Kidding 1×01/10×2, il volto triste di Jim Carrey

kidding

Ma quindi, tutti i pagliacci sono veramente tristi?

Perché, ad esempio, Jim Carrey lo è veramente. Per chi è cresciuto, come me, negli anni ’90, sa benissimo quanto Carrey sia un mito, un genio, ma soprattutto un vulcano di energia e ilarità. E, al tempo stesso, seguendo tutta la parabola della sua sua vita professionale e soprattutto personale, legata anche a tragici fatti, conosce quanto Carrey sia in realtà una figura esistenzialista, se mi passate l’azzardo.

Quando, pertanto, arriva una serie tv come Kidding, Jim Carrey è l’uomo giusto al posto giusto. Scorriamo la sua filmografia, soprattutto quella sempre più diradata degli ultimi anni, e sappiamo quanto questo attore “dalla faccia di gomma” metta il suo cuore nei progetti più drammatici. Solo una storia simile, dopotutto, poteva riportarlo nel piccolo schermo dopo più di venti anni. La storia di Mr. Pickels, un simbolo della tv per ragazzi da decenni, che a causa di una tragedia personale perde la gioia di vivere, ma è costretto a mantenere il medesimo spirito per il suo pubblico dei più piccoli, gli è letteralmente cucita addosso.

Tra dramma (molto) e commedia (perché Carrey fa sempre ridere), Kidding è una serie tv sul dolore, su come conviverci interiormente quando non si può elaborarlo esternamente.

Non a caso, in questi primi due episodi tutte le cose migliori sono le scene con Jim Carrey. Siamo all’inizio, quindi tutto deve ancora ingranare, ma la bilancia è molto spropositata. Le due figure femminili sono poco approfondite (soprattutto Judy Greer), e subito a Catherine Keener è toccata una storyline famigliare noiosa e scontata.

Il peso della serie è tutto sulle spalle di Jim Carrey, che lo sopporta col suo talento comodamente. Il suo Mr. Pickles è una figura amatissima da generazioni che vorrebbe solo poter essere triste, ma il suo pubblico non glielo permette. Non è ESATTAMENTE la sorte e carriera toccata a Carrey stesso? L’attore canadese, qui molto meno irriverente e guascone del solito, pur lasciandosi andare a momenti leggeri talvolta, sguazza in questo ruolo. Riesce a dare al suo personaggio, che pare essere costantemente un bambino imprigionato nella vita di un adulto, risvegliato dai traumi della vita adulta, una tridimensionalità interamente fondata sulla tenerezza e malinconia.

Non sappiamo dopo questo discreto ma non eccelso esordio cosa diventerà Kidding. Se spiccherà il volo tra le serie di grande qualità, o rimarrà una visione buona solo per il suo tema universale e la bravura del suo protagonista. Resta il fatto che, almeno per ora, la bravura di Jim Carrey è davvero tale da imporre di seguirla. E lasciarvi spezzare il cuore sorridendo, cosa che pochi sono in grado di fare.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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