Better Call Saul 4×02, uomini per tutte le stagioni

Better Call Saul 4×02

I titoli degli episodi in Better Call Saul raramente sono casuali. E se questo episodio si chiama, in originale, “Breathe”, il messaggio non è poi così tanto criptico. “Respirare” è una delle lezioni fondanti della serie.

Respirare, riflettere, pensare, agire con calma. Questo è il metodo di scrittura e concezione di Breaking Bad prima e Better Call Saul adesso. Anche ora stiamo respirando, l’inizio di questa 4° stagione tutto sommato è stato molto calmo. I fruitori stupidi di serie tv direbbero “non succede niente”, che poi è pure vero, ma questo universo ci ha abituato a tale ritmo. Non succede niente quando in realtà succede tanto.

Se i fatti non si smuovono – per quanto si sia seminato un possibile conflitto tra Kim e Jimmy, con la prima che ha nascosto la lettera di Chuck – sono i personaggi, come sempre, a muoversi, e la loro introspezione abitualmente crea l’azione.

Jimmy cerca lavoro ma la scompara del fratello ha lasciato tracce inestinguibili. Mike vorrebbe fare le cose a modo suo senza che nessuno glielo impedisca. Gus vorrebbe controllare addirittura lo stato di salute di Hector. Ed infine Ignacio pensa che la situazione possa cambiare con un solo gesto.

Tutti, tutti e quattro trovano ostacoli sul loro cammino, e la reazione è sempre la medesima: non saper respirare.

Oddio, onestamente Mike è l’unico che lo fa, lo conosciamo, sappiamo quanto prende tutto con tranquillità e assoluta fiducia nelle proprie ragioni e nei propri mezzi. Ma gli altri? Ignacio non capisce quando è il momento di gettare la spugna, e si ritrova sotto un nuovo boss forse ancora più spietato. Quel boss, Gus, che è sempre imperscrutabile nella lettura delle proprie emozioni ma, quando decide di non respirare e prendere l’iniziativa, non sceglie mezze misure. E Jimmy? Beh, Jimmy come sempre è colui che si scava la fossa da solo.

Potete legittimamente e tranquillamente preferire la storyline di Mike, che finora in questo inizio di stagione viaggia separata rispetto a quella di Jimmy. Dopotutto, le scene di Mike e Gus sono quelle che più fanno parte, e si avvicinano, all’universo di Breaking Bad. Ma l’emotività pulsante rimane sempre con Jimmy, negativa o positiva che sia.

Vederlo muoversi prima, durante e dopo il suo colloquio è un microcosmo perfetto del personaggio Jimmy McGuill prima di diventare Saul Goodman. Vuole trovare un lavoro onesto, è assolutamente appassionato e appassionante, sa vendere e vendersi, è dannatamente convincente. Ma, al tempo stesso, è completamente inaffidabile non tanto per gli altri, quanto proprio per se stesso. Rimane tormentato, insoddisfatto, nebuloso: quando potrebbe accontentarsi torna indietro non contento, e quando raggiunge il suo scopo è incapace di godersi la vittoria. Sarà l’ombra di Chuck, che ormai lo ha segnato per sempre e lo ha convinto a non essere una brava persona, oppure un insito DNA che lo spinge sempre a cercare la via facile, quella della truffa, quella più deleteria?

Forse entrambe sono risposte vere. O forse, semplicemente, Jimmy/Saul è un vero, fatto e finito, essere umano.

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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