Nonostante i picchi, questa finora è una stagione di Better Call Saul largamente compassata e riflessiva.
Certo, abbiamo avuto la soddisfazione di goderci il ritorno di Gus Fring. E sì, i confronti tra Chuck e Jimmy sono stati la spina dorsale emotiva e narrativa del racconto. Ma indubbiamente questa stagione si sta muovendo in maniera molto lenta, più del solito a cui siamo abituati. Quindi, in una puntata come questa, la lentezza talvolta può diventare frustrante.
Questo 8° episodio non è stato indimenticabile, sia chiaro. Un sentore acuito dal fatto che mancano così poco al finale di stagione, e si pretende sempre tanto. Anche in una stagione in cui tutta la tensione è stata costruita con momenti lunghi, metodici, quasi snervanti, tirati il più possibili e senza parole, questa puntata appare fin troppo transitoria.
Fortunatamente però, e per grande merito di quanto fatto finora dalla serie, in questi momenti vuoti rimangono i personaggi.
Le loro azioni, i loro comportamenti, i loro sentimenti. Se la grande narrazione è momentaneamente ferma, possiamo goderci i personaggi, i quali rimangono più interessanti che mai. Sono proprio in realtà a muovere la storia, portandoci ogni volta qualche centimetro più avanti l’inevitabile baratro.
Prendiamo allora Jimmy, naturalmente. E di conseguenza Chuck, la cui vicenda continua ad andare in parallelo col fratello. Dopotutto, se il primo finge un infortunio, ma si fa male davvero, il secondo ha finto inconsapevolmente per anni una malattia, e ora pare uscirne. Prendiamo entrambi, perché voglio sapere chi due puntate avrebbe immaginato tale inversione di tendenza. Chi avrebbe mai detto, ora, che Jimmy è l’antipatico e Chuck quello meritevole di empatia.
In un certo senso c’era da aspettarselo, dovevamo solo stare attenti. Jimmy sta scivolando (scelta verbale voluta) sempre più verso Saul Goodman. Nelle ultime due puntate, dal picco emotivo raggiunto nel processo contro il fratello, Jimmy non ha avuto più un solo momento positivo, e non se lo è nemmeno guadagnato. La giustizia gli ha finalmente dato vittoria, e da quel momento improvvisamente è diventato insopportabile, cinico, cattivo. Persino la sua scena con Kim rappresenta uno dei momenti più duri e tesi tra i due nella serie.
Abbiamo già davanti ai nostri occhi il vero mercenario Saul Goodman?
La strada è sicuramente quella, ormai avviatissima. E allora la nostra empatia di spettatori va veicolata verso altri. Dopotutto in Breaking Bad, quando Walter White diventava sempre più mostruoso, si acuiva il senso di pena verso Jesse. Forse quel ruolo da Jesse Pinkman in Better Call Saul lo ha ereditato Nacho. Lui ha sicuramente la miglior scena di questo episodio, un concentrato di tensione e disperazione d’antologia. E’ Nacho probabilmente quello che più vorremmo vedere salvarsi adesso. Lui quello che adesso meriterebbe una vittoria dalla serie, molto più di Jimmy. Certo, non è un innocente al 100% nemmeno lui, ma dopotutto chi lo è in questa serie? Chi lo è in questo mondo disperato?
Better Call Saul è alla volata finale di stagione, imboccata proseguendo una inattesa spirale pessimista. In una puntata non memorabile come questa troviamo comunque significati e sentimenti da analizzare, un buon segno sullo stato di salute generale della serie.
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Emanuele D’Aniello