Il viaggio di Claver Gold e Murubutu
Nel mezzo del cammino della sua vita, il professore di filosofia Alessio Mariani, in arte Murubutu, ne fa un’altra. Proprio nel giorno in cui Dante termina il suo viaggio secondo alcune datazioni, il 31 Marzo, esce il nuovo concept album che fa impazzire il fandom, raccontando l’inferno di Dante: INFERNVM, appunto. E negli inferi, non scende da solo, ma si fa accompagnare da un altro mostro della rap-letteratura, Claver Gold.
Sono insieme nell’inferno di Dante: le due voci si sposano benissimo. Murubutu racconta a tono basso, veloce, con quella voce profonda che senti ovunque. Claver Gold esplode emotivo, aggressivo, quasi arrabbiato. Avevamo lasciato i due in sodalizio nel pezzo Le notti bianche, dove ad essere tirato in ballo era Dostoevskij, e ancor prima in Le sirene.
Da tempo ormai si aspettava una collaborazione tra i due, così affini nel loro genere, e l’album arriva come uno schiaffo a chi dice che i loro contenuti siano troppo alti per il rap. Certo è difficile parlare di rap in questo caso: è un nuovo genere letterato e didattico che apre alla conoscenza nuovi canali.
Dentro Infernvm
Le tracce sono undici, e sprofondano nell’inferno, sempre più giù. Si inizia con Selva oscura dove a parlare è Dante stesso: i suoi versi sono inseriti in un’atmosfera lugubre, fatta di ululati, vocali trascinate, suggestioni uditive dolorose e potenti. Il viaggio vero e proprio inizia con Antinferno: sospiri, pianti e alti guai fanno saltare l’aria senza stelle – canta Davide Shorty che ha dato il contributo all’album – mentre la porta ci si richiude alle spalle; siamo dentro.
Oggi come allora, le anime dannate diventano anche il pretesto di una riflessione sull’uomo: Paolo e Francesca sono dall’eternità l’amore colpevole e gigante e la penna di Murubutu è delicata e fedele al Sommo. La scena è classica, la sensibilità nuova. Il singolo ha aperto le danze il 25 marzo, Dantedì.
Pier delle Vigne si trasforma in Pier, un escluso dalla società che infine si toglie la vita, modernissima è anche Taide che “ha ucciso il principe ed è sola nel regno“. Non manca (quasi) nessuno, si procede rapidi sino ad arrivare all’epilogo: Chiaro mondo. Sembra di sentire qualcuno dire:
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
La musica universale di Murubutu
Il miracolo sta nell’universalità: non bisogna conoscere Dante per sentire la pelle che si accappona. Certo, il lettore più sapiente può giocare a trovare parallelismi e rimandi e a farsi forte della propria erudizione ma che io sia o meno un esperto conoscitore della Commedia, tuttavia, sentirò di essere Ulisse, Malebranche, persino Lucifero. Murubutu riscopre quello che è il cardine primo della letteratura di ogni tempo, quello di appartenerci, di riguardarci, e lo dice a tutti.
Serena Garofalo