The Handmaid’s Tale in questa 2° stagione continua ad oscillare tra la frustrazione e l’esaltazione.
I due nuovi episodi, probabilmente, sono davvero l’esempio migliore di ciò. Finiscono entrambi con momenti dal forte impatto, promettendo seri ed importanti cambiamenti nella direzione della storia. Ma sono accompagnati da una narrazione tutto sommato asfittica, con conseguenze che finiscono per tradire le aspettative.
Il bellissimo cliffhanger con cui si chiude l’episodio 2×06, un attentato suicida delle ancelle contro i capi di Gilead, è forse la scelta più coraggiosa fatta finora dall’intera serie. Ancelle kamikaze? Comandanti morti? Conseguenze? Chi è sopravvissuto e cosa succederà?
La risposta, purtroppo, non è un cambio radicale della serie, anzi l’esatto opposto. Un grande momento è diventato un grande pretesto narrativo, soltanto un effettivo pretesto, per far tornare in città come ancelle Emily e Janine. In pratica, un momento che poteva cambiare tutto ha in realtà ristabilito lo status quo più totale, tornando con l’orologio alla prima stagione.
E la 2×07? Sì, il finale è sicuramente di grande effetto, nuovamente. Quel clic alla penna, che richiama quello del timer esplosivo, è uno dei momenti più importanti per June, che torna ad essere donna, non solo ancella. E questa alleanza ambigua con Serena, che mette June a lavorare con i mostri che vuole abbattere per distruggere Gilead dal suo interno, è una zona grigia di enorme interesse.
Ma come si è arrivati a questo momento? Con la noia. Duole dirlo, ma forse The Handmaid’s Tale è diventata un po’ noiosa.
I flashback continuano a non funzionare, la trama orizzontale gira sempre su sé stessa, i subplot paralleli fanno spesso acqua. Per rimanere nell’episodio, prendiamo appunto la sottotrama di Moira. Capisco perfettamente che Samira Wiley è pagata, ben voluta e bravissima, quindi è giusto darle qualcosa da fare. Ma abbandonarla ad una vicenda che nulla aggiunge alla sua introspezione, alla trama generale, alla descrizione del mondo fuori Gilead, è una cattiveria per lei e per noi spettatori che dobbiamo sorbirla.
Una serie che indubbiamente ancora rapisce, The Handmaid’s Tale. Ma se, come nella prima stagione, mettessero la medesima cura che hanno per le immagini e le costruzioni estetiche nella narrazione, saremmo tutti più contenti.
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Emanuele D’Aniello