attira attorno a sé migliaia di persone. Una celebrazione dell’orgoglio gay molto colorata, dinamica ed esplosiva che si snoda solitamente da Baker Street a Trafalgar Square, e passa per Oxford Street e Regent Street.
ROMA (26 giugno)
Uno dei pride più belli di Italia nella città più bella del mondo. Una parata divisa in tappe caratterizzata da musica, gruppi animati, bandierine svolazzanti, e carri colorati. In tutta la settimana del Pride vengono organizzati eventi collaterali quali feste, proiezioni, concerti…
BUDAPEST (25 giugno)
Il più grande evento LGBT annuale in Ungheria, più piccolo rispetto agli altri Gay Pride occidentali in quanto resta ancora una manifestazione politica. Nonostante ciò, si celebra il mese con festival cinematografici, dibattiti, mostre, picnic, concerti e feste.
Queste manifestazioni sono da oltre 50 anni, l’occasione per unire le persone nella battaglia per i diritti civili. Il Pride pertanto diventa occasione di rete e di dialogo in una manifestazione inclusiva che interessa chiunque a prescindere della propria identità di genere o del proprio orientamento sessuale. Basti notare come negli ultimi anni, molte persone eterosessuali, sono scese e scendono per strada a sostegno della comunità LGBTQI+. Ultima non ultima battaglia quella del DDL ZAN: un disegno di legge per la “prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.
Se vi chiedete pertanto se il Pride ha ancora senso, ebbene la risposta è senza dubbio sì.
Francesca Sorge