Fin dall’inizio, il metodo degli autori di Gomorra per togliere ogni glamour dalla storia e dai personaggi è stato chiaro: circondarli dalla morte. Impellente, prevedibile, continua.
Da un lato è un sistema quasi naturale, essendo questa una serie tv di genere crime. Dall’altro lato, la prevedibilità della morte è riuscita a dare una forza tematica ancora più propulsiva, rinchiudendo i protagonisti nel loro fatale destino del quale sono pienamente consapevoli.
Ma c’è un problema. Ovvero, come questo metodo è stato narrativamente usato dalla serie. Fin dall’inizio ad essere onesti, e in maniera ancora più lampante in queste due nuovi episodi.
La morte dei personaggi spessissimo è stata l’unica arma narrativa usata, talvolta con estrema facilità. E, seppur debba essere prevedibile per i personaggi, non dovrebbe mai esserlo per noi spettatori. Invece, quasi sempre Gomorra: la serie quando decide di “far fuori” un personaggio, struttura l’intero episodio attorno a loro.
Può funzionare nella costruzione di capitoli di un grande romanzo, come questa 4° stagione è letteralmente disegnata, con ogni episodio che pare autonomo dagli altri. Ma non può funzionare nel lungo termine, poiché annulla completamente l’impatto dell’avvenimento. Improvvisamente, un episodio si concentra su un personaggio a lungo tenuto in secondo (talvolta terzo) piano, e ci chiede di empatizzare o quantomeno interessarci alla sua sorte nello spazio di 40 minuti. Oltretutto, ci chiede di farlo proprio nel momento in cui il suo destino è diventato telefonatissimo.
Una scivolata narrativa che diventa vero difetto considerando quanto è stato usata questa identica struttura dalla serie (addirittura in entrambi gli episodi di questa settimana). E che, onestamente, toglie anche un po’ di tragicità agi eventi raccontati: il doppiogiochismo tra gli Alleati e l’incapacità di Gennaro di uscire dal proprio mondo.
In sostanza, due buone puntata nelle quali però gli spettatori potevano leggere con largo anticipato ogni evento e sviluppo. Arrivati già oltre metà stagione, a Gomorra: la serie è lecito chiedere un po’ di più.
.
Emanuele D’Aniello