L’esame di maturità è l’incubo di qualsiasi studente, prima e dopo averlo affrontato.
C’è chi dopo anni ancora sogna di doverlo dare o chi si sveglia con l’ansia di mettersi a studiare. Il che può sembrare strano visto che, una volta passato, ci si rende perfettamente conto che non è stato e non sarà mai la prova più difficile a cui la vita ci sottoporrà. Eppure, lo stato d’animo con cui lo si affronta è unico e ha un’intensità tale che difficilmente lo si dimentica.
Forse tutto questo clamore è dovuto al fatto che questo esame rappresenta un rito di passaggio verso il mondo degli adulti. Se ci soffermiamo sul nome, sembra quasi che superandolo dimostriamo di aver acquisito una certa maturità. Ma la domanda che nasce spontanea è:
Maturità di che tipo?
Sono maturo nel senso che ho padronanza dei concetti che ho studiato a scuola? Oppure lo sono perché ho tra i 18 e i 19 anni e sono in grado di prendermi delle responsabilità in merito alle scelte che compio? È una questione interessante, molto complessa e difficile da generalizzare, ma di certo è la domanda che un’entità quale il Ministero dell’istruzione deve porsi. Perché in ballo c’è la definizione stessa di “formazione scolastica”.
Le Raccomandazioni sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente, stilate dal Parlamento europeo nel 2006, indicano le conoscenze, le abilità e le attitudini che dovrebbero essere sviluppate in tutti i giovani alla fine di qualsiasi ciclo scolastico obbligatorio. In altre parole, dopo l’esame di maturità si dovrebbero possedere delle competenze precise per essere dei cittadini europei, responsabili non solo verso la società, ma anche verso se stessi. Esse riguardano la capacità di parlare in maniera appropriata la propria lingua madre e almeno una lingua straniera, le competenze digitali, matematiche, civili, la disponibilità ad imparare, il senso di iniziativa e la creatività.
Il nuovo esame di maturità, così come è stato strutturato, dovrebbe accertare l’acquisizione di competenze che vanno un po’ oltre la conoscenza dei semplici programmi scolastici. Il che può essere interessante, ma forse era necessario avere più cura delle tempistiche. Si sa dal 2017 che l’esame sarebbe stato costituito da due prove scritte e una orale e che i primi a doverlo affrontare sarebbero stati i maturandi dell’anno scolastico 2018/2019. Ma i dettagli sulla maturità sono stati forniti solo lo scorso gennaio, a metà del percorso scolastico. E i cambiamenti operati non sono da nulla!
La prima prova sarà composta da sette tracce dalle quali è stato escluso il saggio breve.
Al suo posto è stato introdotto il testo argomentativo basato su dei brani da cui lasciarsi aspirare. Per quanto sia importante avere opinioni giustificate su diverse questioni, è anche vero che ci sono studenti che per anni si sono esercitati a scrivere saggi brevi in vista della maturità. E ora, invece, devono confrontarsi con una tipologia testuale del tutto diversa. Magari incominciare a farlo da settembre, sarebbe stato meglio.
La seconda prova sarà composta da due materie d’indirizzo.
Va bene portare due materie allo scritto visto che è venuta meno la terza prova. Va bene anche l’interdisciplinarità che permette all’allievo di ragionare in maniera complessa e non per blocchi rigidi, come già succedeva con le tesine. Ma la struttura di queste prove è nuova per gli studenti e, anche in questo caso, avere più tempo per esercitarsi non sarebbe stato male.
Ma la parte più problematica rimane il colloquio orale, basato sull’estrazione di una busta contenente un argomento generico a partire dal quale lo studente dovrà imbastire un discorso.
Ancora ad oggi non è chiaro che cosa conterranno queste temutissime buste. Articoli di giornale, foto, un tema generico… Si sa che sarà la commissione a prepararle, ma ancora rimango tanti punti interrogativi sul come. Quel che è certo è che possiamo dire addio alla cara tesine di maturità!
È evidente che non interessa più valutare le conoscenze relative agli argomenti studiati nel corso dell’anno. Si dà per scontato che essi siano già stati valutati dall’insegnante, cosa da una parte giustissima. Ciò che interessa è vedere la capacità dell’alunno di costruire un discorso partendo da una suggestione. Si vanno così a valutare la proprietà di linguaggio, lo spirito d’iniziativa, la capacità di spaziare nel ragionamento, la creatività, la prontezza d’animo. Competenze che un domani potrebbero essere utili in un colloquio per un posto di lavoro.
Per quanto sia auspicabile che la scuola insegni a ragionare, a crearsi un’opinione critica sul mondo, ad avere una cultura generale, la realtà delle cose è che non si può avere un esame di maturità del genere se prima non si rivede l’intera programmazione.
Non credo che sia impossibile integrare materie come la letteratura o la filosofia al mondo contemporaneo, ma questo significa strutturare le lezioni in modo diverso. E questo non si può fare in così poco tempo.
Inoltre, gli argomenti di partenza sono diversi e potrebbe succedere che un alunno peschi proprio la busta a lui meno congeniale. Come si può avere una valutazione oggettiva se i punti di partenza sono diversi? Inoltre, come posso valutare delle competenze per le quali questi alunni non sono stati preparati? Perché va bene valutare qualcuno alla fine di un percorso, ma è impensabile che esso duri solo quattro mesi. In questo modo si finirà per valutare la persona. Il che può anche andare bene, ma sarebbe anche giusto prepararli a questo.
Insomma, questo esame di maturità si prospetta una bella sfida.
Personalmente, credo nei cambiamenti per quanto essi possano essere disorientanti e non proprio semplicissimi. Credo che sia importante che la scuola formi prima di tutto delle persone consapevoli di loro stesse e della società in cui vivono. Credo anche che sia possibile trovare una mediazione tra i programmi tradizionali e le esigenze della modernità integrando il vecchio con il nuovo. Ma bisogna stare molto attenti a non banalizzare i contenuti e a non sottovalutare le tempistiche. Non si cresce in un giorno e non si possono bruciare le tappe.
Secondo me, queste nuove direttive sull’esame di stato lasciano molti punti interrogativi. Ma per giudicare con cognizione di causa, si può solo e soltanto aspettare e vedere che cosa succederà.
Intanto, posso dire che le tracce uscite per la simulazione della prima prova del 19 febbraio si sono rivelate interessanti. Sorprendentemente, le due analisi del testo riguardavano autori abbastanza noti del panorama letterario italiano: Giovanni Pascoli e Elsa Morante. I tre testi argomentativi riguardavano il rapporto tra il passato e il presente, i diritti umani e la tecnologia. Infine, i temi liberi chiedevano di parlare della ricerca della felicità e delle fragilità umana. Nel primo si partiva da un suggestivo (e quanto mai attuale) pensiero di Leopardi, mentre nel secondo da una riflessione dello psichiatra Vittorio Andreoli.
Mentre attendiamo l’arrivo della data fissata per la simulazione della seconda prova (28 febbraio), possiamo dire che di certo questa maturità è una grande lezione di vita: è un’incognita e nel corso dell’esistenza si è spesso obbligati ad affrontare sfide a cui eravamo poco preparati.
Federica Crisci