Non so quanto il discorso meta di questa puntata sia stato volontario. Resta il fatto che, come dice il detto, Mr. Robot non può disfare ciò che è fatto.
Eppure prova a farlo, da un lato fastidiosamente, dall’altro egregiamente. Il primo caso è ovviamente quello della grande trama generale della stagione, Elliot alle prese col tentativo di fermare la “fase 2” del suo stesso piano iniziato lo scorso anno. Non so quanto il creatore Sam Esmail si sia reso conto delle difficoltà narrative della seconda stagione, quanti passi abbia intrapreso più lunghi della gamba, ma in pratica ora sto cercando di smentire tutto ciò che aveva creato. Avviene, c’è da dirlo, con un fantastico montaggio ad inizio episodio, una delle cose che alla serie riesce meglio. Ma lo scopo più grande è quasi una presa in giro agli spettatori, come dire “abbiamo scherzato, riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro”.
Migliore è invece la decisione di eliminare uno dei personaggi principali, Joanna. Lo è perché, se proprio vogliamo provare a tornare indietro e correggere gli errori, Joanna è tra questi. Ha avuto uno spazio enorme, spropositato, nella stagione scorsa, e nonostante ciò è rimasta troppo opaca, con una vicenda eccessivamente obliqua e poco chiara, e col ritorno in scena del marito aveva davvero esaurito la propria funziona narrativa.
Come detto la scorsa settimana, Mr. Robot sta provando a tornare indietro pur andando avanti, cambiando per rimanere uguale. Un processo bizzarro, sicuramente, per una terza stagione in cerca costante di identità.
Quello che però sta più funzionando, fortunatamente, è l’ennesimo approfondimento Elliot. Come detto in apertura, non so quanto i discorsi meta siano voluti, ma come all’inizio vediamo Elliot sprofondare in una routine positiva, sappiamo che la serie cade nella medesima routine di mostrarci, almeno una volta a stagione, montaggi in cui sembra che il nostro protagonista vada sulla strada della “guarigione”. E per lui la routine, positiva o negativa, vuol dire sprofondare nuovamente nella solitudine.
L’esplorazione del malessere e della malattia è uno strumento facile, e appunto già usatissimo dalla serie, ma Mr. Robot come sempre riesce ad integrarlo nello sviluppo dei personaggi e della narrazione. Non saremmo così coinvolti nel tentativo di Elliot di cancellare il suo piano se non andasse di pari passo col suo tentativo di cancellare il suo doppio malvagio. E allora gli incontri/scontri con la sua terapeuta e Darlene – per quanto la “trasformazione” in Christian Slater ormai rischi sempre di rasentare il trash – assumono un significato umano molto più profondo.
Mr. Robot è questa, dopotutto. Commette errori, e li amplifica cercando di cancellarli invece di rimediare andando avanti. Ma quando riesce in qualcosa, diventa una delle serie tv più affascinanti e coinvolgenti in circolazione.
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Emanuele D’Aniello