Star Trek: Discovery 1×05, so quel che ho fatto

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Credo che se ci fossero 40 minuti di dialoghi tra Saru e Burnham, questa sarebbe la serie più bella in assoluto.

Non che il resto di Star: Trek Discovery non vada bene, anzi. Questo quinto episodio ha rappresentato l’ennesima conferma di una serie partita col piede giusto. Magari sarà ancora troppo dark e troppo orientata sui conflitti tra i membri dell’equipaggio da non convincere i fans più accaniti e puristi del marchio Star Trek. Ma, partendo da quel popolarissimo universo, è perfettamente calata nel contesto serializzato del panorama tv attuale.

E per una puntata in cui, appunto, le due scene tra Burnham e Saru l’hanno fatta da padrone, è incredibile vedere come invece la prima sia stata messa in realtà molto dietro le quinte. L’episodio ha finalmente gettato luce sugli altri personaggi, in particolar modo sulle debolezze ed i desideri di Saru. Questa figura, probabilmente già il più amato, pur essendo alieno è l’ennesimo binomio che i creatori della serie vogliono costruire: tutti, in diversa misura, racchiudono la dualità della logica fredda e dell’emotività più calda. Non è questo di essere umani, vulcaniani, klingon o alieni, tutti hanno i propri demoni e conflitti che li rendono interessanti e fortemente empatici.

I klingon, c’è da dire, rimangono uno dei problemi della serie. Ancora troppo schematici e “strani” da poter essere veramente apprezzati.

Stavolta si è cercato di ovviare al problema inserendo il capitano Lorca nella loro storia. Una scelta saggia ma che comunque non ha dato i frutti sperati, poiché chi si attendeva l’occasione per approfondire le ambiguità di Lorca si è invece trovato davanti l’ennesima indagine sugli uomini che, messi in situazioni di sopravvivenza estrema, diventano animali gli uni contro gli altri. Non la scoperta dell’acqua calda, soprattutto se analizzata in maniera piuttosto frettolosa. L’introduzione di Harcourt Fenton Mudd, qui interpretato da Rainn Wilson, è stato più una strizzata d’occhio ai fans che un vero momento importante.

Ciò che continua a funzionare, ed è la cosa più importante, è la gestione dei sentimenti. Star Trek: Discovery continua a muoversi benissimo sulla linea grigia della moralità umana. Burnham continua ad avere un carattere ribelle che la rende unica nel cast corale, ma la sua è più che altro una lotta con sé stessa, con ciò che è giusto o sbagliato: salvare la vita ad una creatura, perché giusto farlo, o sfruttarla per salvare il capitano Lorca? E perché non è possibile fare tutte e due senza macchiarsi l’anima?

Forse, la vera “scoperta” suggerita dal titolo è quella alla ricerca di cosa vuol dire essere umani. Forse la vera missione è capire i nostri limiti e cosa possiamo fare con ciò che abbiamo. Dopotutto, cosa supera la meraviglia e lo stupore di vedere in azione la mente ed il cuore umano?

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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