Better Call Saul 3×01: calma e sangue freddo

Better Call Saul 3x01

Per un anno intero abbiamo atteso il ritorno di Better Call Saul.

Un anno intero in cui la pazienza è stata ancor di più messa alla prova a causa dell’annunciato e strapubblicizzato “ritorno” del personaggio di Gus Fring, praticamente venerato dai fans.

E di conseguenze, con così tanto hype a dominare le premesse, è giusto che la prima puntata della 3° stagione sia stata esattamente ciò che doveva essere: lenta, metodica, analitica.

I fans di Breaking Bad conoscono benissimo il modus operandi di Vince Gilligan e compagnia bella, e anche l’esperienza di Better Call Saul non fa eccezione: quando sembra che debbano arrivare fulmini e saette, è proprio lì che la serie si ferma per prendere il suo tempo e costruire tutto. E per (ri)vedere Gus c’è ancora tempo.

La scena madre di tutto, davvero, è quello in cui Jimmy e Chuck si “confrontano” sui diversi modi di togliere il nastro adesivo dalle pareti: JImmy lo fa velocemente, mentre Chuck gli insegna a fare piano piano, passando il nastro lentamente da un dito all’altro, scendendo senza strappi.

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E’ una scena apparentemente innocua, ma in realtà è il momento in cui non solo vediamo i mondi che separano i due fratelli, ma in cui soprattutto Gilligan parla ai propri fans.

Ci sono coloro che vorrebbero strappare quel nastro il più fretta possibile, il più rudemente possibile, quelli che vorrebbero vedere omicidi e inseguimenti, un’accelerazione costante della storia, rese dei conti a ogni puntata, la trasformazione di Jimmy in Saul Goodman ormai da tre anni, subito un aggancio alle storie di Breaking Bad o quantomeno un seguito ai flashforward in bianco e nero per capire cosa è successo dopo. E invece la serie, esattamente come Chuck, preferisce togliere quel nastro con calma e pazienza, costruendo i momento, indagando sulle relazioni dei personaggi, facendoci capire il perché e il come, lasciandoci innamorare di quei caratteri. Sarà lento, ma proprio per questo è fatto bene.

Dopotutto, questo primo episodio conferma che Better Call Saul, per quanto di genere crime e costantemente sferzata da una fortissima dose di ironia quasi grottesca, rimane una serie straordinariamente malinconica, tutta fondata sull’astio tra due fratelli, per cui Jimmy è sempre alla perpetua ricerca dell’approvazione di Chuck e quest’ultimo è sempre indignato dai comportamenti del fratello minore. Non è questione di sentimenti, ma modi di vivere che si scontrano.

La malinconia, ovviamente, è anche alla base di tutto ciò che riguarda Mike, il quale continua ad essere assoluto mattatore di una serie in cui non è protagonista. Mike in questo episodio è davvero l’epitome dell’approccio lento e metodico dell’intera serie: nelle scene in cui lo vediamo avrà sì e no tre battute, eppure riesce ad essere ipnotico come sempre. Mike ha fatto innamorare i fans per questo, per le sue azioni assolutamente meticolose – tenere l’attenzione su una scena lunghissima in cui si smonta e rimonta una macchina senza dire nulla non è da tutti – e per la straordinaria abilità di Jonathan Banks di recitare semplicemente con le rughe, trasmettendo tutta la stanchezza e sagacia del personaggio sbuffando o aggrottando la fronte.

Better Call Saul è tornato con una puntata eccelsa proprio perché rappresenta tutto ciò che è la serie. Questa sua calma ci conferma che le cose si faranno giocoforza esplosive, ma lo saranno perché la serie sa come costruirle.

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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