“Ci si abitua al fatto che le cose siano in un determinato modo”
Questa citazione, tratta dal sesto episodio di The Handmaid’s Tale, è certamente banale. Anche molto vera, se ci pensiamo un attimo. Ma soprattutto, in un certo senso, purtroppo profondamente tragica.
Godiamo troppo poco ciò che abbiamo adesso. E’ un rischio per il nostro vivere quotidiano, in cui la routine uccide il nostro gusto del presente e fa germogliare i rimpianti futuri. Lo è ancora di più, naturalmente, per le protagoniste della serie, donne ormai rassegnate ad essere soltanto oggetti.
Allora, senza tirar fuori la filosofia o l’esistenzialismo, pensiamo a quanto siamo abituati alla democrazia. Quanto diamo per scontato la libertà. Non possiamo abituarci, non possiamo mai darla per ovvia e dovuta, non dobbiamo mai abbassare la guardia. The Handmaid’s Tale è certamente e principalmente solo una serie tv, ma è anche un monito, una finestra sul nostro ipotetico vicinissimo futuro prossimo se lasciamo che le cose ci sfuggano di mano.
La libertà, la nostra serenità quotidiana può diventare in un attimo un fantasma.
Il gesto di Ofglen nel quinto episodio può apparire come un momentaneo gesto di ribellione, la costruzione dell’apice emotivo della puntata. In realtà, non possiamo non pensare in quel momento che le donne in Arabia Saudita non possono guidare. OGGI, NEL NOSTRO MONDO REALE. Ofglen che ruba una macchina e inizia a guidare è il fantasma della libertà, la speranza di potersene (ri)appropriare finalmente. Il suo sorriso, la sua paura, la sua confusione sono tra i momenti più potenti finora della serie.
E sempre in quella puntata, è la nostra protagonista Offred ad assaporare il fantasma della libertà. Nella sua affermazione sessuale Offred spacca tutti i divieti imposti finora. Il suo è un orgasmo liberatorio e rivoluzionario, il gesto basilare del contatto umano. Carnalmente, Ofrred ritorna per poco una donna libera, un essere umano dotato di scelta e libero arbitrio, capacità di fare bene e soprattutto sbagliare.
Poi, naturalmente, c’è anche l’illusione della libertà, la manifestazione più ovvia e forte del fantasma. Il sesto episodio finalmente getta luce sul passato e sulle convinzioni di Serena Joy, artefice, complice e vittima del regime. Il suo iniziale fanatismo religioso, la sua complicità attiva col marito è solo l’idealizzazione di avere una scelta. E’ vera libertà se questa è usata per toglierla agli altri, e poi addirittura a sé stessa? Serena Joy non è libera semplicemente perché non capisce il significato della libertà.
The Handmaid’s Tale arrivato al giro di boa della sua prima stagione ha già trovato una fortissima dimensione.
Ribellione, oppressione, sessualità, illusioni, speranze, questi due nuovi episodi hanno confermato la potenza di una serie così brillante ma così dura da vedere per quanto realistica e attuale. Non solo la forma è perfetta, ma è incredibile il modo in cui è utilizzata la distopia per leggere il nostro presente. Poche opere di cinema e tv sono talmente efficaci nell’allegoria dei rischi del presente, e siamo sicuri che Orwell ne sarebbe orgoglioso.
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Emanuele D’Aniello