Molti, fin dalla prima puntata, sono rimasti a dir poco disorientati dallo stile del ritorno di Twin Peaks. E tra questi anche moltissimi fans di vecchia data, forse fin troppo affezionati alla serie di inizio anni ’90.
Però, a dirla tutta, non era lecito attendersi una copia esatta, nello stile e nel tono, del Twin Peaks classico. Perché sono passati tanti anni, David Lynch ha maturato nuove esperienze e conoscenze, e soprattutto in mezzo c’è stato un tassello fondamentale che quasi tutti, molto erroneamente, dimenticano o fanno finta di dimenticare: il film Fuoco Cammina con Me.
Già quel film, quando uscì poco dopo la fine della serie, non piacque troppo ai fans accaniti. La ragione, in poche parole, era l’assenza del tono idiosincratico della serie tv e il focus totalmente incentrato sul dramma. Fuoco Cammina con Me era un horror psicologico al 100% senza le risate grottesche della serie tv. Ma dall’altra parte era anche la vera creatura di Lynch, una versione di Twin Peaks realizzata in piena libertà, senza le costrizioni e necessità della tv.
Dopo 12 puntate di questo ritorno televisivo non scopriamo certo ora l’acqua calda affermando che il nuovo Twin Peaks è il seguito del film. In questa puntata tale assunto è ancora più lampante, considerando la quantità di informazioni rilevanti proveniente solo dal film. La vecchia serie tv, semmai, diventa solamente un prologo. Che ciò piaccia o meno ai vecchi fans, sia chiaro.
In tal senso, anche la rivelazione gigantesca di questa puntata ne è il simbolo.
Il ritorno di Audrey Horne, attesissimo dai fans e ormai sudatissimo in tutte e conversazioni fin dalla prima puntata, è davvero anticlimatico per gli standard tv moderni. E al tempo stesso, di conseguenza, un chiaro segnale non solo del menefreghismo di Lynch verso le convenzioni, ma anche un invito rivolto agli spettatori a mollare tutti gli ormeggi nostalgici verso il passato e godersi questa nuova avventura. Lynch non vuole trollare i suoi stessi fans, come si potrebbe maliziosamente pensare, semmai li invita a vedere questo ritorno con occhi e nuovi e aspettative nuove. L’intera scena di Audrey è davvero un esempio perfetto: ingresso dal nulla, e senza fanfare, un lunghissimo dialogo, e poi una telefonata che pare importantissima ma non dice niente agli spettatori. Twin Peaks in pillole, praticamente, in cui il mistero si fa beffe della nostra curiosità.
Ma la grandezza di questa bellissima puntata, e della serie in generale, è proprio la capacità di ribaltare le certezze. Più ci allontaniamo dalla serie classica, più tutta la storia sta finalmente convergendo sulla cittadina di Twin Peaks, di nuovo. Più ci apriamo a nuovi personaggi e situazioni, più i vecchi protagonisti tornando fondamentali. E più chiediamo quell’umorismo tipicamente assurdo della serie, più l’atmosfera si fa irrespirabile e capiamo che qualcosa di molto terribile si avvicina.
Ormai è l’ennesimo episodio della serie che si chiude, apparentemente senza motivo, con donne che parlano al bar. Donne mai viste prime e mai più viste dopo. Senza una costruzione, e senza un fine. E sapendo che Twin Peaks, nel suo cuore, racconta la violenza sulle donne, non è difficile fare due più due e avere paura. Segnali evidenti, come quella Diane probabilmente doppiogiochista che esce dalle tende rosse e cita vistosamente il nano. Strizzate d’occhio o indizi per qualcosa di brutto che sta per tornare?
In ogni caso, la serie dà finalmente l’idea di essere giunta al suo punto di non ritorno.
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Emanuele D’Aniello