Una voce italiana da Oxford: Brexit non è la fine del Mondo

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Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare

[Mark Twain]
Sono passati pochi giorni dal Referendum che, il 23 giugno 2016, ha segnato per sempre la storia del “Vecchio Continente”. Ready or not, come direbbero gli inglesi, il 51,9% della Gran Bretagna (volente o nolente) ha votato a favore del Leave rendendo Brexit, ovvero l’uscita del Paese dall’Unione Europea, una realtà.
Nell’arco di un paio d’anni gli abitanti della Gran Bretagna dovranno essere considerati extra-comunitari dal resto d’Europa: molto probabilmente per gli immigrati non sarà più così facile entrare nel Regno Unito alla ricerca di un lavoro, ma quale sarà la scelta di chi è stato accolto fino ad ora?

Ora sento di avere qualche incentivo in più ad andarmene (o qualche incentivo in meno a rimanere, a seconda dei punti di vista).

Con questo giochino di parole, che potremmo aspettarci da uno studioso di grammatica latina, Tommaso Mari, dottorando presso l’Università di Oxford, mi racconta il clima pre e post Brexit “nella bolla di Oxford“, ovvero in quel gioiellino gotico dove ho avuto il piacere di conoscerlo un aprile di tre anni fa, mentre studiavo presso la deliziosa Sackler Library.

Come tutti gli studiosi, me lo immagino concentrato a ripassare la tesi di dottorato sul grammatico Consenzio, in preda magari all’abbrutimento da studio che tutti una volta nella vita abbiamo conosciuto e che spesso ci taglia fuori (non tanto consapevolmente) da ciò che ci circonda.

Il Leave, mi dice, sembrava avere un fronte più attivo, ma la città ha votato per lo più Remain: Nessuno aveva davvero paura che il ‘Leave’ potesse vincere”. Eppure, così è stato: la gente continua a vivere la propria vita e “per strada non si avverte nessun senso di apocalisse”. Mi fa sorridere Tommaso con queste parole, che scritte sembrano ironicamente giuste, perché i media non fanno che terrorizzarci sugli esiti futuri di questo Referendum.

No, non è la fine del Mondo.
Amarezza per gli sconfitti e trionfo per i vincitori: Tommaso mi riporta la notizia di “attacchi xenofobi (perlopiù verbali, per fortuna) a cittadini europei in nome della vittoria del ‘Leave’. […] Nella propaganda pro-Brexit, erano per lo più gli immigrati dall’Europa dell’Est ad essere oggetto di attacchi. Certo, non ho l’impressione che i britannici ci equiparino a loro, e forse qualcosa cambierà nel loro atteggiamento verso di noi – soprattutto in coloro che già nutrivano sentimenti xenofobi e che ora si sentiranno legittimati dal voto popolare.”

Tommaso Mari, dottorando in Lettere presso l’Università di Oxford

Tommaso stesso è confuso, rattristato al pensiero che “più di metà del Paese abbia scelto una via che a me sembra xenofoba, isolazionista e contraria all’idea che ho di cooperazione internazionale e solidarietà; in parte ho la sensazione, forse non corretta, che sia anche un voto contro quelli come me.  Dall’altra, spero che l’Europa sappia far tesoro di questa esperienza per migliorare quello che non va, e magari che possa perfino giovare della defezione di un Paese il cui atteggiamento nei confronti dell’Unione mi è sempre sembrato quantomeno ambiguo, se non proprio ostile. “

Mi rincuora, però, quando gli chiedo del suo futuro: sappiamo bene entrambi quanto la carriera accademica sia legata allo spostamento e all’incertezza, ma io ho subito pensato a quei fondi europei per la ricerca in mano alla Gran Bretagna. E il mio coetaneo umbro non mi nega di avere qualche incentivo in più ad andarsene, anche se non ora sa come cambierà la sua vita entro i prossimi due anni. Non cambierà poi tanto forse per i nostri ricercatori in UK, tranne forse la percezione di un Paese ospitante che si prova ad apprezzare, a rendere proprio, a vedere come una seconda casa: “Il sentimento nei confronti di un Paese che è meno aperto e dinamico di quel che credevo conclude Tommaso  – è cambiato, e non in meglio.
Ci terremo l’inglese come lingua universale e qualche partita da giocare in campo come europei, ci terremo le cartine geografiche per studiare i confini delle Colonne d’Ercole. Quel sogno dell’Europa Unita, che mi racconta da sempre mia madre come un’impresa che ai suoi tempi sembrava irraggiungibile, si è sgretolato.
Ma dopo qualche giorno, forse, questo non ci spaventa più.
 
Alessia Pizzi
Alessia Pizzi
Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

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