Orange is the New Black: le ragazzacce di Litchfield sono tornate

Orange is the New Black è tornato: la serie – ambientata nel penitenziario di Litchfield e arrivata alla sesta stagione – sarà disponibile da venerdì 27 luglio sulla piattaforma digitale Netflix.

Cominciamo col dire che questa nuova stagione è – secondo la sottoscritta – la più bella; che ritroveremo le nostre ragazze – le nostre adorabili, cattivissime ragazze – in una cornice sicuramente diversa ma non per questo meno appassionante e introspettiva; che, ancora una volta, il bene e il male, nella prigione di Litchfield – amara metafora della nostra intera esistenza – sfumano in contorni difficilmente giudicabili. E perseguibili. Cosa dobbiamo aspettarci, allora, dalla sesta stagione di Orange is the New Black? Difficile esprimersi in poche parole e senza incappare nel rischio di anticipare più del dovuto la bellezza di questa serie.

Abbiamo lasciato le ragazze alla fine di una rivolta. Le ritroviamo, sì, ma, come loro, anche noi dobbiamo piano piano dipanare i fili di una matassa lunga, contorta e difficile: da Suzanne, in forte crisi per qualcosa che non avrebbe dovuto vedere, alla “protagonista” Piper che in questa sesta stagione dimostra ancora una volta la mutevole adattabilità dell’essere umano, quando costretto da determinate circostanze in determinate circostanze; da Taystee, sempre decisa ad abbracciare un ideale di giustizia alto e sofferto, cinico e disperato, a personaggi che, a poco a poco, attraverso sguardi, parole, silenzi, rivelano aspetti della loro esistenza per noi ancora inediti. Entrano in ballo, ovviamente, nuove storie e nuovi protagonisti: le due inquietanti sorelle Barb e Carol, l’odiosa Badison, Daddy e altre che imparerete presto a conoscere.

E’ una tragedia nella commedia e una commedia nella tragedia questa sesta stagione di Orange is the New Black. Non si perde mai il lato volutamente comico (quando non grottesco) di alcune situazioni, così come sono all’ordine del giorno paradossi e cambi di prospettiva. Del resto –  e ci tengo a ribadirlo – il pregio della serie è proprio quello di mettere in luce la complessità dell’animo umano con tutte le sfaccettature possibili.Si dipana, allora, una storia di sopravvivenza prima –  in cui vengono rimesse in discussioni amicizie e rapporti –  e la ferrea volontà di andare avanti, poi, con tutto quello che ne può conseguire.

Si può perdere la speranza adattandosi ad una vita da recluse? O si può e si deve pretendere anche in mezzo a quattro mura un sistema che posso garantire condizioni più dignitose? Perché alla fine, il messaggio (o un invito, leggetelo come vi pare) in Orange is the New Black è anche questo: cercare di trarre sempre il meglio, da qualsiasi situazione, anche la più brutta.

Le ragazze di Litchfield, le nostre ragazze, non si arrendono ma, anzi, trovano sempre il modo di ingegnarsi e rimettersi in piedi. Non sono i soprusi delle guardie, la scontrosità delle nuove compagne di cella o l’ingiustizia delle accuse che vengono loro rivolte. In qualche modo si va avanti. In qualche modo si ripristinano vecchi legami, se ne creano altri fino a qualche puntata prima impensabili, o altri ancora del tutto nuovi. E’ sempre una storia di sopravvivenza, certo, ma non solo.  Si parla di vendetta, di morte, di giustizia e di ingiustizia. Di amore. E la lezione più importante, però, è che alla fine è quell’incrollabile fiducia in sé stessi che non deve mai venire a mancare.

Insomma, Orange is the New Black, in questa nuova stagione,  non ha disatteso nessuna delle aspettative a cui ormai ci ha abituato: ritmi incalzanti, dialoghi brillanti, personaggi indimenticabili (nel bene e nel male). Le porte di Litchfield si stanno per aprire di nuovo, signori. È tempo di accendere Netflix, spegnere il cellulare, aprire un sacchetto di popcorn e godervi una delle serie tv più belle di sempre.

Chiara Amati

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui