Portare il libro vincitore del Premio Strega con sé in viaggio o sotto l’ombrellone è una delle cose che può capitare di fare in estate. Solitamente, si ha più tempo libero da dedicare alla lettura e tra il titolo che non vedevamo l’ora di leggere e quello che ci hanno consigliato, ce ne può rientrare anche uno di cui si sentirà parlare. Per questo vi ho proposto di leggere Spatriati di Mario Desiati con il bookclub dei Postumi Letterari.
Un cocktail dai sapori non ben definiti spacciato per un vino di dieci anni fa. D’altra parte, quando si tiene tra le mani un volume insignito di un premio così prestigioso, le aspettative sono alte. Credo che questo libro avesse tutte le carte in regola per piacermi. Ma qualcosa non ha funzionato. La lettura è stata sicuramente più piacevole di quella di La verità su tutto, altro candidato al premio, ma non mi ha convinta.
Audio recensione
Ascolta la mia audio recensione del libro Spatriati e scopri perché ha deluso le mie aspettative.
La trama di Spatriati
È lo stesso Desiati a darci la definizione della parola usata come titolo del libro. Si tratta di un vocabolo del dialetto di Martina Franca (luogo di origine dello scrittore e d’ambientazione iniziale del romanzo) privo di genere e di numero (tanto che è scritto con la tanto discussa schwa) che significa:
Questi aggettivi potrebbero tranquillamente essere accostati ai due protagonisti del romanzo, Claudia e Francesco. I due si conoscono da adolescenti non solo perché frequentano la stessa scuola, ma soprattutto perché il padre di lei e la madre di lui diventano amanti. Dato che entrambe le famiglie sono chiuse all’interno di un paese bigotto, chiacchierone e ipocrita, per i due innamorati non è possibile vivere liberamente la propria relazione ed entrambi rimangono con i legittimi consorti, causando continue tensioni in casa che hanno un impatto molto forte sui due ragazzi.
Claudia e Francesco crescono in un mondo di persone chiuse nei ruoli che la società ha detto loro di interpretare nonostante ci siano evidenti segni di cedimento emotivo. Se Francesco riesce ad adattarsi alla massa cristallizzandosi a sua volta, Claudia si allontana da Martina Franca viaggiando per l’Italia e l’Europa e intrecciando diverse relazioni spesso disfunzionali. Conosce e s’innamora di Erika, una versione ancora più irrequieta di lei stessa. Riesce a spingere anche Francesco ad allontanarsi da casa e a trasferirsi con lei a Berlino. In questa città, il ragazzo potrà finalmente esplorare la sua omosessualità fino ad allora tenuta a freno. Anche il rapporto tra Claudia e Francesco conosce dei momenti di intimità sessuale, ma la relazione tra i due non è qualcosa che può essere classificata secondo gli standard sociali. È un legame di affetto puro e profondo che serve ad entrambi per avere l’illusione di essere salvi.
La condizione degli spatriati
Il titolo del libro è sicuramente vincente. Non è solo accattivante, è la descrizione in cui molte persone potrebbero riconoscersi soprattutto quelli cresciuti in un posto socialmente soffocante e in famiglie con genitori che non comunicano tra di loro e che si rovinano la vita senza lasciar andare una relazione fallimentare.
La fuga di Claudia e la stasi di Francesco raccontano in maniera realista le possibili strategie di sopravvivenza a situazioni del genere. Quando non si vive in armonia con il proprio luogo di nascita, non ci si riconosce nei valori sociali che vengono propinati, non si hanno relazioni sane con i propri familiari, ci si sente in uno stato di confusione perenne rispetto a ciò che si è e a quello che si fa. Disorientati e in continua tribolazione: questa è la condizione di uno/a spatriato/a.
Non è un caso che entrambi i protagonisti riescano a sentirsi davvero liberi e a intraprendere relazioni realmente significative (pur con tutte le loro problematiche) solo a Berlino, la città delle contraddizioni per eccellenza. In un luogo che ricorda una delle pagine più nere della storia europea (se non mondiale), è evidente la voglia di liberarsi di tutta quella tristezza e di guardare al futuro. È una città che spinge a spogliarsi delle sovrastrutture, delle corazze sociali e del passato forse perché un tempo è stata la capitale di un regime che esaltava tutto questo. Nonostante questa parentesi, in Claudia e Francesco continua a esserci qualcosa di rotto che rende il loro approccio alla vita poco deciso e sempre sofferente.
La salvezza sembra non essere possibile in questa situazione. Quello che è possibile è riconoscere in qualcun altro quello stesso stato di spaesamento e incontrarsi nel disorientamento che è la vita. La quarta di copertina del libro recita, infatti:
Un libro spatriato
Questa cosa dovrebbe valere anche per chi legge. Tra le righe del romanzo di Desiati chiunque si senta uno/a spatriato/a dovrebbe riconoscersi e provare una sorta di conforto, se non di sollievo, nel sapere di non essere solo/a.
In realtà, la lettura del romanzo seppur scorrevole e veloce, non riesce a creare coinvolgimento in chi legge. Tutto è molto raccontato e alcuni eventi importanti sembrano quasi riassunti. La narrazione procede in maniera sbilanciata. Nel libro è dato tanto spazio a Claudia e al suo percorso mentre Francesco rimane un personaggio privo di profondità con motivazioni deboli e spesso anche poco interessanti. Non mi ha sorpreso leggere in un’intervista all’autore che Francesco è nato in un secondo momento mentre Desiati era alla ricerca di un modo per raccontare la storia di Claudia. Nel libro si sente questo squilibrio tra i personaggi ed è un peccato perché entrambi avevano molto da raccontare.
Gli eventi che coinvolgono i personaggi sono decisivi solo apparentemente. In realtà, non succede nulla di veramente incisivo che porta Claudia e Francesco verso una risoluzione reale. Questo potrebbe essere voluto o anche giusto per quello che è il tema del romanzo. Si potrebbe anche parlare di una scelta realistica: nella vita può capitare di non cambiare e di portarsi dentro il proprio malessere qualsiasi cosa succeda. Tuttavia, la narrazione risulta piatta. C’è voglia di continuare a leggere, ma non si è mai completamente soddisfatti neanche quando si arriva all’ultima pagina. È un libro spatriato, irrisolto, interrotto, senza meta. Può piacere proprio per questo. Oppure no.
Lo stile
Credo che il problema del mancato coinvolgimento nella storia nasca sia da un errato bilanciamento delle due storie che dall’uso di uno stile troppo raccontato. Ci sono molti resoconti che spesso portano a perdere tempistiche e spessore. Non mancano le scene di dialogo. Ce ne sono alcuni anche particolarmente belli, come ad esempio quello in cui Claudia e Francesco si confrontano sul significato di conoscere e amare qualcuno e in cui lei pronuncia una delle frasi che mi ha più colpita del romanzo:
La costruzione dei botta e risposta funziona, ma c’è qualcosa di irrisolto o di indefinito che non ti permette di arrivare a cuore della storia.
È interessante l’uso che lo scrittore fa dei luoghi e delle descrizioni del paesaggio. Le città sono vive e interagiscono con i protagonisti in maniera attiva, definendo parte di ciò che sono.
Chi dovrebbe leggere Spatriati
Spatriati è una lettura che si fa per la curiosità di conoscere il Premio Strega del 2022. Non credo che sia adatta a un pubblico d’adolescenti, ma va bene per qualsiasi persona in età adulta. Di certo, ha più possibilità di piacere a chi si sente in una condizione simile a quella dei protagonisti ma potrebbe anche non arrivare come ci si aspetterebbe.
Il prossimo appuntamento dei Postumi Letterari
Avete letto Spatriati? Condividete la mia opinione sul libro? Se la pensate diversamente o avete voglia di raccontare la vostra esperienza lettura, scriveteci all’indirizzo e-mail bookclubculturamente@gmail.com oppure su uno dei nostri canali social (Facebook e Instagram). Organizzeremo una live per parlarne insieme.
Per il prossimo mese, invece, ho deciso di rimanere ancora nell’ambito del Premio Strega (sono diventata appassionata, ormai!) e di proporre la lettura di Niente di vero di Veronica Raimo, libro vincitore nella categoria giovani. In questo romanzo pubblicato da Einaudi, Raimo traccia il ritratto esilarante e feroce dell’infanzia e della crescita di una giovane donna di oggi (ovvero lei).
Ci vediamo il 15 settembre con la recensione!
Buona lettura a tutti e a tutte!
Federica Crisci
Condivido la recensione di Spatriati. Belli alcuni momenti di scrittura anche lirici ma storia che lascia l’amaro in bocca per l’inconcludenza. Inoltre mi infastidiscono sia i rave che i club sex. Interessante invece la formazione cattolica ed il credo che permea il protagonista. Un senso di cristianità che ho trovato autentico e che disvela molto della cultura cattolica ps anche niente di vero non mi ha convinta fino in fondo