Better Call Saul è una serie che indubbiamente non piacerà ai manichei.
E’ una storia che sguazza nelle mezze misure e, per quanto offra sempre una paletta cromatica piena di toni sgargianti, il suo colore preferito è il grigio.
Battute a parte, esattamente come era Breaking Bad, adesso Better Call Saul è una serie interamente fondata sui lati grigi. Ci possono essere personaggi più buoni o più cattivi, ma tutti valicano spessissimo il confine. E quindi diventa difficilissimo giustificarli, intrappolando anche lo spettatore nelle mezze misure.
Jimmy è naturalmente l’esempio principale. E lo è ancora di più perché sappiamo diventerà Saul Goodman, e questa sua graduale discesa è affascinante quanto inquietante. E soprattutto strana, se pensiamo che dall’apice emotivo, la vittoria in tribunale contro Chuck, Jimmy ha iniziato a cedere ad una natura più corrotta. Non che sia mai stato un santo, i tempi di Slippin’ Jimmy sono stati raccontati dalla serie. Ma ovviamente c’è una differenza, a cominciare dalle vittime.
In una serie che ci mostra droga, sparatorie, guerre tra cartelli messicani, è fantastico poter affermare che un momento tra i più disturbanti può essere la manipolazione di un gruppo di vecchiette.
E’ uno spunto semplicissimo, quasi volutamente comico, e le macchinazione truffaldine di Jimmy le conosciamo bene. C’è comunque qualcosa di perverso, di moralmente ripugnante, specialmente perché accade contro persone che non possono difendersi. E perché noi, senza nasconderci dietro un dito, ridiamo della faccenda.
E’ una sfumatura moralmente grigia quella in cui Jimmy opera. Alla fine porterà soldi anche alle sue vittime, ma la macchinazione non lo metteva tra gli obiettivi. E’ una vittoria solo per Jimmy, a ben vedere. Ed è giusto che la festeggi da solo, è catartico vedere che la prima conseguenza sia la solitudine. Il suo modo di fare ha alienato Howard, che un tempo lo compativa, e soprattutto ha respinto Kim, l’unica che ha sempre avuto vicino.
In un episodio che si chiama “Fall”, l’uscita dal lato grigio non è la redenzione, ma la definitiva caduta.
Dopotutto la corruzione, l’accettare scorciatoie per raggiungere qualcosa, ha conseguenze. Non si può aspettare di sbagliare e rimanere impuniti. Kim non ha fatto cose sbagliate, onestamente, ma è una vittima di ciò che Jimmy tocca. Nacho non può pensare che il padre accetti un lato grigio con la leggerezza propria dei criminali. Mike non può credere che sarà facile, e senza problemi, mettersi al guinzaglio di un signore del narcotraffico. Chuck non può immaginare che tutto il male arrecato con la sua tracotanza non tocchi le fondamenta delle sue stesse certezze quotidiane.
Better Call Saul è una grande opera perché, alla bellezza del racconto, affianca un ritratto morale. Parla alla pancia di noi spettatori, ben consapevole che noi siamo propri i primi a valicare quel confine grigio.
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Emanuele D’Aniello