Culturalmente Parlando di Puffi, Lear, Metro C e Ghost in the Shell

Culturalmente Parlando
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Culturalmente parlando della settimana dal 29 marzo all’11 aprile!

Culturalmente parlando è la rubrica che presenta le notizie salienti dell’ultima settimana. Stavolta recuperiamo due settimane in un’unica uscita. Troverete riferimenti a recensioni di film, musica e spettacoli teatrali, curiosità e qualche lettura, consigli per mostre e altro ancora. I link agli articoli originali o di riferimento, qualora necessari, sono nascosti nelle parole sottolineate.

Culturalmente parlando della parola della settimana:

  • Segaligno [se-ga-lì-gno] agg: letteralmente, fatto di segale. In senso figurato è riferito a persone e significa magro e asciutto e per questo robusto e sano. Un tempo lo si sarebbe detto di contadini, oggi lo si potrebbe dire di sportivi come corridori. L’aggettivo è caduto in disuso e suona bizzarro, se non arcaico, specie per la sua terminazione aggettivale in -igno, non più produttiva (ossia non più utilizzata per comporre nuove parole) in italiano: vedi tra tanti arcigno, sterpigno, pietrigno, livigno, ferrigno, mentre frequenti rimangono benigno, sanguigno;

Culturalmente parlando di musica:

  • Barry Manilow, il celebre cantautore statunitense noto per Mandy, Copacabana e Looks Like We Made It, ha fatto coming out il 5 aprile. Intrattiene dal 1978 una relazione con il suo manager Garry Kief, con il quale si è sposato con cerimonia privata nel 2014. La notizia non sembra essere uno shock per il pubblico americano: il rapporto era un segreto noto a molti, ma Manilow non aveva mai parlato pubblicamente della sua sessualità prima d’ora. Il cantautore temeva infatti di deludere i suoi fan. La reazione invece è stata molto positiva e i fan hanno espresso il proprio appoggio;
  • Ligabue è stato operato alle corde vocali il 6 aprile a Lione. Lo rende pubblico il manager, che propone un brindisi al cantante in linea col titolo di una delle canzoni del nuovo album: Si trova sempre una ragione per brindare;
  • Per chi se lo fosse perso, Bob Dylan ha finalmente ritirato il suo Nobel per la Letteratura a Stoccolma, non a caso il 1 aprile;
  • Gerardo Tango, di Bari, è diventato cantautore a quarant’anni quando la fabbrica per cui lavorava ha chiuso nel 2013. Silvia Bilenchi l’ha intervistato per noi: “Volevo andare via da lì, colsi l’occasione approfittando di un licenziamento concordato. Stavo male, avevo 1400 euro al mese, ma i soldi non sono tutto nella vita. Sono arrivato a quarant’anni e posso dire che nella vita uno deve cercare di fare quello che vuole fare veramente.”

Culturalmente parlando di cinema:

  • Puffiamoci nel fantastico con I Puffi: Viaggio nella foresta segreta. Avevamo molti pregiudizi, ma siamo rimasti colpiti dai suoi contenuti: “È perciò una ragazza a permettere la comunicazione con il diverso, in apparenza spaventoso ma in realtà speculare. Senza Puffetta e il suo coraggio i puffi non scoprirebbero che la diversità non è pericolosa“,
  • Ghost in the Shell è il nuovo film con Scarlett Johansson tratto da un anime e riadattato da Hollywood con tonnellate di effetti speciali. Vale la pena vederlo? Ce lo dice Emanuele D’Aniello: “Non ci si poteva aspettare molto da qualcuno che viene dalla pubblicità e ha girato prima solo Biancaneve e il Cacciatore“;
  • Alessia Pizzi ci parla invece di Underworld: the Blood Wars, quinto capitolo della saga, con il punto di vista di una fan del genere: “Nonostante sia una grande estimatrice di horror in tutte le salse, nonché una trepida sostenitrice delle eroine femminili, ammetto di essermi seduta sulla poltrona del cinema con più timore che curiosità“;
  • Il Padre d’Italia, nuovo film di Fabio Mollo, con Luca Marinelli e Isabella Aragonese, è un dramma leggero di trentenni in viaggio alle prese con la propria vita. Valeria Martalò lo riassume così: “La storia parte proprio quando i due protagonisti si incontrano, in una dark room, e uniscono i loro destini. Paolo aiuterà Mia a cercare il padre del piccolo per tutta l’Italia, Mia farà riflettere Paolo sulle sue rigidità“;
  • Che cosa c’è dopo la morte? The Discovery ruota intorno ad un’immaginaria risposta a questa domanda, a metà tra incubo e filosofia. Emanuele D’Aniello riflette sul lavoro del regista Charlie McDowell: “Il film parte (…) da una premessa di assoluta fantascienza – uno scienziato ha scoperto che esiste un aldilà, ed il numero dei suicidi è esponenzialmente aumentato perché tutti vogliono raggiungerlo“;
  • Chez Nous – A casa nostra di Lucas Belvaux è il film francese che sta facendo irritare non poco Marine Le Pen, leader del Front National. La storia parla di un’infermiera pendolare che, avvicinata da un partito della destra estremista, finisce per candidarsi a sindaco assieme all’alter ego di Marine Le Pen. Il film è una critica forte alle radici teoriche e pratiche del populismo e alla Sinistra assente che ne permette la proliferazione.

Culturalmente parlando di teatro:

  • Lear di Edward Bond, regia di Lisa Ferlazzo Natoli, con Elio De Capitani nel ruolo di Lear, è andato in scena al Teatro India di Roma dal 28 marzo al 9 aprile assieme ad altri spettacoli della Compagnia Lacasadargilla. Il lavoro era già andato in scena al Teatro India nella precedente stagione ed è stato riproposto in una versione modificata. Stravolto il Lear shakespeariano, di cui rimangono dei rimandi scarni, gli attori recitano il condensato di violenze e dolore del Novecento in una storia di guerra civile, colpi di stato e muri difensivi. L’adattamento dal testo di Edward Bond è stato realizzato con l’approvazione dell’autore e vede in scena otto attori per decine di personaggi. Assenti le quinte, gli uomini e le donne si immergono nella penombra e con i propri gesti di significativa trasformazione psicologica ritornano in luce come i nuovi protagonisti della scena. Lo spazio della narrazione è un’impalcatura di tubi, rubinetti, tavoli, gabbie e finestre sventrate, movibile dagli attori per adattarla con suggestioni vaghe ai nuovi ambienti. Un proiettore suggerisce con poche didascalie le coordinate di ciascuna scena. Violento e intenso, Lear è un trionfo di bravura attoriale;
  • Alfredino. L’Italia in fondo al pozzo di e con Fabio Banfo, regia di Serena Piazza, ha vinto il DOIT Festival alla premiazione del 9 aprile. Lo spettacolo racconta la storia di Alfredino, bambino caduto in un pozzo artesiano nella zona di Vermicino nel giugno 1981, trasformandola in una metafora dell’Italia contemporanea. Marco Rossi lo ha recensito così: “[…]  magistrale. Una scenografia sobria ma semplice […] Noi del pubblico eravamo, la sera del 30 marzo 2017, Alfredino Rampi“;
  • Come accennato, sono stati premiati i vincitori del DOIT Festival e dell’Artigogolo, concorso di drammaturgia contemporanea. Vincitore del DOIT Festival 2017 è appunto Alfredino. L’Italia in fondo al pozzo della compagnia lombarda Effetto Morgana, il cui testo di Fabio Banfo è stato menzionato per la “Miglior drammaturgia”. Altre menzioni sono “Miglior regia” per Il Canto della rosa bianca. Studenti contro Hitler del siciliano Indole Teatro e la menzione alla “Miglior recitazione” di Chiara Mascalzoni per Sic transit gloria mundi della veneta Ippogrifo Produzioni. Il Premio della Giuria Giovane è stato assegnato alla laziale compagnia La Crisalyde per Noi che scaviamo la fossa. Il premio Artigogolo per la sezione “Drammaturghi in azione” è stato invece consegnato a Sofia Bolognini, della compagnia Bologninicosta, per RancoreRabbia. Il vincitore della sezione “Drammaturghi esordienti” è il testo Marmellata d’arance di Anna e Rosalia Maria Rita Messina. La menzione speciale di quest’anno va a Cinque minuti di Lorenzo Mucci. 

Culturalmente parlando di vini, arte, fumetti e metropolitana:

  • Bruno Fulco ci parla di vini ed in particolare del Verdicchio: “Quasi tutti lo associamo immediatamente alla bottiglia ad anfora disegnata dall’architetto Antonio Maiocchi, felice intuizione dell’Azienda Fazi Battaglia“;
  • James Rosenquist, uno dei pionieri della pop-art assieme ad Andy Warhol, è morto ad 83 anni lo scorso primo aprile. Riportiamo il link ad uno dei suoi lavori più celebri: Joan Crawford says…
  • Zero Calcare ha parlato ad uno degli eventi all’Auditorium di Roma di Libri come lo scorso 19 marzo. Sara Cacciarini ci trascrive alcuni degli interventi dei persenti: “[Zero Calcare] Sui social c’è anche un’aggressività totale. Se il mondo reale fosse quello dei social sarebbe un posto mostruoso. Ci sono cose che non andresti a ripetere al bar perché prenderesti una fracco di botte...”
  • il Mao di Andy Warhol, la serigrafia pop del dittatore della rivoluzione cinese, è stato venduto ad Hong Kong per 12,7 milioni di dollari. Il lavoro era stato ispirato dalla visita in Cina di Nixon del 1972;
  • un acquedotto romano del terzo secolo a.C. è stato rinvenuto al Celio durante gli scavi per un pozzo d’areazione della metro C di Roma, a più di 17 metri di profondità;
  • segnaliamo per ultimo due mostre a Milano: una su Kandinskij al Mudec e una su Manet e la Parigi moderna al Palazzo Reale.

Da Culturalmente Parlando per questa settimana è tutto!

Gabriele Di Donfrancesco

@GabriDDC

Nato a Roma nel 1995 da famiglia italo-guatemalteca, è un cittadino di questo mondo che studia Lingue e Lettere Straniere alla Sapienza. Si è diplomato al liceo classico Aristofane ed ama la cosa pubblica. Vorrebbe aver letto tutto e aspira un giorno ad essere sintetico. Tra le sue passioni troviamo il riciclo, le belle persone, la buona musica, i viaggi low cost, il teatro d'avanguardia e la coerenza.

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