Gomorra 4×12/4×11, il peso della corona

gomorra 4x12

La sapete quella della serie tv che da bella diventa brutta? E ci riesce non da un anno all’altro, ma durante una stessa stagione?

Se non la sapete, ve la racconto. Basta vedere Gomorra 4 per accorgersi di tutto. Anche se è davvero complicato capire come ci sono riusciti, e soprattutto perché. Il perché sarebbe davvero da chiedere, dopo una stagione iniziata benissimo, evoluta, cambiata ma rimasta inalterata nello spirito e nelle conclusioni. Perché, dopo aver azzeccato la strada per andare avanti ed esplorare tutto ciò raccontato e mostrato, si è deciso di tirare il freno a mano, mettere la retromarcia, e tornare indietro, spazzando via tutto quanto ottimamente costruito? E per farlo, naturalmente, si è seguita la strada delle scelte più senza senso e ridicole mai viste.

Potrei cominciare dalla 4×11 nella quale, nello spazio di nemmeno un’ora, succede materiale che sarebbe stato buono per almeno sei puntate. Tutto buttato al muro senza minimamente approfondirlo. Abbiamo Patrizia che viene arrestata, Gennaro che influenzato dalla moglie (personaggio completamente trasformato spingendo un interruttore, invece di scriverlo) decide di farla fuori per sicurezza, lei che studia una contromossa, l’ingresso in scena delle forze dell’ordine.

Questo sarebbe poi un capitolo enorme da discutere. Una serie che, giustamente, nel dipingere personaggi negativi che fanno cose negative, ha sempre escluso ogni inserimento di polizia o magistratura, perché questa era una guerra del male contro il male, decide dal nulla di inserire la figura di un magistrato. E ovviamente cosa succede? Il magistrato è str**zo. Se Gomorra è sempre stata abilissima nel togliere glamour alle gesta dei protagonisti, per sottolineare i loro errori, l’inserimento di una figura che dovrebbe essere positiva, ma nuova di fronte a una figura che dovrebbe esser negativa, ma che conosciamo, scatena nello spettatore l’empatia verso quest’ultima. L’assenza di tocco delicato ha fatto sì che per la prima volta, in Gomorra, si tifasse per il negativo contro il positivo. Complimenti.

A questo punto veniamo alla conclusione, e allacciamo le cinture.

Il percorso di Gennaro Savastano sarebbe anche interessante. La ciclicità del male, che porta Gennaro alla medesima condizione del padre un paio di stagioni fa, e soprattutto l’inevitabile richiamo della propria natura, che nonostante ogni passo fatto per emanciparsi socialmente riporta sempre Gennaro sulla strada a fare il boss, sarebbe anche il tema chiave per indagare gli animi maledetti dei protagonisti di Gomorra.

Ma c’è modo e modo di farlo, di arrivarci, di capirlo. Quello utilizzato dalla serie è pomposamente teatrale, enfatico, monodimensionale e pretestuoso. Il Gennaro di inizio stagione, che espandeva i propri tentacoli, è adesso rimpicciolito e semplificato. Il ritorno al ruolo del boss di strada frena un personaggio che non sa più evolversi (come invece fece splendidamente nelle prime due stagioni) e riporta l’azione ai blocchi di partenza.

Non è solo ciclico il tema, ma è ciclico l’approccio degli autori per una banale mancanza di creatività o, forse anche peggio, mancanza di coraggio. I fan vogliono le sparatorie e Gennaro nel suo ruolo naturale? Allora annulliamo tutto quanto costruito in questa stagione, semplifichiamo la narrazione, ammazziamo personaggi senza dare importanza alla loro morte (legati a Enzo), e facciamo fuori anche l’unico personaggio che aveva una tridimensionalità e una tragicità umana extracriminale (Patrizia).

Sono convinto che Gomorra riuscirà a rialzarsi ma, al momento, ha abbassato di gran lunga ogni interesse e ogni complessità. Una delusione maggiore considerando la forza di tutti i suoi reparti e le premesse di inizio stagione.

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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