Twin Peaks 3×16, lunga vita all’agente speciale Dale Cooper

twin peaks 3x16

Se siete veri fans di Twin Peaks, non siete emotivamente sopravvissuti a questa puntata. Ammettetelo.

Abbiamo aspettato 25 anni per rivedere la serie, e poi 16 episodi per riavere il suo protagonista. Ora è tutto a posto.

DALE COOPER IS BACK!

Per me è difficilissimo, a differenza delle precedenti puntate, fare ora una recensione razionale. Che poi con Twin Peaks è sempre stato un approccio poco efficace, in un certo senso, ma stavolta sono letteralmente le emozioni a guidare la reazione. Come quelle relative alla storia di Diane, la cui essenza di creature della Loggia Nera era stata suggerita da vari indizi nel corso degli episodi. Come quelle inerenti Audrey, le cui scene iniziavano a diventare sospette e adesso, dopo quella danza dall’enorme valore affettivo e simbolico, conferma di essere prigioniera chissà dove e chissà come. E ovviamente, come le emozioni relative al risveglio dell’agente speciale Dale Cooper.

I am the FBI“, e sfido qualsiasi persona a non aver letteralmente esultato o essersi lasciato andare a pura gioia sentendo quella frase. Poi con quella musica in sottofondo, non serve assolutamente aggiungere altro.

Il ritorno televisivo di Twin Peaks è stato in pratica, più che una serie, una terapia. David Lynch è voluto tornare insieme ai suoi stessi fans alle atmosfere di un tempo, sperimentando con la forma e con le emozioni. Il significato di un ritorno è proprio questo: pazientare, aspettare, anche frustrarsi, e poi gioire. Inoltre, fa apparire tutto normale anche dopo una lunga essenza, tutto come è stato lasciato prima. E allora il caro vecchio agente speciale Cooper è la solita meraviglia che ci sembra di conoscere da una vita, una figura incredibilmente carismatica, estremamente in controllo della situazione, capace di trasmettere il suo senso di sicurezza alle altre persone sempre in maniera genuina, con sincera fiducia, con quel sorriso che tranquillizza (vedere nuovamente Kyle McClachan recitare con tale energia il ruolo di Cooper è un dono divino, senza mezzi termini).

Oltretutto, onestamente, quante altre serie possono vantarsi di piazzare così, in sordina, Eddie Vedder in persona che canta la sua nuovissima canzone, come fosse la cosa meno eclatante in questo capolavoro?

 

Lamentarci adesso di qualcosa sarebbe non solo superfluo, ma quasi deleterio. Indubbiamente la fine di Richard Horne appare anti-climatica e fa sembrare il percorso del suo personaggio, e quanto compiuto lungo tale percorso, completamente inutile, ma….a Lynch è mai fregato qualcosa del’anti-climatico? E ditemi, tale menefreghismo è un difetto oppure ha sempre portato al successo?

Twin Peaks è questo, pregi e difetti, va accettato il pacchetto completo. E per nostra fortuna noi lo prendiamo così, senza alcun dubbio. Non è migliorato ora che la trama si è dipanata, perché ogni puntata è stata incredibile. Semplicemente, ora parla in maniera diretta al cuore dei fans. E pur giunti alla fine, siamo convinti che questo autentico dono non lo dimenticheremo mai.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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