“Proprio io, crescere un ragazzo!? Non mi piacciono i ragazzi! Sono….hanno sempre le mani sporche di marmellata, anche se a casa mia non c’è, non solo, hanno sempre la marmellata sulle mani, sono sempre appiccicose e questo io non lo sopporto! Non ho pazienza per le mani alla marmellata!”
Secondo molti, incluso il sottoscritto, la seconda stagione è davvero quella in cui Gilmore Girls diventa a tutti gli effetti Gilmore Girls, la serie che i suoi fans amano.
E poi non dimentichiamolo, è la stagione in cui arriva Jess.
Al secondo anno infatti, è ormai chiarissimo che Amy Sherman-Palladino e suo marito Daniel hanno pienamente in mano le redini dello show dal punto di vista creativo, sanno cosa fare e cosa vogliono, soprattutto sanno che lo stile e il tono sono tutto per differenziare la loro serie dai tanti dramedy generazionali del panorama tv e rendere unica la serie. La trama rimane canonica – i piccoli drammi quotidiani con l’aggiunta del triangolo amoroso, e su questo ci arriveremo tra poco – ma finalmente la serie diventa un prodotto slegato dalla propria trama: sono i personaggi a contare, il linguaggio a renderlo differente, l’umorismo a farlo diventare qualcosa di mai visto prima, lo spirito a lasciarlo umanissimo e quindi profondamente empatico pur essendo ricco di cose eccentriche.
E quando dico eccentrico, davvero uso eufemismi. Gilmore Girls fa letteralmente morir dal ridere con un’ironia particolare tutta sua, figlia delle bizzarrie di cui nessun’altra serie è capace. Vedere per credere:
Ma appunto, è il momento in cui arriva Jess, e tutto cambia.
I primi quattro episodi sono in pratica un lungo epilogo prolungato della passata stagione, in cui Lorelali accetta la proposta di matrimonio di Max, i due fanno i preparativi e poi, improvvisamente, Lorelai ci ripensa e letteralmente scappa. La storia c’è da ammetterlo finisce un po’ all’improvviso (è un po’ poco realistico il modo in cui Max accetta tutto rassegandosi, sparendo letteralmente dalla scena) ma è decisivo per comprendere il carattere della protagonista: a causa di tutte le esperienze passate ed una gravidanza inattesa, è una donna che deve fare le cose e non avere il tempo di pensarci, un elemento che tornerà molto più avanti nel corso della serie in maniera decisiva.
Dalla 5° puntata inizia veramente la nuova stagione, con l’arrivo di Jess appunto. Il nipote di Luke è trattato in maniera abbastanza stereotipata all’inizio, è il classico introverso dal cuore duro che per non esporsi fa il bullo con tutto e con tutti, ma non solo l’effetto comico della sua essenza cittadina a contrasto con la semplicità di Star Hollows è perfetto, ma soprattutto è fondamentale il suo ingresso perché scardina il carattere di Rory, che da dolce ragazzina studiosa e perfettina finalmente diventa un’adolescente tridimensionale. Ancora, non è il semplice ingresso del già visto elemento del triangolo amoroso a cambiare le carte in tavola – per quanto le spettatrici per anni si sono divise in team Jess e team Dean – quanto il modo in cui tale elemento cambia l’evoluzione di un personaggio, la cui necessità di stimoli e interessi cambia radicalmente. Dean e Jess non sono banalmente due opposti, dopotutto sommandoli non si raggiunge la perfezione, tutt’altro, ma la rappresentazione del cambiamento d’età, un percorso che l’inventiva del team Sherman-Palladino ha sempre trattato con grande lungimiranza.
Paradossalmente l’ingresso di Jess, e lo dico da spettatore maschile non a caso, è anche importante perché instaura uno dei migliori rapporti della serie, quello con lo zio Luke. E’ incredibile come una serie di fortissima e fondamentale impronta femminile, e sempre spacciata ad un pubblico di sole ragazze, abbia in realtà nel corso di sette lunghi anni sempre azzeccato i personaggi maschili e soprattutto i rapporti tra di loro: quello tra Luke e Jess è un rapporto di profonda sincerità e profonda stima che cresce col tempo, basato sui gesti, sulle attenzioni, sulle punzecchiature e sulle battute quando meno te lo aspetti, senza alcuna formalità perché solitamente, quando due uomini si vogliono davvero bene, per loro esprimerlo è la cosa più difficile. Per carità, Luke e Jess sono entrambi molto caricaturali nel loro ostinato orgoglio e astio verso il mondo circostante, ma è la loro sincerità reciproca a renderli estremamente credibili.
Il rapporto umano, appunto, è quello alla base di tutto, consolidato ancora di più in questa stagione. Quello tra Lorelai e Rory è quasi inutile sottolinearlo, e semmai colpisce quello tra Rory e Paris, talmente particolari da dover diventare amiche quasi per forza di cose, e tra Lorelai e la madre Emily, che tra i soliti bassi ha dei bellissimi alti, come l’episodio in cui le due vanno insieme alla spa. Ma ovviamente il momento indimenticabile è quello del diploma di Lorelai: il suo rapporto con i genitori non cambia in quel momento, sarà sempre complicato e raggiungerà altre enormi fratture, ma quell’attimo in cui i loro sguardi si incrociano quando Lorelai è sul palco vale tutto. Davvero, vale tutto per dei personaggi fittizi e per noi spettatori.
Chi ama Gilmore Girls probabilmente ha iniziato ad essere conquistato ed amarlo da questa seconda stagione. Insieme alla terza, è probabilmente quella più equilibrata tra dramma e commedia, tra eccentricità e umanità. Insomma, è puro Gilmore Girls.
I 3 Miglior Episodi:
“The Bracebridge Dinner” – 1×10
“Teach Me Tonight” – 1×19
“Lorelai’s Graduation Day” – 1×21
Emanuele D’Aniello