Better Call Saul 3×10, quel che è fatto è fatto

Better Call Saul 3x10

Credo sia un fatto di karma se, dopo una stagione elogiata costantemente e pienamente, le critiche arrivino proprio sul finale.

Questa chiusura di stagione di Better Call Saul ha un intento chiaro: mettere i personaggi di fronte a conseguenze. Tutti. Ognuno dei protagonisti ha fatto qualcosa di irrimediabile durante la stagione, e le conseguenze delle loro gesta sono lì ad aspettarli. Inesorabili e pesanti come macigni.

Jimmy, prima di tutto, deve affrontare la propria condotta amorale. La guerra col fratello, il lavoro mollato interamente sulle spalle di Kim, la manipolazione di innocenti vecchiette, come detto la scorsa settimana qualsiasi cosa toccata da Jimmy in questa stagione è finita malissimo per lui e per gli altri. Affrontare le conseguenze per lui non vuol dire tanto rimediare, quanto venire a patti con la propria natura.

Kim ha speso tantissimo, troppo, prosciugandosi personalmente. Una vita sregolata, non per eccessi ma paradossalmente per il troppo zelo lavorativo, non è consigliabile. Si trova di fronte al classico bivio, a scegliere tra vita e lavoro, a dover capire se la sua passione è ancora per le ambizioni giuste.

Nacho si è incastrato da solo nella propria situazione. Dover rimediare per lui non è migliorare, semmai creare altri problemi, a sé stesso e al padre. Il destino di Salamanca non è la fine dei problemi, solo un cambio di direzione. Quando scegli la vita criminale e consumi tutto il resto, le conseguenze non ti lasciano mai.

Chuck, vero protagonista dell’episodio, affronta le conseguenze di una vita. Non è l’ipotetica malattia ad averlo fatto deragliare, ma la sua arroganza. Mettersi contro il suo stesso studio per puro orgoglio è la goccia finale, più della chiusura del rapporto del fratello. E se la sua esplosione, che ha ricordato il finale di La Conversazione, ha dimostrato letteralmente le macerie della sua vita, e l’ultimo fotogramma sta probabilmente lì a chiudere il suo arco narrativo.

Ma, appunto, è Better Call Saul a dover affrontare le conseguenze della sua stessa natura.

Quando si realizza un prequel bisogna sempre stare attenti e capire fin dove arrivare. Se infatti si creano storie nuove, come fatto quasi sempre dalla serie, è possibile replicare un successo. Ma se si toccano argomenti già conosciuti, oltre la risata beffarda di un fan non si va. Il punto è che, mi spiego, con un prequel c’è il rischio di non saper creare pathos. Better Call Saul non ha mai avuto tali problemi, anzi, ma più va avanti più i freni aumentano.

La scena più tesa dell’episodio, sulla carta, è quella di Nacho. Ma come può esserlo, realmente, se già conosciamo il destino di Herctor Salamanca? Come possiamo temere per Jimmy se sappiamo che finirà comunque per praticare legge?

Senza nasconderci, Better Call Saul sta iniziando a girare intorno a sé stesso, a ripetersi. In questo finale la scena madre, il momento emotivo è sicuramente il confronto tra Chuck e Jimmy, l’ennesimo e più duro insulto di Chuck quando dice al fratello che non è mai importato veramente. Ma questa cosa già la sapevamo, nell’episodio del processo era venuto a galla tutto il risentimento personale di Chuck. La scena, che dovrebbe essere terribile, è in realtà ridondante, ripetitiva, quasi inutile.

Better Call Saul è una serie arrivata alla sua data di scadenza naturale, c’è poco da aggiungere.

Il punto è sempre stato vedere Jimmy trasformarsi in Saul, e ormai abbiamo tutti i motivi e le cause sul tavolo, persino l’esplicita sottolineatura di dover abbracciare la propria natura. E la storia parallela dei cartelli messicani della droga è ormai troppo vicina a Breaking Bad per essere realmente avvincente.

La serie ci ha regalato una 3° stagione di altissimo livello, è giusto dirlo, ma questo finale ha evidenziato anche i limiti. Prima di diventare ripetitiva, e soprattutto prima di diventare scontata nelle aspettative dei fans, la serie però deve finire. Ed è giusto che lo faccia fintanto che ci offre un picco qualitativo con pochi pari in tv. Better Call Saul merita di chiudere col botto, magari il prossimo anno, se lo è guadagnato col campo, e non merita di trascinarsi oltre l’inevitabile.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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