Sherlock 4×03 “The Final Problem”, un arrivederci che sa di addio
Sembra quasi una perfetta congiunzione astrale che l’episodio finale di questa stagione si chiami “The Final Problem”, una scelta naturalmente voluta per omaggiare il titolo del racconto di Sir Arthur Conan Doyle in cui il popolare detective incontra la sua fine, ma che diventa quasi un triste presagio su ciò che ci aspetta.
Perché Sherlock intesa come serie ha un vero e proprio problema finale, aumentato all’ennesima potenza in questa pessima puntata, probabilmente la peggiore dell’intera serie (e l’aggravante è ancora maggiore considerando appunto l’importanza della puntata nell’economia generale del racconto).
Facciamo un passo indietro, un attimo. Sherlock è spesso stata una serie confusionaria e molto sopra le righe, ma ciò che ha sempre funzionato è stato, tra dialoghi fulminanti, trovate visive esagerate, scrittura labirintica, la forza del rapporto umano tra i due protagonisti e la perfetta costruzione della crescita emotiva di entrambi. Soprattutto di Sherlock Holmes, per ovvie ragioni: il detective che abbiamo conosciuto nel primo episodio non è quello visto poi più avanti, è una persona cresciuta, migliorata, che ha imparato ad essere più umano – con i naturali limiti narrativi del personaggio per non snaturarlo e per mantenerlo idiosincratico ed interessante – e fatto propri i concetti di famiglia e amicizia.
E’ uno Sherlock Holmes che, in poche parole, ha saputo abbracciare e dare importanza alle emozioni.
Ciò che invece vediamo ora in “The Final Problem” è la purissima e dannosa manipolazione di quelle emozioni, come se gli autori se ne riappropriassero e le trasformassero in un mero strumento sacrificato sull’altare dello spettacolo.
I difetti in “The Final Problem” sono davvero tanti. La trama è più ridicola del solito, i modi in cui è affrontata ancora più esagerati del solito, la struttura addirittura noiosa, ed è tutto dannatamente sopra le righe. Davvero tutto, a cominciare da Eurus Holmes che è presentata come un essere praticamente onnipotente, che può fare tutto e manipolare chiunque, ma alla fine lo fa solo perché vuole essere amata….e l’aereo è una metafora. Capito, colei che tortura le persone, architetta piani diabolici, uccide a sangue freddo solo per gioco e poi scopriamo aver ucciso pure un bambino in passato…vuole solo essere amata, e dovrebbe andare bene così (?!?!).
Ma ciò che più danneggia l’episodio, e quindi non fa perdonare scelte molto confuse su cui in altre occasioni avremmo potuto soprassedere, è il modo estremamente cinico in cui sono trattate le emozioni. Naturalmente l’esempio massimo, impossibile da non citare, è la telefonata tra Sherlock e Molly: una scena devastante, recitata straordinariamente dai due interpreti, costruita con un bagaglio di sensazioni lungo ben 4 stagioni, raggiunge il suo apice……e alla fine è solo l’ennesimo pezzo del puzzle, non ci sono conseguenze, non ci sono ricompense emotive per i personaggi stessi e per noi spettatori.
Tutto è normale nella giostra dello spettacolo, tutto è cinico e fin troppo calcolato o razionale, e “The Final Problem” diventa una puntata letteralmente fastidiosa. Tutto diventa un contorno per far esclamare alla serie “quanto siamo cool!” e tutto diventa un pretesto narrativo per far proseguire le avventure del dinamico duo più sorridenti e paciocconi di prima, incluse le morti e il video di Mary che non dedica nemmeno una parola a sua figlia orfana di madre ma pensa solo a rinsaldare la bromance tra Holmes e Watson.
E ora, “The Final Problem” potrebbe essere davvero l’episodio conclusivo della serie intera come si vociferava da tempo, e come l’epilogo dell’episodio stesso lascia chiaramente intendere. Non c’è per la prima volta un cliffhanger che ci interroga sul futuro, ma soprattutto conosciamo gli impegni cinematografici dei due attori protagonisti, e quanto sia pesante scrivere una serie con pause così lunghe. La porta in realtà è semichiusa, perché tutti gli interessati hanno dichiarato di non escludere un ritorno quando tutte le condizioni lo renderanno possibile, e sinceramente è un auspicio poiché il pensiero che una serie così incredibile si chiuda con una puntata così brutta non è il massimo……ma al tempo stesso, non lo è nemmeno la convinzione che tornando gli autori riconoscano queste critiche, le superino con una battuta autoreferenziale e poi vadano avanti come prima, come nulla fosse.
Emanuele D’Aniello