Westworld 2×01, un sonno profondo e privo di sogni

Westworld 2x01

Li avevamo lasciati più di un anno fa al loro risveglio. Nuovi, intelligenti, finalmente consapevoli. Parlo degli “hosts”.

Gli umani, invece, li avevamo lasciati addormentati, non ancora in grado di capire i propri limiti naturali. Sempre desiderosi di giocare a fare Dio, sempre stupidi nel non afferrarne l’impossibilità e, pertanto, le conseguenze fatali.

Più di tutto, però, avevamo lasciato una serie tv nuova di zecca, fin da subito ambiziosissima, alla ricerca di uscire da quel proprio labirinto non solo narrativo, ma anche di effetti a sorpresa spesso inutili, unica arma a disposizione per lasciare il segno.

Come e dove ritroviamo Westworld, più di un anno dopo?

Ritroviamo il tema del sogno, se possibile ancora più allargato. Ripartiamo dalla confusione di personaggi e spettatori, con nuovamente due diverse linee temporali che invece di stupire rischiano solo di generare ancora più caos. Riprendiamo le vecchie abitudini nel presentare ogni situazione nel modo più distaccato possibile.

Nel tono e nello stile, Westworld non sembra cambiata affatto. Si crede più bella di quanto appaia, più complessa di quanto sia veramente. E allora il problema non è solo la storia che, davvero, non presenta nulla di innovativo dopo decenni di fiction sul medesimo soggetto, ma soprattutto il costante approccio anaffettivo: la narrazione è fredda, i personaggi non scaldano mai, l’unico che può trasmettere un briciolo di empatia è Bernard, come sempre.

Alla sua seconda stagione, Westworld continua ad essere un meraviglioso gioco e poco più.

Si diverte tantissimo a creare mondi, scenari nei quali lasciar sfogare la fantasia degli spettatori del web in teorie e congetture. Ama moltissimo le metafore poco sottili e creare narrazioni incastrate, mettendosi all’angolo per dipanare la matassa pian piano. Vuole stupire ogni volta, spingendo sempre più l’asticella delle possibilità.

Dimentica purtroppo la parola emozione, quella che fa fare il vero salto di qualità. Convince a vedere il prossimo episodio per capire cosa succede e come accade qualcosa, non perché appassiona realmente alle sue vicende o ai suoi personaggi.

Non è una scatola vuota, assolutamente, di materiale interessante e cose buone ce ne sono in abbondanza. Ma ancora non ha capito che la sostanza importante con cui riempire la scatola non è solo un continuo puzzle cerebrale. Fino ad allora Westworld non potrà mai essere quello cui ambisce e che, forse, crede già colpevolmente di essere: una grande serie tv.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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