Credo nelle seconde opportunità, ma solo se si è davvero disposti ad agire diversamente e a cambiare. Altrimenti è inutile.
Dopo la grande delusione dell’anno scorso avuta con La disciplina di Penelope, ho voluto riprovare con Rancore, il secondo romanzo che Gianrico Carofiglio ha dedicato al personaggio di Penelope Spada (pubblicato sempre da Einaudi). Ora che ho finito il libro posso dire che, se ci dovesse essere un terzo libro, non lo leggerò.
La lettura è passata come se non avvenisse proprio come è successo l’anno scorso con La disciplina di Penelope tanto che ad oggi potrei copiare e incollare la recensione che ho scritto un anno fa cambiando titolo e anno e descriverebbe bene il libro e le mie sensazioni in merito. Cambierei la metafora alcolica, però! Dissi che era stato come ordinare un buon vino bianco e ricevere il Tavernello. In questo caso, direi che avevo scelto coraggiosamente di ordinare il Tavernello e mi sono ritrovata a bere un liquido annacquato, privo di qualsiasi aroma o profumo.
Audio recensione
Potete ascoltare il mio commento a Rancore anche su Spotify.
Rancore: la trama
Questa volta tocca a Marina Leonardi richiedere l’assistenza di Penelope per indagare sulla morte del padre, Vittorio. Ufficialmente, l’uomo si è spento a seguito di un improvviso attacco di cuore, ma la figlia crede che sia stata la sua matrigna, una donna giovane sposatasi con Leonardi (molto più grande di lei) solo per interesse. Il movente? L’intenzione del morto di cambiare il testamento e ridistribuire la sua fortuna in maniera più equa tra le donne della sua vita.
Non ci sono veri motivi per aprire un’indagine, solo i sospetti un po’ romanzati di una figlia che inconsciamente si sente in colpa e prova rabbia per non aver mai avuto un vero rapporto con suo padre. Nonostante questo, Penelope accetta per il nome del defunto. Il nome di Vittorio Leonardi è legato al suo ultimo caso ufficiale, quello che la spinse ad abbandonare la magistratura a seguito di errori imperdonabili.
La ricerca del possibile omicida porta Penelope a rievocare la fine della sua carriera e a raccontarla per la prima volta ad Alessandro, un uomo conosciuto al parco che riesce a colpirla per la sua sensibilità. Penelope arriverà in fondo alla sua indagine e alla sua storia, riuscendo finalmente ad emergerne e ad abbandonare il rancore verso se stessa.
Cosa non funziona (parte 2)
Continuo a sostenere che i casi raccontati da Carofiglio siano privi di una qualsiasi forma di pathos. Neanche tra le pagine di Rancore troviamo momenti di tensione o di suspense. Il caso si risolve nelle ultime pagine, ma attraverso un’azione che, su ammissione della stessa Penelope, andava fatta all’inizio delle stesse.
L’autore stesso sembra spiegarci la sua scelta, scrivendo nel romanzo:
“funziona così, nelle indagini. parli con tante persone, fai tante domande, le informazioni, spesso inutili, si accatastano le une sulle altre. passano i giorni e quello che vieni a sapere non serve a nulla, non ti porta – sembra – da nessuna parte […]. Bisogna continuare fino a quando – per caso, per fortuna, bravura, cocciutaggine – qualcosa si accorda inopinatamente con qualcos’altro”.
“Rancore”, Gianrico Carofiglio
Può essere che nella vita reale sia davvero così. D’altra parte, Carofiglio è un ex pubblico ministero e conoscerà queste dinamiche meglio di me. Posso anche accettare che nel mondo in cui viviamo tanto sia da attribuire al caso e che le cose spesso si risolvano per un colpo di fortuna (per non dire altro), ma il mondo letterario è un’altra cosa. L’arte imita la realtà non è la realtà. La trasfigura, le restituisce ordine e un senso più profondo. Si parte dal bisogno di comunicare qualcosa e si costruisce intorno una storia. Anche se si vuole raccontare la casualità, c’è bisogno di una struttura ricca di significato. Altrimenti il risultato non può essere interessante.
I gialli sono romanzi di intrattenimento da leggere per stimolare la capacità di ragionamento e l’attenzione verso i dettagli. Possono essere ambientati nella nostra quotidianità, ma serve una storia capace di catturare l’attenzione e in cui perdersi. Altrimenti, ci possiamo limitare ai casi di cronaca che leggiamo sui giornali.
La protagonista
Non è detto che in un giallo servono per forza gli investigatori geniali come Sherlock Holmes o Hercule Poirot, anche se sono le loro personalità ad aver dato fortuna del genere. Basta un personaggio che sappia incuriosire e interessare.
La vicenda di Penelope Spada viene finalmente rivelata in questo libro. La mia reazione è stata quella del suo ascoltatore, Alessandro.
“Alessandro aveva ascoltato in silenzio, senza intervenire né tantomeno fare commenti. alla fine mi aveva stretto l’avambraccio per qualche secondo, poi mi aveva chiesto se volessi essere riaccompagnata a casa”.
“Rancore” di Gianrico Carofiglio
Non si trova nulla da dire. Si avverte solo un sensazione che può essere tradotta con un “bah”.
Era interessante l’idea di unire la nuova indagine con il passato della protagonista. È una delle cose che spesso avviene nei romanzi gialli e che suscita maggior coinvolgimento da parte di chi legge. Alla fine, però, il nome di Leonardi è solo un pretesto per Penelope per ricordare la sua storia e riviverla. Non c’è una risoluzione di quel caso, non ci sono risposte alle sue domande. Il che va bene perché nella vita succede anche questo, bisogna accettare anche senza trovare delle risposte. Ma nei libri questo si traduce in mancanza di spessore, almeno per me.
Storia e personaggi mi sembrano buttati via senza particolare cura e senza che ci sia per loro la necessità di raccontare davvero qualcosa. Cosa dovremmo leggere nella protagonista? La necessità di sapersi perdonare anche per gli sbagli più grandi? Il bisogno di dominare i propri istinti? L’esigenza di doversi affidare a qualcuno per venir fuori dal proprio dolore? Non è chiaro e una volta terminato il libro non hai di certo la voglia di domandartelo.
Lo stile
La scrittura del romanzo continua a essere un punto a favore di Carofiglio. Lo stile è pulito, scorrevole, curato. Si può leggere in pochissimo tempo, nonostante le 239 pagine. Anche lì dove l’autore si concede alcune digressioni – come quella sul bosco e sui funghi del finale -, lo fa in maniera sobria e leggera.
Mi sembra una scrittura meta-comunicativa. Carofiglio spiega tutto (soprattutto le questioni giuridiche) e molto spesso si lascia andare a delle considerazioni che suggeriscono come leggere il romanzo. Lo fa in maniera intelligente e quasi impercettibile. Sicuramente, è uno degli aspetti migliori di tutto Rancore.
Chi dovrebbe leggere Rancore
Se siete anche voi della scuola delle seconde opportunità, accomodatevi. Altrimenti, vi consiglio di lasciar stare. È un ottimo romanzo estivo proprio per lo stile scorrevole. Quindi, se cercate qualcosa di leggero da portare sotto l’ombrellone, Rancore fa al caso vostro, ma non riponeteci troppe aspettative.
Cosa leggiamo il prossimo mese
Se avete letto il libro e volete condividere con noi pensieri e opinioni, scriveteci all’indirizzo e-mail bookclubculturamente@gmail.com o sui nostri canali Facebook e Instagram per partecipare a una diretta sul libro.
Ho deciso che per il prossimo mese ho voglia di un po’ di magia e di incanto. Ecco perché voglio leggere uno dei romanzi della collana A Twisted Tale di Giunti editore. In questi libri, eroi ed eroine sono quelli dei personaggi Disney, ma la loro storia ha subito un cambiamento significativo. Ho scelto Riflessi che ha come protagonista Mulan, uno dei miei personaggi preferiti, perché sono molto curiosa di conoscere questa versione alternativa di lei.
Chi mi fa compagnia? Abbiamo tempo fino al 15 giugno, data in cui uscirà la prossima recensione dei Postumi Letterari.
Buona lettura a tutti/e!
Concordo al 100% su tutto.
Gli ultimi due libri di Carofiglio sembrano essere lavori svogliati nati più per esigenze di continuità di pubblicazione che per effettivo stimolo creativo.
Rimpiango la saga di Guido Guerrieri!
Un giallo.che si rivela una splendida narrazione psicologica, stupendo, nulla da aggiungere.