Non basta una parrucca e, aggiungerei, nemmeno un paio di tacchi a spillo per le protagoniste del libro edito da Fandango Edizioni.
Si tratta infatti di storie di ordinaria transessualità, che liberano la mente da prospettive delineate da un immaginario collettivo lontanissimo dal dato concreto.
Mai come in questo periodo è di grande attualità la discussione sull’identità sessuale e sul sesso liquido, grazie anche alla discussione che impera sulla proposta di legge Zan.
Il libro Non basta una parrucca. Storie di transessualismo dal maschile al femminile è un documento importante e necessario che si compone di settanta interviste rilasciate da appartenenti al mondo transessuale a vario titolo, in primis individui con questo orientamento sessuale, a cura di Antonio Veneziani con la collaborazione di Ignazio Gori.
Il Veneziani poeta è una figura iconica e un militante di vecchia data e, grazie alla sua scrittura autentica e senza pudori, si pone come mediatore rendendo possibile l’incursione rispettosa nella struttura psicologica del mondo transgender che immaginiamo notevolmente semplificato dalle narrazioni fantasiose e folkloristiche.
Un viaggio in realtà parallele ma con infiniti punti d’incontro in una quotidianità che rivendica il diritto di esistere a pieno titolo, senza il bisogno di un’omologazione normalizzante ma solo di un riconoscimento effettivo dello status di individuo con delle peculiarità proprie.
Certamente il volume ha le caratteristiche di un compendio esaustivo, ai limiti del verismo, dove vengono rivelate le verità per bocca degli stessi protagonisti del mondo variegato del transessualismo; una realtà immaginata nel pensiero comune come una sorta di prostituzione specializzata.
I curatori hanno pedinato con costanza e dedizione gli intervistati che hanno rivelato la complessità delle loro esistenze.
Una costante ricerca di una serenità capace di riscattare la sofferenza di esistenze segnate da retaggi difficili da modificare: c’è un grande bisogno di seguire le proprie aspettative, i desideri, cercare una dimensione affettiva stabile anche quando la scelta obbligata o meno della prostituzione aleggia come un marchio imposto dalla propria condizione.
Troppo semplicistico e superficiale continuare a considerarla una sessualità nata dalla costola del peccato senza riconoscere all’altro il diritto di esercitare la propria autodeterminazione, esercizio di libertà che ricade necessariamente nella sfera individuale di ognuno.
Attraverso i dialoghi asciutti e intensi depurati dalla voce del perbenismo la visione che viene restituita al lettore è sconcertante nella semplicità del suo teorema esistenziale ed umano e i documenti prodotti dall’impegno culturale e umano dei curatori sono una lettura necessaria per chiunque ambisca a ritenersi un individuo inserito in una società civile.
Da leggere assolutamente, prima di sviluppare una qualsiasi convinzione.
Antonella Rizzo