The Deuce 1×06/1×07, è dura là fuori per un pappone

the deuce

Prima di tutto, una bella sigla.

È davvero difficile immaginare un lavoro di David Simon approcciato con un po’ di ottimismo. Ma esattamente è quello che è accaduto con questi due nuovi episodi. Ovviamente, parliamo sempre di Simon, quindi non c’è ottimismo senza un po’ di sangue.

È dura là fuori per un pappone, chiedere a Reggie Love per conferme. Ma se è dura per gli sfruttatori, vuol dire che improvvisamente la ruota comincia a girare per gli sfruttati. L’omicidio di Reggie Love è la chiave di volta per dare respiro ai personaggi, per mostrare che sì, The Deuce è una serie sul marcio dell’animo umano e su come si possa ricavare un profitto da questo marcio, ma è pur sempre una serie popolata da esseri umani veri e realistici.

Simon non poteva telefonare di più questo ottimismo con la scelta di rivelare il nome vero di Ashley. E quel nome è Dorothy. La sua fuga da questo perverso mondo di Oz, allora, rappresenta non solo una liberazione personale, già incarnata dalla scelta di fare sesso con Frank non per soldi ma per piacere, ma soprattutto la possibile via di fuga per tutte le altre figure che popolano il marciapiede.

La via di fuga, ovviamente, può essere declinata in tanti modi. Per Ashley/Dorothy, appunto, è scappare da New York e abbandonare la strada. Per Candy è prendere possesso delle proprie capacità e sfruttare il nascente mondo del porno per cementificare la propria indipendenza. Invece per Lori è il passaggio dalla strada al set, il raggiungimenti della fama per quanto moralmente discutibile. Infine per Vinny è l’accettazione del suo ruolo di tirapiedi dei mafiosi, senza se e senza ma.

“Non sono riuscito a seguire la trama” dice ad un certo punto Frank uscendo dal cinema.

Già ci sarebbe da notare che lo dice dopo aver visto un caposaldo dell’arrivo del porno mainstream – specialmente omosessuale – negli anni ’70. David Simon quindi storicizza il momento, e con quella battua di Frank scherza col proprio pubblico abituato a non vedere mai una trama vera e propria nei suoi lavori.

In realtà, con tutte queste storie e personaggi intrecciati, The Deuce si segue più facilmente di quanto non sembri. Anche il vecchio The Wire avvicinandosi al finale di stagione improvvisamente diventava ricchissimo di trama. Anche qui, pur indagando il processo e le relazioni alla base di ogni personaggio, improvvisamente The Deuce ha una storia da raccontare, oltre che un tema da esplorare.

E, come le grandissimi serie sanno fare, non perde la bussola in nessuno dei due campi. Arrivati al finale di questa prima stagione The Deuce ha introdotto un mondo come fosse di nuovo presente, ed è riuscito ad interessarci alle vite dei suoi personaggi partendo da scavi interiori e coralità. Dal plurale al singolo, in poche parole, e percorso inverso. Esattamente come l’individuo costretto a vivere in una società.

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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