Pole Dance: la disciplina della bellezza e della forza

Il mio primo contatto con Simona Narcisi, 27 anni, campionessa italiana Artistic Pole 2017 e ottava classificata ai campionati mondiali del 2017, avviene via messaggio su Facebook.

La contatto per chiederle informazioni sulla Pole Dance, disciplina che Simona pratica da cinque anni e insegna da quattro, che mi ha letteralmente folgorato. È strano questo primo contatto. Le confido che vengo da una gravidanza, che sono in sovrappeso e che sono stanca di quello che mi dice la gente. Simona è gentile, professionale. Risponde alle mie domande, mi invita alla prova che anticipa l’inizio dei corsi.

Dentro di me penso “Perché no?”.

So già cosa a cosa sto per andare incontro. Siamo ad agosto ma non farebbe differenza. Servono pantaloncini e top sportivo per praticare la Pole Dance, anche se è solo una prova. Io ho partorito da appena sei mesi. La mia pancia, dopo un cesareo, è ancora voluminosa. Sono in sovrappeso. Non mi piaccio. Non so chi troverò. Saranno tutte donne, tutte più in forma di me.
Però qualcosa mi spinge ad andare. Sono emozionata ma non ho paura.

E questa è la prima sorpresa della Pole Dance. Un mondo di donne (non solo donne, in realtà) che non ha pregiudizio sulle altre. Quasi avessi mangiato il vetro, nessuno fa caso a me, nessuno bisbiglia, nessuno sorride maliziosamente. Sono una donna tra le altre. Non esistono i chili in più, non esiste una pancia voluminosa.

Simona Narcisi ha una storia singolare: ha una passato da ginnasta e da ballerina. Poi smette e per tanti anni non fa più nulla. Si innamora della Pole Dance per caso, durante un RiminiWellness. Le piace talmente tanto che questa ragazza brucia tutte le tappe e dopo appena un anno non solo partecipa ai campionati italiani ma si certifica anche come insegnante di Pole Dance metodo Polexgym®. È il primo passo in un mondo che riesce a coniugare la  forza, la disciplina, la passione e la danza. E sono solo due dei suoi molti traguardi raggiunti. Vederla volteggiare sul palo è qualcosa di meraviglioso.

“Non ci sono vie di mezzo con la Pole Dance”, mi dice un giorno sorridendo. “O continui a vita o smetti”.

 

pole dancer
Simona Narcisi

A distanza di quasi un anno da quella prova nel caldo di agosto, posso dire che aveva ragione. Ma soprattutto, Simona aveva ragione in merito ad un’altra cosa: che chiunque può praticare Pole Dance. E quando scrivo chiunque intendo veramente chiunque.

Cominciamo a sfatare il mito che per fare Pole Dance ci sia bisogno di un background alla Vanessa Ferrari (per chi non lo sapesse, la prima ginnasta italiana a conquistare una medaglia d’oro ai Campionati mondiali di ginnastica artistica nel 2006, noi l’abbiamo anche intervistata): praticando Pole Dance si sviluppa giocoforza la flessibilità ma questa non deve essere necessariamente un prerequisito. Così come la forza, indispensabile per volteggiare sul palo, e la coordinazione che gioca un ruolo altrettanto fondamentale.

Questo perché in una lezione di Pole Dance, ci si abitua ben presto a preparare tutto il corpo con un vigoroso riscaldamento che per il metodo Polexgym® prevede: plié, camminate, affondi, batman, piegamenti, addominali e una parte dedicata solo all’allungamento, come la preparazione alla spaccata frontale e sagittale. Poi si passa al palo: si comincia dalle figure base, come la “segretaria”, alle salite, ai potenziamenti  per braccia e addome (ancora, sì), fino a passare via via a posizioni e combo sempre più complesse.

Alla fine si vanno ad utilizzare persino le unghie delle mani e dei piedi (tutto ciò che può aiutarti, in sostanza, a fare grip sul palo), brucia la pelle, bruciano i muscoli, ci si riempie di lividi. Insomma, si lavora sodo ma un’ora passa velocissima e tu nel frattempo hai fatto lavorare braccia, gambe e addome come mai nella tua vita.

La sensazione che si prova, poi, è bellissima. Un senso di forza e di grazia ti pervade anche se lo specchio ti rimanda un’immagine scippata, sudata, col viso rosso e ciuffi di capelli qua e là. Succede la prima volta che riesci a salire in cima al palo, succede la prima volta che ti abbandoni con la testa in giù tenuta soltanto dalla forza delle gambe. Succede quando vorresti mollare e non lo fai, perché nel frattempo, tra piegamenti e addominali, hai imparato ad amare il gesso tra le mani, il dolore e, soprattutto, i lividi. Hai imparato a sviluppare una determinazione e una dedizione che non pensavi potessi mai avere.  Soprattutto, hai ritrovato quella sorellanza che credevi morta e sepolta da tempo.

“Nella Pole Dance non esiste la competizione, tutte ci aiutiamo a fare meglio e a dare il meglio”, sostiene Simona.

Ero scettica all’inizio, perché viviamo in una società che porta, spesso e volentieri, le donne le une contro le altre. Invece, anche in questo caso, mi sono dovuta ricredere: si lavora insieme, si collabora insieme, ci si aiuta. E ci si abbraccia, anche, quando capita (a me è capitato) di sbottare a piangere perché sul palo non riesco a salire e magari ho anche qualche altro magone qua e là da tirare fuori. Ed è in quel momento, quando persone che conosci da poco più di qualche mese, vengono e ti circondano, sdrammatizzano, ti fanno ridere, o ti cazziano anche, ma certo non ti fanno sentire giudicata, che tu ritrovi quella solidarietà che credevi perduta.

Ho iniziato Pole Dance perché volevo ritrovare me stessa credo, da qualche parte dentro di me. Ho iniziato Pole Dance perché rapita dai quei corpi muscolosi e aggraziati allo stesso tempo. Ho iniziato Pole Dance perché ero stanca delle mie giornate, ancora troppo tutte uguali. Ho iniziato Pole Dance per darmi una chance perché so che dentro ogni donna c’è una forza e una determinazione che non si crede di avere. E ora scrivo di Pole perché sono convinta che, nel mio personalissimo caso, questa meravigliosa disciplina mi abbia salvato dalla convinzione di non valere una ceppa, di non essere forte, di non essere in grado di dire no, di farmi valere e rispettare. Tante cose cambiano, quando abbracci qualcosa che riesce a rivoltarti come un calzino. Comprendi che niente è davvero impossibile, comprendi che non ti manca davvero nulla per poter essere –  o anche solo avvicinarti ad essere – qualcosa che prima credevi solo di poter sognare.

Se avete voglia di mettervi in gioco e contattare Simona per una prova, qui trovate tutte le informazioni!

Chiara Amati

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