Elvira Notari (1875 – 1946), pioniera del cinema muto italiano, fu una intraprendente regista napoletana che tra il 1911 e la fine degli anni Venti sceneggiò, produsse e diresse qualcosa come sessanta lungometraggi e un centinaio di corti[1].
Insieme al marito Nicola fonda la Films Dora ,una casa di produzione cinematografica a conduzione familiare che produceva cinema popolare. Insieme al figlio Edoardo, presente sempre nei suoi film, nel ruolo di Gennariello, porta al successo soggetti incentrati sulla letteratura e sul teatro napoletano, quali Ciccio il pizzaiolo del Carmine, 1916; Gnesella, Il barcaiuolo d’ Amalfi, 1918; Chiarina la modista, 1919 ed altri.
La prima regista italiana
Fu la prima donna regista italiana, anticipatrice per il nostro cinema, nelle sceneggiature e nei soggetti, del neorealismo. Le ambientazioni dei film della Notari, che hanno come sfondo Napoli (grazie al grande fermento culturale che a quel tempo viveva la città), svolgono una funzione stilistico narrativa che conquistò il pubblico meridionale e quello degli emigranti di oltre oceano. […] Le ambientazioni, tipiche dell’Italia meridionale, la scelta dei tipi rappresentativi, anch’essi di estrazione meridionale, sono rese attraverso scelte stilistiche (quali il primo piano, la dissolvenza i tagli irregolari delle inquadrature) che integrano nella nuova arte convenzioni, motivi ed elementi espressivi della sceneggiata tradizionale, in modo da tradurli ed adattarli al film. Ruolo fondamentale è svolto dal montaggio, inteso dalla Notari come cucito, a cui il regista deve sottoporre l’opera per creare l’impianto narrativo a cui infuse un’impronta femminile.[2]
Elvira Notari porta in sé la forza morale tipica della gente del Sud. Infatti, era lei a contrattare con i noleggiatori e i proprietari di sale cinematografiche. La sua abilità con la macchina da presa era senza eguali. Si contraddistingue per il succedersi delle inquadrature e dell’utilizzo della luce. Il suo tocco magico con la macchina da presa fu apprezzato anche dalla critica. Le sue opere erano originali e si caratterizzano per quella quotidianità che andava oltre ogni sceneggiatura. Le tematiche erano attuali, affrontavano la vita di tutti giorni di quella classe sociale povera che popolava i sobborghi.
L’anima meridionale
Nelle sue opere sceglie giovani attori che in seguito hanno fatto la storia del cinema napoletano come Tina Pica e Carlo Pisacane e anticipa il neorealismo scegliendo attori non professionisti presi dalla strada. Le sue opere si caratterizzano per una forte anima meridionale, quella popolare, dei sobborghi. Proprio di una metropoli plebea (espressione coniata da Pier Paolo Pasolini). Di Napoli coglie la poetica e il linguaggio non verbale, la musicalità e il frastuono che la caratterizza. Le sue opere si allontanano degli stereotipi e dal fiabesco. I suoi personaggi sono sempre madri forti e ragazze audaci.
I suoi film hanno avuto successo in tutto il meridione e fuori confine, ad esempio Malta o gli Stati Uniti[3]. Proprio in America i film della Dora trovarono un mercato vastissimo fra gli emigrati italiani e anzi questi mantenevano totalmente entusiasmati che costituirono una specie di associazione. [4]
La sua carriera cinematografica è stata breve. Negli anni ‘20 l’avvento del sonoro la carriera della Notari intraprende la strada del declino. A questo si aggiunse negli anni ’30 il fascismo che con la censura e il Codice Hays cessò definitivamente l’attività della Films Dora.
Un libro su Elvira Notari
Se volete leggere un libro su di lei, vi consigliamo quello di Chiara Ricci
[1] Monica dell’Asta (a cura di) Non solo dive, pioniere del cinema italiano 2008 https://www.academia.edu/2077198/Non_solo_dive_Pioniere_del_cinema_italiano
[2] Le donne del cinema muto, http://joantoedox.it/Cinema/Cinema_muto_donne.htm
[3] Nella documentazione ufficiale della Library of Congress di Washington sono elencati i visti di soli tre film, tuttavia non solo i giornali italo-americani, ma anche lettere e materiale pubblicitario testimoniano che molti altri furono distribuiti negli Stati Uniti. Evidentemente non tutti i film in circolazione avevano ottenuto il regolamentare visto. (Nota 2, M. Dell’Asta, Ibidem, pag. 147)
[4] Vittorio Paliotti e Anzo Grano, Napoli nel Cinema. Pionieri e Dive del muto tra fine ‘800 e primo ‘900, MArotta & Cafiero Editori 2006
Angela Patalano
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