GLOW, donne e wrestling: l’inattesa combinazione perfetta

Glow

Donne che fanno wrestling negli anni ’80. Vi sfido a trovare una premessa più strana e strepitosa per una serie tv.

E la cosa più incredibile è che le creatrici Liz Flahive e Carly Mensch non hanno dovuto inventare nulla. Quando si dice “la realtà supera la fantasia”, Glow – che sta per Gorgeous Ladies of Wrestling – è stato un vero show televisivo andato in onda in America nella seconda metà degli anni ’80.

Questa nuova serie targata Netflix, la cui prima stagione composta da 10 episodi di mezz’ora ciascuno è disponibile online dal 23 giugno, è appunto il racconto molto liberamente ispirato di quella pazzesca avventura televisiva. Ma soprattutto, oltre l’aspetto semi-biografico, è una entusiasmante comedy che diverte e arriva con una tempistica storica perfetta.

Partendo dalla vicenda di Ruth, una sfortunata aspirante attrice che, tra un provino fallito ed un altro, si ritrova con altre ragazze coinvolta quasi per caso nella lavorazione di un programma tv di wrestling totalmente al femminile, questa nuova perla di Netflix pian piano getta un occhio sul ritratto delle problematiche, ambizioni, potenzialità e capacità delle donne in un periodo – quello degli anni ’80, appunto – infuso dallo yuppismo di stampo reaganiano e quindi poco propenso ad accettare una dimensione femminista che non fosse “filtrata” per maschi.

Non fatevi ingannare dalle apparenze, infatti. GLOW, nemmeno a farlo apposta, arriva quando parlare di potenza femminile non è più un tabù, semmai quasi doveroso.

Da un lato, è una classica storia di rivincita personale e sociale inseguita attraverso lo sport. Dico “classica” perché il template di Rocky ha fatto scuola. Ma qui la dose di irriverenza anticonvenzionale è possibile grazie all’utilizzo del wrestling, non il primo sport che viene in mente. Forse perché non è solo sport, ma nemmeno la barzelletta che molti penserebbero. Uno dei punti di forza della serie è infatti quello di trattare il wrestling con rispetto e senza ridicolizzarlo. Ne vengono ovviamente esaltati gli aspetti più sopra le righe e stereotipati del prodotto anni ’80, ma non c’è una vera presa in giro, semmai si cerca di carpirne l’importanza dello spirito di gruppo e la primordiale dirompenza emotiva che il wrestling trasmette nei suoi appassionati.

E poi, appunto, è una storia di donne che prendono in mano il controllo di sé stesse. Vediamo 14 personaggi femminili imparare a combattere, impegnarsi ad interpretare altri ruoli, capire come fare squadra. Sono donne che, insieme, combattono per un obiettivo e scoprono la forza del proprio genere. Con in mezzo due personaggi maschili che non rappresentano proprio il meglio della loro categoria. La parola “femminista” è ormai abusatissima e spesso fuori luogo, e GLOW non vuole sfruttarla. Ma con efficacia ed intelligenza ci mostra come “l’empowering” femminile debba diventare un aspetto fondamentale della nostra società.

GLOW, al tempo stesso, non smette mai di intrattenere, e non perde mai di vista la propria natura.

Ha sicuramente un sottotesto importante ed episodi emotivamente forti – su tutti l’ottavo – ma rimane una comedy ironica e spassosa. L’ambientazione negli anni ’80 permette di sfruttare quella musica, quei colori, persino le acconciature vistosissime del periodo. Possibilità estetiche che quindi moltiplicano il divertimento e l’energia travolgente della serie.

Recitata benissimo dall’intero cast corale, realizzata con gusto e intelligenza, GLOW è davvero un appuntamento che non potete perdere. E anche per i puristi delle serie tv sarà difficile resistere al binge watching con un prodotto come questo.

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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