I mods e l’estetica modernista: lo stile di una generazione ribelle

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Lambretta, polo Fred Perry, accessori a scacchi bianchi e neri, frangia sugli occhi: sicuramente vi sarà capitato nella vita di incontrare un mod.

Per parlare del movimento mod (abbreviazione di modernist) non si può prescindere da un breve excursus sulla sua origine, connessa a doppio filo alla musica e alla cultura giovanile inglese.

I Teddy boy

Questo movimento nasce negli anni 50 con i Teddy boy, che imitavano la moda americana. Il loro modello era James Dean, pantaloni dritti e ciuffo, a cui aggiungevano tocchi edoardiani, come le camicie con le rouches. Dopo essere caduti nel dimenticatoio, negli anni ’70 i Teddy boy resuscitano nel Glam rock. Il negozio di Vivienne Westwood a King’s Road (Londra) è il sacro tempio per vestirsi head to toe con gli accessori più contemporanei e le idee più innovative.

In questo ventennio di apparente sparizione dalla scena, i Teddy boy ispirano in parte il look dei giovani inglesi amanti del Modern Jazz, musica di rottura e innovativa. Lo spirito di ribellione e di ricerca dà il via a una sottocultura potentissima e resistente fino ai nostri giorni. Con il motto moving and learning, nascono i mods, i modernisti che amano il nuovo e il bello.

La musica dei mod

La chiave di lettura di questo movimento passa per la musica, grimaldello che negli anni 60 sconquassa la cultura inglese con l’introduzione della musica afroamericana, come il soul e il funk. Portata in Inghilterra dai crescenti flussi migratori di quegli anni, presto verrà riconosciuta e prenderà il nome di Bluebeat, che si evolverà in Beat e nel fenomeno British invasion. Si apre la strada per i Beatles e i Rolling Stones, gli Who, gli Small Faces, i Kinks, Spencer Davis Group, gli Action, The Yardbirds, gli Artwoods e i Creation.

I vestiti dei mods

Premessa: i mods sono indissolubilmente legati ai loro scooter. Non esiste un mod senza due ruote, che sia una Lambretta o una Vespa. Negli anni 60, per esempio, non era raro vedere le spiagge di Brighton invase da centinaia di vespe, per i raduni dei mod.

Il clima di Londra non era il massimo per stare all’aperto, quindi per completare il look c’era bisogno di un capospalla resistente, caldo, adatto alla pioggia. I mods individuano nel parka il loro simbolo: un giaccone militare usato dai soldati e dai Marine statunitensi durante la guerra di Corea, spesso con il target della R.A.F. ricamato su una spalla. Questo capo iconico serviva a proteggere il sofisticato look sottostante, fatto da giacche a 2 o 3 bottoni e pantaloni slim tagliati sopra la caviglia, acquistati nei negozi di Londra che vendevano abiti sartoriali italiani.

Ma alla fine degli anni 60 il movimento si frattura. Da un nucleo originario nascono varie correnti. A seguito dell’ondata di droghe psichedeliche e nuove mode dalla California, una parte del movimento mod londinese si inizia a discostare dai completi sartoriali e dal sound che li aveva uniti. Ricordate? Moving and Learning. Alcuni rompono con il passato, seguono le mutazioni musicali dei gruppi di inizio decennio come The Who e The Creation e Pretty Things. I capelli si allungano, arrivano i pantaloni a campana, camicie colorate con fantasie paisley, e gli stivaletti Chelsea boots soppiantano i mocassini.

In risposta a questa new wave, gli integralisti si irrigidiscono ancora di più abbracciando i canoni estetici e morali della loro fondazione. Ben lontani dalle sciccherie esterofile, reclamano con forza l’appartenenza alla working class inglese, scegliendo un abbigliamento minimal, come camicie a quadri, bretelle e jeans Levi’s con doppio risvolto, solitamente sopra ad un paio di scarponcini da lavoro o di anfibi Dr. Martens. Questo stile vi potrebbe ricordare quello dei primissimi skinhead, che infatti da qui provengono.

Dal nucleo primordiale nascono quindi varie correnti, per ritrovare connessioni dirette con il giro mod bisognerà attendere però il 1979 con l’arrivo dello ska revival. Madness, Specials, Selecter, The Beat animano le dancehall dei nuovi mod, che continuano ad amare vespe e lambrette fino ad oggi.

Micaela Paciotti

Appassionata di moda da sempre, curiosa di tutto, vorrei vivere in mezzo alla natura, ma non riesco a staccarmi da Roma.

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