Fin dalla nascita della serie, la domanda di tutti è stata solo una: come sarebbe nato Saul Goodman?
La scorsa settimana abbiamo visto la sua prima apparizione in modo indiretto, ma era solo un assaggio. Perché il vero Saul Goodman non è solo la figura colorata e sopra le righe, ma è soprattutto un mercenario che preferisce, spesso senza pietà, le vie criminali più facili a tutto il resto. Non dimentichiamolo, pur facendoci ridere, Saul Goodman era un personaggio negativo.
Il nostro Jimmy McGuill invece, prima delle camicie colorate, ha messo ben in mostra il suo cuore. Certo, anche lui ha sempre avuto delle grosse ombre, una innata tendenze alle truffe, ai sotterfugi, alle scorciatoie al limite della legalità. Ma in Better Call Saul non ci è mai stato presentato come un cattiva persona al 100%.
Questa terza stagione ci sta unendo, sempre più rapidamente e inevitabilmente, al mondo di Breaking Bad. Per le storie, per i personaggi, e per il crollo emotivo che sta attraversando Jimmy. E quando si trasformerà in Saul, dovremo per forza ricordarci di questo episodio.
E’ doloroso assistere a tutte le sfortune che Jimmy subisce in questa puntata, meritate o meno.
Soprattutto perché, per una serie spesso divertente come questa, non c’è il minimo sentore di ironia. Jimmy è abbattuto sotto gli aspetti, dai soldi alla stima personale. Le sconfitte si sommano, la spirale negativa si addensa, come se una sfortuna chiamasse la successiva. E Jimmy non riesce nemmeno a reagire, talmente forte è il pugno che lo schiaccia. La sua unica risposta è covare ancora più rabbia, ancora più indifferenza, ancora più desiderio di vendetta, ancora più meschinità, come nel finale. Forse Jimmy è ancora lontano dal trasformarsi nel mercenario Saul, ma sicuramente Jimmy sta cambiando in sé stesso, lasciando spazio ad un cinismo senza fondo.
E’ la vita che ci porta a queste situazioni? E’ il mondo esterno a trasformarci in cattive persone? Non filosofeggio adesso, tranquilli, però Better Call Saul non è mai stato così pessimista. E nemmeno Breaking Bad, che comunque era fortemente dark. Questa puntata infatti lascia infatti una fortissima impronta sull’inevitabilità della sconfitta umana: Jimmy è in caduta libera, Kim non può godersi i propri successi a causa di lancinanti dubbi morali, Mike vorrebbe lasciarsi alle spalle i “rischi del mestiere” ma è continuamente trascinato.
Proprio a Mike ben due volte, sia Nacho sia Daniel Wormald, dicono che loro “sono già coinvolti”. Che gli piaccia o no, che provi a starne fuori o no, anche Mike lo è. E anche Jimmy è coinvolto nella spirale negativa che ha collaborato a creare. Insomma, quando si inizia un qualcosa, è davvero difficile uscirne, quasi impossibile farlo indenni. E che tale senso di ineluttabile destino sia l’anticamera al finale di stagione, è molto significato verso la strada che Better Call Saul è pronto ad intraprendere.
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Emanuele D’Aniello