Italiano Corretto è la due giorni di incontri che si tiene a Pisa ormai da tre anni. Abbiamo partecipato all’edizione 2018, la terza: ecco cosa abbiamo capito dell’italiano che cambia!
In un’epoca di globalizzazione, dominata dall’utilizzo pervasivo dei social network e delle nuove tecnologie di comunicazione digitale, la nostra lingua sta evolvendo, come anche le forme che la veicolano. È importante dunque che ci siano incontri come quello di Italiano Corretto (Pisa), dove i professionisti e freelance della parola possono conoscersi e confrontarsi.
Siamo stati a Pisa il 25 e 26 maggio, e abbiamo seguito tre laboratori. Gli incontri e i professionisti erano davvero tantissimi: si va da Vera Gheno, sociolinguista e traduttrice (e che abbiamo anche intervistato), a Carlo Gabardini, attore e autore, fino a Mariarosa Bricchi, storica della lingua italiana ed editor.
C’era anche Massimo Arcangeli, linguista e sociologo della comunicazione. Gli incontri erano tutti rivolti a chi – traduttori, giornalisti, copywriter, scrittori – ha fatto della nostra lingua viva e delle sue evoluzioni uno strumento di lavoro, ma anche a lettori e semplici appassionati. Un’occasione per riflettere insieme, nella splendida cornice della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Il lavoro editoriale dall’inizio alla fine
I laboratori erano quasi tutti pratici, e permettevano di toccare con mano, attraverso esercitazioni ed esempi, la quotidianità di chi, a diverso titolo, lavora con le parole. Nel nostro caso, abbiamo seguito per primo il laboratorio di Federica Matteoli, editor e consulente editoriale. Il suo laboratorio era dedicato al trattamento del testo, dal dattiloscritto alla pubblicazione.
Federica, che dirige il service editoriale Fregi e Majuscole di Torino, ci ha spiegato passo passo come funziona la lavorazione editoriale di un testo, da quando arriva il manoscritto in Word dell’autore fino al “visto si stampi”. Abbiamo avuto modo di vedere le norme redazionali di alcune importanti case editrici, e abbiamo constatato come… ognuno abbia le sue regole! Lavorando per più committenti, dunque, è necessaria molta elasticità mentale per rispettare sempre le norme di ogni diversa casa editrice.
Con l’aiuto di Federica abbiamo poi studiato i segni da utilizzare per la correzione bozze, e ci siamo messi alla prova noi stessi su un testo. Alcuni errori e refusi sono davvero infidi: un carattere in corsivo o uno scambio di lettere possono facilmente sfuggire anche al correttore più esperto (vi siete accorti che in questa frase c’è un errore del genere?).
Breve il testo, più lungo il lavoro
Il giorno dopo, abbiamo giocato con le parole e con la lunghezza dei testi. Ci ha aiutato a farlo Valentina Falcinelli, copywriter ed esperta in brand language e tono di voce. Dirige l’agenzia Pennamontata di Roma, e ci ha spiegato come essere efficaci utilizzando meno parole possibile. La scrittura sintetica può sembrare semplice, ma richiede ancora più attenzione e impegno, perché ci chiede di riflettere di più. Quali saranno le parole davvero essenziali per far passare il messaggio? Quale il giusto tono di voce da utilizzare?
Semplicità non significa banalità, anzi, è questa la forma più nobile della scrittura, ci racconta Valentina. Insieme, ci siamo messi alla prova sulla scrittura di testi brevi, sulla semplificazione di testi complessi (e a volte incomprensibili), e sulla redazione di testi creativi. Un laboratorio faticoso ma appassionante!
Come comunicano i nostri politici sui social?
Per ultimo, abbiamo seguito l’interessante seminario di Alessandro Lenci, professore associato di Linguistica a Pisa. Il suo intervento era focalizzato sul linguaggio e la comunicazione nell’era dei social media. Con un bagno di realtà a tratti grottesco, abbiamo analizzato insieme gli interventi sui social network dei principali candidati alle elezioni 2018. Salvini, Renzi, Grasso, Meloni, Di Maio: non mancava nessuno.
Non tutti comunicano nello stesso modo, e non tutti trattano gli stessi argomenti: se per Salvini “immigrazione” è quasi sempre associata alla parola “invasione”, Di Maio parla più spesso di business dei migranti, e Meloni parla di “sostituzione etnica”. Grasso, curiosamente, è stato l’unico a parlare in un suo post di donne, ma scrive sempre in modo troppo prolisso e ipotattico. Renzi utilizza un linguaggio da boy scout… e Berlusconi? Semplicemente non pervenuto: utilizza Facebook solo per annunciare le sue comparsate in TV. E i commenti dei semplici utenti non sono da meno: la comunicazione sui social sta davvero cambiando il modo in cui ci esprimiamo e in cui pensiamo? Il dibattito è ancora in corso.
Torniamo verso Milano con le idee un po’ più chiare su come scrivere e comunicare nella nostra meravigliosa lingua, e con tanti spunti in più.
Valeria Martalò
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