Non credo ci sia necessità di una premessa ma, diciamo la verità, implicitamente tutti abbiamo paura di invecchiare.
Se da ragazzi si brama il momento in cui si potrà avere la patente, allo stesso tempo di desiderano spasmodicamente e con nostalgia gli istanti in cui si era giovani.
La concezione di tempo è soggettiva. La sua percezione, difatti, cambia nel corso della vita.
“Oltre i tempo, la formula naturale per la salute e la longevità” è l’opera del professore e psicologo Louis Cozolino che attraverso i suoi studi analizza la possibilità di adattamento e flessibilità del genere umano.
L’opera è divisa in quattro macro parti. Ognuna di esse analizza una fase della vita.
Si principia, ovviamente, dalla spiegazione del cervello sociale e dell’importanza di rimanere connessi agli altri. Processi fondamentali per quella che sarà l’evoluzione, la selezione naturale e le gerarchie comunitarie.
Gli anziani hanno da sempre un ruolo centrale poiché sono contributo attivo per la comunità. Invecchiando gli uomini diventano più accudenti e la loro saggezza diventa quindi strumento di crescita per diffondere siffatte esperienze. La stimolazione interpersonale quindi diventa fonte di accrescimento per tutti coloro che ne usufruiscono.
A seguire, la parte seconda, è incentrata totalmente sul cervello e la sua evoluzione. È quella che potremmo definire la parte più scientifica dell’opera a mio parere.
Vengono smontati numerosi preconcetti appartenenti erroneamente al sapere comune.
Il cervello è una sofisticata struttura regolatrice di sistemi. I lobi frontali, divisi in parte superiore (dorsale e laterale) e inferiore (orbitale e mediale) regolano differentemente le attività.
La corteccia prefrontale dorsolaterale si connette con il resto della corteccia e con l’ippocampo. Il suo compito è quello di congiungere l’attenzione, le informazioni sensoriali, la fantasia e la risoluzione dei problemi.
Invece la corteccia prefrontale orbitomediale lavora in rete con l’amigdala e organizza l’elaborazione emotiva, regola la paura e l’esperienza del sé. Questa parte del nostro cervello si è evoluta molto prima ed è la prima che sviluppa durante l’infanzia. Essa viene conservata per tutta la vita.
Il cervello vive un adattamento continuo.
Non solo i geni determinano la durata e la qualità della vita ma anche fattori esterni come cultura, stile di vita e la qualità delle relazioni.
È dimostrato che una “buona qualità di vita” possa rallentare il declino sensoriale e funzionamento cerebrale.
La parte terza è dedicata all’attaccamento e alla saggezza.
L’interpretazione sul concetto di saggezza è da sempre uno dei temi caldi della filosofia. Da Socrate passando per Kant approdando alla disciplina psicologica.
Infatti il focus dell’opera di Cozolino pone il confronto tra Oriente e Occidente e le relative conseguenze e spunti di analisi.
Se in Oriente saggezza significa controllo delle passioni per l’Occidente, invece, significa vivere secondo una buona condotta sociale.
Che significa ciò?
Il concetto di saggezza può essere valutato secondo criteri soggettivi, mentre la conoscenza secondo parametri d’oggettività.
Un esempio celebre è la richiesta fatta ad un gruppo di studenti universitari di elencare chi fossero dei personaggi notoriamente saggi. Le loro scelte furono: Gandhi, Confucio, Gesù, Martin Luther King Jr., Socrate, Madre Teresa, Salomone, Buddha, il Papa, Oprah Winfrey.
Una volta letto l’elenco sarà subito evidente che le scelte fatte nella nomina di questi personaggi è caratterizzata dall’unione di intelligenza intellettuale ed emotiva e da quelli che sono valori universalmente condivisi.
Gli anziani sono saggi.
Non è un sillogismo, bensì una maturazione che porta l’individuo ad un diagnosticato ciclo di ottimismo, nonostante l’amara consapevolezza dell’epilogo finale della vita. La morte è inevitabile. Quando questo non viene accettato si può parlare delle famose crisi di mezza età e di episodi critici di narcisismo.
Anima e corpo, la parte quarta: i segreti per vivere una vecchiaia in buona salute ed energia.
Dieta, sonno, esercizio fisico sono i tre pilasti. Ma non è da meno mantenere una vivacità vitale in quello che è la stimolazione ambientale esterna. Esser nonni è un valore aggiuntivo nella qualità positiva della vita. Offrendo nutrimento emotivo per i nipoti ne traggono giovamento entrambe le figure parentali. Anche la nascita spontanea di una risata, perché no anche contagiosa, stimola il cervello aumentando la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e l’attività muscolare.
È noto che gli anziani umoristici dimostrano meno stress emotivo e psicologico. Tuttavia per godere dell’umorismo non bisogna aspettare i capelli bianchi. Come considerava Freud l’umorismo è uno dei meccanismi più complessi e maturi di difesa e soprattutto attiva quello che in maniera semplicistica potremmo definire un circolo virtuoso di ottimismo e speranza.
E chi al giorno d’oggi, giovane e meno giovane, non necessita di un atteggiamento fiducioso e di empatia?
Alessia Aleo