Su La Repubblica l’informazione (strumentalizzata) costa cara
La A.Manzoni & C. Spa “concessionaria di pubblicità esclusiva dei mezzi del Gruppo L’Espresso e di un qualificato gruppo di Editori Terzi” prova a vendere spazi pubblicitari su La Repubblica fingendo di voler pubblicare articoli informativi in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne.
Sappiamo benissimo che i giornali vivono e sopravvivono grazie alla pubblicità. Io in prima persona so che giornalismo tradizionale e brand journalism, informazione e comunicazione sono separati da un filo molto sottile, in un mondo dove la potenza dei Social Media e dell’Article Marketing rendono lo storytelling la chiave per avvicinare noti Marchi al singolo utente. Tutto è marketing ormai, anche la pagina Facebook della piccola PMI che cerca di emergere nel mare magnum dei competitors.
Chi vi racconta questa storia è sì, una giornalista pubblicista, ma anche un’impiegata presso una web agency, ovvero un’agenzia di digital marketing. Quindi chi vi parla conosce perfettamente l’attenzione necessaria nel distinguere la diffusione della verità dalla vendita di una storia.
La doverosa premessa vuole scansare ogni dubbio sulla mia eventuale incomprensione dei fatti che sto per esporre.
Maria Pia Ercolini io la conosco solo di nome, perché da appassionata del mondo delle donne e da attiva sostenitrice della parità di genere sono stata inserita nel gruppo facebook Toponomastica Femminile, specchio dell’omonima pagina Facebook nonché del sito. Tutte realtà fondate da questa donna, e in movimento da circa quattro anni, per restituire le donne al territorio, nella fattispecie all’odonomastica, ovvero ai nomi di strade e piazze, come richiama l’etimologia – squisitamente greca – del termine.
Si può solo gioire, quindi, quando Maria Pia comunica di essere stata contattata telefonicamente da La Repubblica per raccontare Toponomatica Femminile ai lettori in occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale della Violenza sulle Donne. Il fine palesato durante la chiamata, ovviamente, è che “si diffonda la consapevolezza di chi opera contro la violenza di genere ecc.” Le vengono dunque richieste 6000 battute (autoredatte, che strano!) per raccontare il duro lavoro dell’associazione per La Repubblica Roma di giovedì 24 novembre 2016.
[dt_highlight color=”” text_color=”” bg_color=””]Si potrebbe pensare, allora, che la famosa testata abbia deciso davvero di omaggiare gli sforzi dell’associazione per “onor del vero“. Che davvero sia interessata alla nobile causa supportata da Toponomastica Femminile. Peccato che il romantico sogno venga subito infranto dall’email successiva alla chiamata.[/dt_highlight]
L’incaricata dell’agenzia, che ho deciso di non nominare, specifica di avere selezionato con cura la “migliore offerta” per Maria Pia: un focus di ben 5 pagine nel quale ospitare consulenti legali, psicologi, associazioni femminili, centri antiviolenza e antistalking, tra cui la nostra associazione.
Quanto interesse per la causa!
La suddetta migliore offerta consiste in una pagina (270x402mm) su La Repubblica Roma per un investimento pari a 1100€ + iva.
Sono gentili comunque: chiedono solo un acconto del 20%!
L’agente poi, concludendo, rassicura: “Realizzazione grafica fornita dai nostri esperti”!
A questo punto quasi ci dispiace per La Repubblica, che forse si è solo affidata ad un consulente poco attento.
Questi trucchetti della chiamata “fraudolenta” non ce li aspetteremmo dal giornaletto sconosciuto (che la pubblicità, tra l’altro, se la trova da solo e in modo molto più limpido), figuriamoci se possiamo accettarli dal consulente di una delle testate più importanti del nostro Paese. Possibile che un giornale come La Repubblica non sia a conoscenza del fatto che “l’agenzia di fiducia” effettui chiamate di dubbia chiarezza per intortare persone ritenute inesperte e sprovvedute? Perché non c’è nulla di male nel vendere pubblicità, né nel voler pagare per farsi pubblicità.
[dt_highlight color=”” text_color=”” bg_color=””]C’è di male, di molto male, nel voler spacciare 5 pagine pubblicitarie per un approfondimento spontaneo dedicato ad una Giornata di grande valenza sociale.[/dt_highlight]
Questo approccio mortifica sia la funzione primaria di una testata giornalistica, che deve fornire un’informazione genuina (e non pilotata da chi paga) sia la professionalità degli specialisti del marketing, che in primo luogo dovrebbero avere sempre a cuore la Brand Reputation.
Maria Pia, che è tutto tranne che inesperta e sprovveduta, risponde con un “pronto riscontro” come richiede l’interlocutrice:
Guardi le rispondo subito per non farle perdere tempo. Abbiamo oltre 9.000 simpatizzanti e non siamo interessate a pubblicità fine a se stessa, tanto più se a pagamento.
Quindi nel focus non troviamo gli enti e i professionisti scelti da La Repubblica per far conoscere ai lettori le realtà più importanti nell’ambito della violenza di genere, bensì coloro che, seppur nel novero degli autorevoli, hanno deciso di pagarsi la vetrina. Questo, sia chiaro, non svilisce il ruolo della pubblicità, bensì quello dell’informazione, che di questi tempi sembra costare davvero caro. Quella vera, invece, supportata da chi porta avanti missioni come quelle di Toponastica Femminile, non ha prezzo.
Alessia Pizzi
Ottima analisi. Purtroppo il mondo della pubblicità è saturo di inconpetenti ed “imbroglioni vari”, una realtà che danneggia questa antica “arte” ed i professionisti che agiscono in modo limpido e sincero.
Grazie Lorenzo, il messaggio che volevo mandare è proprio questo.