CulturaMente lancia la campagna social #CulturaVirus per supportare la cultura italiana in questo momento di “chiusura”. Partecipa anche tu!
Il popolo romano, si sa, è molto ironico. Non a caso quando l’Isis minacciava di attaccare il Vaticano, qualcuno ha ribattuto: “Se non restano bloccati sul Raccordo“. Un’ironia, quella dei romani, fatta di verità, e frutto dello sguardo attento e quotidiano alle contraddizioni che rendono la Città Eterna quello che è: una croce e una delizia.
E diciamocelo: noi romani, esclusi i più ipocondriaci (che però a mio avviso non fanno testo perché cercano su Google la causa di ogni mal di testa), restiamo sempre goliardici, pure ai tempi del Coronavirus.
Io ho tirato fuori il primo volume del Decameron, così, per empatia. Perché questa storia di chiuderci tutti in casa mi fa pensare che per un bel po’ potrei leggere, potrei riposarmi, ad esempio. Questo perché a Roma, per ora, la situazione resta immutata, ovvero la vita scorre normalmente. Domenica sera ero al teatro Eliseo, che era pieno, e Gabriele Lavia ci ringraziava per aver deciso di sfidare il contagio.
L’Italia, ultime tra il Coronavirus e la Cultura
Eppure, come direttrice di CulturaMente, non posso tenere gli occhi chiusi ricevendo ogni giorno i comunicati stampa degli enti culturali di tutta Italia.
E se già a Roma, questa prima domenica del mese, sono saltati i musei gratis (ve ne siete accorti?) e le uscite al cinema (come ad esempio di The Grudge), da giorni ricevo avvisi sulla chiusura dei teatri bolognesi, rimandati per il DCPM emanato il 1 marzo.
Ma il comune di Bologna è lo stesso che lo scorso weekend ha registrato 25mila presenze all’iniziativa “Cultura sempre!”, distribuendo gratuitamente la tessera cultura che dà diritto ad un anno di sconti e agevolazioni per eventi, musei e spettacoli in città. Idem per il Piemonte, che il 2 marzo ha riaperto tutti i luoghi culturali, come il Museo Egizio, con la promozione “La Cultura Cura”. Palazzo Ducale a Genova non è da meno e riapre i battenti, più fiero che mai.
Insomma: ci viene chiesto di non spostarci. Ci viene chiesto di non uscire. Ma qual è il costo di questo contenimento? Secondo un articolo de Il Sole24ore, che riporta i dati Ciset:
Nel 2018 la spesa internazionale del turismo culturale ha sfiorato i 16 miliardi di euro e pesa per il 58% del totale delle entrate registrate in Italia, con un incremento del 2%, più contenuto rispetto al +8,3% del 2017. Alla cifra totale vanno comunque aggiunti 1,8 miliardi di spesa dei turisti del ‘paesaggio culturale’ ovvero gli interessati all’enogastronomia, alla ruralità e alla natura. Nel 2018 le province di Roma, Venezia, Milano, Firenze e Napoli hanno attratto oltre il 46% delle entrate totali per turismo internazionale, di cui Colosseo, Pompei, Uffizi e Accademia a Firenze e Castel Sant’Angelo pesano quasi il 60% degli introiti.
Solo alla fine dei giochi potremmo sapere quanto il turismo culturale (per non parlare del resto) sarà stato penalizzato dal Coronavirus e quanto ne avrà risentito l’economia nostrana.
Stare attenti ora è molto importante, ma noi Spacciatori di Cultura, nel frattempo, vogliamo supportare tutto il mondo della cultura con l’hashtag #CulturaVirus, visto che io stessa digitando culturamente.it su Google ho avuto un lapsus e ho iniziato a scrivere coronamente.it.
E questo non può essere che il sintomo di qualcosa che ci sta toccando tutti intensamente (nonché della mia senilità incipiente). 😉
Quindi, se partecipate a qualche evento culturale, ovunque voi siate, vi invitiamo a:
- Taggarci sui nostri canali social (Instagram, Facebook e Twitter) per supportare il nostro Paese in questo momento con la passione che accomuna tutti noi e che dà il nome a questo sito.
- Utilizzare l’hashtag #CulturaVirus così potremo trovarvi e rilanciare i vostri contenuti sui nostri canali. E magari tirare fuori un bel reportage di cosa accade in Italia.
Possiamo dare voce alla cultura solo col vostro supporto! E ricordate di mettere i post come “Pubblici” o non potremo vederli e ricondividerli.
#SpacciamoCultura!
Alessia Pizzi