Donne registe del cinema muto: pioniere prima della nascita di Hollywood

donne registe del cinema muto

Quando si parla di cinema, e nella specie di regia, nomi altisonanti vengono alla mente: Spielberg, Anderson, Fellini, Scorsese, Coppola, Nolan, Burton, Kubrick, Bertolucci ecc. Da Hollywood a Cinecittà tutti li ricordano e la Walk of Fame li eleva nel firmamento della filiera. I loro film sono diventati veri e propri cult. In rete le grandi testate creano le classifiche dei migliori registi, numerosi libri parlano di pionieri del cinema e le dive del tempo, rilegando il genere femminile ad oggetto del desiderio e soggetto che deve piacere allo spettatore. Il tutto supportato da una comunicazione disfunzionale e distorta che per decenni ha contribuito a dimenticare il lavoro di tutte quelle donne che dietro la macchina da presa hanno rivoluzionato, innovato e creato il cinema.

Tra tutte le cineaste che hanno fatto la storia, uno dei nomi più conosciuti è la grande e rivoluzionaria Lina Wertmüller che nel cinema ha scardinato, con ironia, la visione della donna. Nella sua filmografia sono dei veri e propri cult: Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) o Pasqualino Settebellezze (1975), quest’ultimo le valse quattro candidature all’Oscar, di cui uno lo vinse come miglior regista, diventando la prima donna nella storia a vincere questa categoria agli Academy Awards. Ma andiamo con ordine.

In un mondo costellato di registi, la settima arte, fin dalle sue origini, ha visto una presenza massiccia di donne anche dietro la macchina da presa eppure gli uomini prima e la storia poi non ha mai dato loro la giusta identità e importanza. Al contrario hanno contribuito a costruire un immagine completamente diversa, cancellando la memoria delle grandi cineaste.

Le registe del cinema muto

Prima che l’egocentrismo e la megalomania maschile si arrogasse il diritto di governare l’intera filiera cinematografica mondiale, quando il sonoro non ancora esisteva, c’era il cinema muto. Era una dimensione diversa dal cinema che si è andata affermando a partire dagli anni ’20. A tirare le fila, ad introdurre tecniche e strumenti innovativi, c’erano soprattutto le donne: libere nel pensiero e nella propria sessualità, senza tabù, forti e indipendenti fino a quando il sonoro prima e le censure moraliste poi hanno reso l’industria cinematografica un covo per soli uomini bianchi e ricchi.

Agli albori della settimana arte, infatti, non avevamo un sistema patriarcale o quanto meno non era così evidente come oggi. Il periodo muto pullulava di figure femminili importanti fino a tutti gli anni dieci. Queste donne contribuirono a produrre , scrivere e dirigere la metà dei film tra il 1911 e il 1925.

La filiera cinematografica non ancora possedeva l’attuale connotazione. Los Angeles era ancora una terra deserta e vi resterà fino a quando il sonoro iniziò ad affermarsi accellerando il processo di industrializzazione.[1]. Con la nascita della Mecca del Cinema si assisterà ad una mascolinizzazione della regia a discapito delle grandi donne che avevano contribuito alla nascita di questo settore. Da qui in poi il ruolo delle donne subì una forte regressione che si aggravò man mano che la società si andava evolvendo. E più Hollywood diventava il core business del cinema più la presenza e l’influenza femminile in ruoli chiave andò diminuendo. Da questo momento in poi, lo star system verrà “governato” quasi esclusivamente del genere maschile.

Alice Guy Blaché (1873 – 1968)

Alice-Guy Jr., foto di fine Ottocento

La prova è data dalla presenza di Alice Guy Blaché, pioniera del cinema e prima donna della storia dietro la macchina da presa, con La fléè aux chous (La fata dei cavoli) nel 1896. Si tratta di un’illustrazione animata ‒ 20 metri di pellicola per la durata di 1 minuto e 30 secondi ‒ raffigurante una donna che alleva bambini in un orto di cavoli. L’opera presenta caratteristiche comuni al cinema francese, elementi di magia si combinano con sprazzi di ironia e umorismo. Sebbene divenne la prima regista e produttrice nella storia cinematografica, il nome della regista non avrà mai il risalto che invece hanno avuto i fratelli Lumière e Georges Méliès. Eppure la sua influenza sulla produzione cinematografica è stata importante, forse ancor più di Méliès. Autrice di circa 1000 film (dal 1986 al 1920). Le sue opere si contraddistinguono per una forte vena comica al femminile. Nonostante abbia sperimentato altri generi, la commedia rimane una costante attraverso cui affrontare tematiche legate alle dinamiche di coppia e in particolare al ruolo maschile e femminile. Inoltre, nel 1902 Alice Guy realizza per la Gaumont dei filmati con registrazioni sonore sincronizzate, che vennero chiamati phonoscènes. In ragione di questa iniziativa si ritiene che il cinema, nonostante le classificazioni, non è stato mai realmente muto. Pur mancando dialoghi, le pellicole presentavano sempre elementi sonori.

Helen Gardner (1884 – 1968)

Helen Gardner

Viene ricordata non solo perché fu una delle prime femme fatale, ma perché fu la prima in assoluto tra gli attori a fondare una propria casa di produzione nel 1912. Fu la prima a girare dei lungometraggi, facendo un ulteriore passo avanti nella storia del cinema quando molti registi continuavano a produrre cortometraggi.

Lois Weber (1879 – 1939)

Lois Weber

Fu una delle più importanti registe del cinema muto americano oltre ad essere considerata all’epoca una delle ‘tre grandi menti’ dell’industria insieme a Griffith e DeMille. La prima a girare film sonori e nel 1916 divenne la regista più pagata di Hollywood. La sua presenza nella filiera fu lunga, più di 25 anni durante i quali diresse e sceneggiò più di quaranta film e centinaia di cortometraggi. Le sue opere si caratterizzano per temi che sono ancora oggi più o meno attuali come la pena di morte, la tossicodipendenza, l’emancipazione femminile e la contraccezione.

Nel 1917 fondò la Lois Weber Productions, si prodigò per dare più spazio alle donne a Hollywood e assunse un ruolo rilevante nella neonata Academy of Motion Picture Arts and Sciences. La sua carriera mette in luce due aspetti salienti della Hollywood delle origini: l’importanza dell’attivismo nella nascente industria cinematografica e il ruolo rilevante di tante donne nella creazione della cultura cinematografica americana.

La cineasta comprese il potenziale narrativo del cinema e il conseguente impatto sociale. Nonostante la sua presenza sia stata determinante nel processo evolutivo della filiera sembra quasi che come tutte le donne registe dei primi decenni del ‘900 sia finite nel dimenticatoio per lasciar spazio agli uomini. Infatti solo alcuni dei suoi film sono stati ristrutturati di recentemente, tra questi ci sono Suspense (1913), Hypocrites (1915), Shoes (1916), Where are my children (1916) e The Blot (1921).

Mabel Normand (1892 – 1930)

Mabel Normand

La presenza di Mabel Normand nel panorama cinematografico fu breve ma decisiva. La regista, attrice e sceneggiatrice, Mabel ebbe un ruolo chiave agli esordi della carriera di Charlie Chaplin. Recitò al suo fianco e ne curò la regia e la sceneggiatura per i primi film interpretati dall’attore allora esordiente. Nonostante la stella sulla Walk of Fame di Hollywood, oggi quasi nessuno la ricorda.

Le cineaste del muto saranno le uniche, almeno fino ad oggi, ad avere “potere” nell’industria cinematografica. Prima che Los Angeles diventasse la Mecca del Cinema e si trasformasse in un ambiente governato da soli uomini, le donne avevano posto le basi per un cinema in cui avere voce in capitolo, lontano dai tabù e discriminazione di genere. Il cinema muto aveva avuto il potere di superare il perbenismo e il conformismo che invece è giunto fino a noi, seppellendo le grandi donne che hanno fatto del cinema una delle arti più belle al mondo dal forte potere simbolico.

Elvira Notari (1875 – 1946)

Elvira Notari, pioniera del cinema muto italiano, fu una intraprendente regista napoletana. Abbiamo dedicato a lei un approfondimento specifico, a cui vi rimandiamo con il pulsante qui sotto.


[1] Laura Buffoni (a cura di ) We want cinema. Sguardi di donne nel cinema italiano, Marsilio Editori, 2018, p. 31

Angela Patalano

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Angela Patalano
Sulla carta sono laureata in Giurisprudenza ma la mia passione più grande è il Cinema e il mondo dell'entertainment in generale. Essenzialmente curiosa ed empatica. Goffa quasi alla Bridget Jones e tanto Geek.

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