“Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico.”
Queste parole di Oriana Fallaci sono impresse nella mia mente più di molte altre. Chissà perché leggiamo miliardi di frasi al giorno, migliaia di libri in una vita, ma solo alcune espressioni martellano nel cervello con ricorrenza. La frase, tratta da uno dei libri più belli e purtroppo meno noti della condizione femminile – Il Sesso Inutile – esprime precisamente la problematica dell’essere donna, ovvero dell’essere stata una controparte da schiacciare, una creatura subordinata, che quando invade spazi che non le appartengono merita un trafiletto a parte.
La sindac-a merita, ad esempio, un dibattito linguistico. Io per prima supporto la consapevolezza del sessismo nella lingua italiana. Ma ammettere che ci sia bisogno di un dibattito, se da un lato è spia di un cambiamento nella percezione del femminino, dall’altro è constatazione del fatto che per troppo tempo le donne sono state relegate in un universo a parte, fatto di privazione, prevaricazione, sopraffazione, tanto fisica quanto psicologica. Il velo di Maya è stato sollevato: cinema libri e teatro indagano la storia dell’asimmetria sessuale. Il boom e le relative parodie (il camionisto?) ci hanno travolto così tanto, anche attraverso i social network, che a volte quasi mi annoio, proprio io che ho fatto degli studi di genere una delle mie più grandi passioni. Ma sì, perché spesso è solo chiacchiera, retorica. Spesso non c’è riflessione dietro le prese di posizioni, le battute e gli sbuffi. Spesso non c’è reale attenzione.
Il sessismo linguistico c’è, ma non si vede. Istruzioni per il (dis)uso
La festa della donna, o meglio La Giornata internazionale della Donna, è una di quelle occasioni in cui la considerazione di Oriana non mi abbandona. Da un lato è chiaramente un espediente per celebrare una minoranza che si è emancipata, dall’altro non fa che sottolineare la differenza con l’altro sesso.
Le origini della celebrazione sono state molto dibattute, per un periodo sono state associate erroneamente a un incendio in cui morirono molte operaie. In questa sede, però, la redazione di CulturaMente ha voluto coinvolgere lettori e lettrici per capire come l’8 marzo sia percepito nel 2019. Alcuni lo ignorano, altri non lo sopportano, altri sono confusi circa le sue origini.
#DomanDONNA: Cosa significa l’8 marzo per te?
Da Facebook: Letteratura e Cultura al Femminile
Marina: Da una parte un’occasione per sorridere, eventualmente per festeggiare, dall’altra la seccatura delle mimose in ogni dove, del trovarsi, quasi obbligatoriamente, solo tra donne e magari commentare i soliti triti stereotipi di genere. Chiedersi se ci sia bisogno di queste feste celebrative di madri, padri, nonni, zii, donna (uomo ancora non mi pare ci sia, ma si è sempre in tempo a sfornarla). Insomma le feste le celebra chi vuole e chi non vuole si astenga, serenamente.
Maria Grazia: Io faccio cosi, mi festeggio tutti i giorni perché tutti i giorni lotto, mi arrabbio, arrivo stanca morta la sera.
Emma: Più che una festa, per me è un giorno di memoria riguardo ai soprusi, alle esclusioni, alle svalutazioni di cui le donne sono state e sono oggetto da parte di chi, uomo, ha il potere. Un giorno per far conoscere ai giovani le condizioni in cui sono vissute le loro antenate e in cui le donne tuttora vivono in molte parti del mondo.
Orietta: Una ricorrenza internazionale per rammentare da un lato le conquiste sociali e politiche e dall’altro le violenze e le discriminazioni di cui le donne, purtroppo, sono state e sono tutt’oggi oggetto ovunque.
Angela: un giorno dove ricordare che delle donne innocenti hanno perso la vita, e ricordarsi di vivere ogni giorno rispettando la parola “donna” non festeggiando l’8 marzo, ma cercando di esser felice tutto l’anno.
Silvia: Mi irrita parecchio. Tutti con le donne per un giorno, e il resto del tempo sessismo, violenza, volgarità e stereotipi. Ci fossero almeno x un giorno meno tette e culi in tv…
Dalle nostre pagine Facebook e Instagram:
Paola: Tutte le volte che si avvicina la giornata dell’ 8 marzo, avverto una sorta di inadeguatezza. Non sono certo io a scoprire e, certamente da ora, che quella che dovrebbe essere una ricorrenza fortemente significativa, non viene più vissuta come tale. Anzi è stata fagocitata da un magma quasi di ” moda”. Triturata, digerita e assemblata come un S.Valentino monosex. L’ennesima festa consumo, o peggio ancora, come la giornata della libertà di fare ciò che è scientificamente negato tutto l’anno. Per oggi ti/ mi concedo un giorno in cui fare ciò che non puoi/posso fare negli altri 364 giorni. E via con tristissime cene solodonne, via alla ricerca di localucci squallidi dove ammirare “maschi” oliati e depilati, ultimo baluardo dell’emancipazione: anche noi possiamo mettere negli slippini dei poveri cristi che arrotondano ( magari cassaintegrati chissà) i nostri fogli da 20 euro, così come han sempre fatto gli uomini. Drammatico e terribile. Dall’altro lato c’è poi la componente militante, che giustamente non si arrende a queste dinamiche e ripropone ciclicamente le consuete iniziative, fatte di dibattiti e cene militanti, per ricordare quella guerrigliera o per riportare su temi prevalentemente di genere l’attenzione e la riflessione. Tutto molto giusto, molto importante. Ma, e forse sono io particolarmente riluttante, mi appare tutto come stanco, autocelebrativo, inutile. Ecco il senso di inadeguatezza, di chi, come me, ritiene le questioni di genere determinanti per la trasformazione della società. Quell’inadeguatezza di chi vede che non si riesce a tradurre in un linguaggio allo stesso tempo provocatorio da una parte e comprensibile dall’altra, la propria necessità di incidere. A pelle si sentono cose a cui le parole non sanno dare nome, diceva Alda Merini…
Anna: È implicito che viviamo in una società che non è fondata sul rispetto.
Elena: Non è una “festa”, tanto per incominciare.
Mary: Secondo me non è bello festeggiare dopo quello che e’ successo 8 marzo di anni fa.
Emma: Una delle tante occasioni per parlare della parità di genere. Gli uomini non la hanno perché la matrice sessista della cultura è patriarcale. E quando sento che la festa delle donne è tutti i giorni, non capisco perché l’8 marzo debba essere discriminato. 😀
Le risposte dei nostri culturini:
Marco Rossi: Io voglio festeggiare la donna sempre. Visto che la donna è ancora maltrattata, nonostante i passi avanti che sono stati indubbiamente fatti, celebrarla per un giorno e poi continuare a maltrattarla mi sembra molto ipocrita.
Ambra Martino: Insofferenza. È la giornata dell’insofferenza ormai, perché le persone ormai in questo giorno si lamentano: delle donne che ne approfittano in serata per vivere liberamente la loro sessualità (come non hanno il coraggio di fare durante tutto l’anno, aggiungerei per alcune), che “la donna va festeggiata tutto l’anno”, che non esiste una festa per gli uomini, etc etc. Personalmente per me questa festa non ha mai significato NULLA. Sempre stata una giornata come le altre, in cui forse ogni tanto qualcuno mi ha regalato una mimosa, forse eh, una giornata in cui il focus dei giornali e dei programmi tv è interamente sul genere femminile: femminicidi, femminismo, disparità tra generi… Io mi chiedo ma gli uomini in tutto questo dove stanno? Sempre a fare i paraventi con frasette standard sulle donne l’8 Marzo e pronti a fare i misogini appena scatta la mezzanotte ed è il 9 marzo! Perché la disparità ci si ricorda di combatterla solo l’8 Marzo, perché i temi vengono affrontato spesso soprattutto dalle donne? Perché l’8 Marzo noi donne siamo tutte pacioccone tra noi, tutte un “volemose bene”, e tutto l’anno ci giudichiamo a vicenda? Questa festa è ipocrita e qual è la sua utilità concreta? Ricordarsi una volta all’anno di non picchiare una donna? E poi basta con questi discorsi sulle donne e sugli uomini, quando capiremo che siamo tutte PERSONE (cisgender, transgender, non binarie non fa differenza!) allora non ci sarà più bisogno di feste come l’8 Marzo o magari invece di farla rimanere come “la festa delle donne” diventerà la festa dell’equità!
Francesco Fario: Perché fare una festa? Il mondo femminile non ha bisogno di un Giorno per sentirsi speciale…Ammetto però che con i tempi che corrono è giusto ribadire il sentimento primario di questo giorno: distruggere quella schifosa idea ‘machista’ che torna a circolare nella nostra quotidianità. E a voi, #Donne che vivete in questo mondo, non dimenticate mai che lo schiaffo non è amore o giustificazione. Ognuno ha la sua vita: volete vivere per i figli? Bello! Per la carriera? Fantastico. Per mangiare? Ottimo. Siate comunque sempre Donne: lunatiche, sensuali, capaci, intelligenti, potenti, autorevoli….tutto! Ma non combattete mai tra voi: non giudicate chi vive diversamente, chi mangia diverso, chi pubblica cosa o NON pubblica. Altrimenti….non distruggeremo mai le orrende, cinquecentesche, sessiste convinzioni (come l’intelligenza sessuale superiore), locuzioni (come l’idea che una donna determinata sia ‘cazzuta’ o ‘con le palle’) e manifestazioni.
Cristian Pandolfino: Io le donne le festeggio ogni giorno. Tutto qui.
Federica Crisci: Come tutte le ricorrenze, va presa per ciò che è. Una data in cui si dà più attenzione a una particolare cosa perché ogni tanto serve… ma questo non vuol dire mimose l’8 marzo e poi mi impunto che devo dire “ministro” facendo le battute stupide su “baristo” e “camionisto”. Prendiamolo come spunto per renderci sempre più conto di che cosa significa la differenza di genere e cosa possiamo fare nel nostro piccolo per evitarla. Poi che sia anche una trovatacommerciale e bla bla bla, sì, ma cosa non lo è al giorno d’oggi? ?
Serena Cospito: Per me l’ #8marzo è un ricordo… Ricordo di profumo di primavera, di quell’aria adrenalinica ed effervescente che mi regalò Roma… Non ricordo l’anno esatto… Le immagini sono del Pantheon e di quel sole delicato che ti accarezza il viso. Questo è per me l’#8marzo. E spero di non dimenticare mai questo ricordo e queste sensazioni che porto ancora con me.
Serena Vissani: Vogliamo prenderlo come un giorno di riflessione per parlare di una parità oggettiva ma ancora inesistente? Possibile… ma sorge un dubbio: servirà sul serio a qualcosa o sarà solo mera retorica?
Simona Specchio: Che mondo sarebbe senza le donne? Per me l’#8marzo è una giornata per celebrare la donna in tutte le sue sfaccettature.
Valeria de Bari: Per me è sempre stata la giornata in cui mi chiudo in casa, mi stendo sul divano e rifiuto tutte le richieste di uscita per protesta.
Laura Padoan: Per me la festa della donna è amicizia. L’otto marzo esco con le vecchie amicizie, a cui si aggiunge sempre qualche new entry. Le amiche, quelle che vedo solo l’8 marzo perché il resto dell’anno organizzare è un delirio ma per la festa della donna i mariti non possono non tenere i figli, i fidanzati non possono rompere le scatole e via dicendo. Sì, per me l’otto marzo è la pizzata in una pizzeria a caso, caffè, ammazzacaffè e tante risate, quelle genuine e che fanno stare bene 🙂
E per te, cosa vuol dire?
Alessia Pizzi