“Il canto di Calliope”: così la Musa restituisce la voce alle donne

il-canto-di-calliope-recensione

Dopo aver letto la rivisitazione della storia di Mulan con Riflessi di Elizabeth Lim, questo mese con il club del libro di CulturaMente ci siamo  dati alla rilettura del mondo classico. Anche perché siamo in estate e non c’è periodo migliore per leggere qualcosa di più impegnativo visto che si ha più tempo a disposizione. Il libro che ho scelto è stato Il canto di Calliope di Natalie Haynes, pubblicato da Feltrinelli

Una lettura che non brilla per originalità, ma che sa raccontare in maniera emotivamente vincente e interessante molte delle storie legate alla guerra di Troia, permettendo anche a chi ha dimenticato i miti studiati a scuola di familiarizzare con i nomi che appartengono alla cultura occidentale e che incontriamo ovunque nel mondo dell’arte. 

Per tutto il mese mi è sembrato di sorseggiare un vino bianco, fruttato e più costoso della media. Un aroma il cui sapore non mi giunge di certo nuovo, ma che sono sempre felice di gustare.

Audio recensione

Potete ascoltare il mio commento a Il canto di Calliope anche su Spotify.

La trama

Il libro è diviso in capitoli i cui titoli riportano tutti il nome di un personaggio mitologico femminile. È di quella donna che l’autrice prende il punto di vista per alcune pagine in modo da presentarci tutto ciò che la guerra di Troia è stata, prima del suo scoppio, durante e dopo. 

Tra le voci che raccontano la storia si alternano esseri umani e dee. Alcune di loro, come Penelope e Calliope, parlano in prima persona, mentre per le altre la voce narrante è esterna (che a parlare sia proprio la musa invocata dal poeta?) con punto di vista interno. Il filo conduttore della narrazione sembrerebbero essere i capitoli dedicati alle troiane, le donne sopravvissute alla distruzione della loro città che aspettano sulla spiaggia di essere spartite come bottino tra i greci vincitori. Sono loro a ricordare con i loro discorsi ciò che è stato e a ripercorrere le tragiche tappe che hanno portato alla morte di tantissime persone. 

Calliope ci dà modo di trascendere la semplice conoscenza umana e di apprendere quanto ignorato fino ad oggi: la guerra di Troia si è resa necessaria per agevolare la vita sulla Terra. Troppi esseri umani mettevano a rischio gli equilibri del pianeta e serviva un evento in grado di uccidere molte persone così da migliorare la qualità di vita di chi sarebbe rimasto. Ed è così che Temi e Zeus hanno ideato il loro piano per permettere al destino di compiersi, sfruttando la mela d’oro, Afrodite, Paride e tante altre situazioni che hanno portato alle conseguenze che tutti conosciamo. 

Un poema epico in prosa

Tutte le storie raccontante nascono una dentro l’altra, proprio come avveniva secoli fa nei canti orali degli aedi. Haynes ha ammesso di aver voluto scrivere il suo poema epico dando spazio a chi nell’Iliade e nell’Odissea compare sempre nelle retrovie: le donne

“Questa perÒ È anche la guerra delle donne, non solo la guerra degli uomini, e il poeta dovrÀ tener conto del loro dolore […] e dovrÀ raccontarlo oppure non racconterà un bel niente.

N. Haynes, “Il canto di Calliope”

Per scrivere le sue storie ha attinto da fonti classiche molto diverse: oltre ai poemi omerici, ci sono riferimenti alle tragedie di Euripide, ai canti dell’Eneide e anche alle Heroides di Ovidio. Il panorama mitologico presentato dall’autrice inglese è davvero ricco ed è sicuramente una lettura utile per chi vuole immergersi nel mondo mitologico greco. 

Proprio come l’Iliade, anche Il canto di Calliope è un racconto dedicato alla guerra. Più che parlare di riunioni, di battaglie e di riti religiosi, Haynes racconta con spiccata sensibilità moderna gli effetti e le conseguenze di un mondo dominato dalla violenza e dalla voglia di prevalere tipica della società patriarcale che si è affermata in Occidente (e in buona parte del mondo). Queste conseguenze sono raccontate dalla voce delle donne (che subiscono un destino terribile perché di fatto non possono sceglierlo), ma l’autrice è molto brava nel non rendere il suo poema una questione solo femminile. Il dramma della violenza coinvolge tutti gli esseri umani a prescindere dal loro genere. Perfino a prescindere dall’età. Tutti/e sono vittime e tutti/e possono diventare carnefici alla ricerca di vendetta (Ecabe e Clitemnestra ne sono un chiaro esempio). Leggere queste pagine oggi mentre assistiamo impotenti allo scontro tra Russia e Ucraina lascia sicuramente amareggiati e tristi. 

Uno dei capitoli finali, quello che segue le vicende di Andromaca dopo la sconfitta di Troia, offre una sorta di conclusione dolce/amara. Qualche capitolo prima abbiamo letto una scena agghiacciante che ha come protagonista proprio questo personaggio: Astianatte, figlio suo e di Ettore, le viene strappato dalle braccia per essere gettato dalle mura di Troia. A nulla valgono le preghiere e le promesse della donna. I guerrieri eseguono gli ordini credendo che solo così in futuro si eviteranno ulteriori conflitti. Dopo un episodio simile (davvero uno dei momenti emotivamente più forti del libro), ci aspetteremmo un capitolo pieno di rabbia e risentimento. E, invece, ci viene raccontato di una donna che piano piano ricomincia a vivere. Ed è qui che l’autrice ci rivela uno degli aspetti fondamentali della vita: fa soffrire, ma offre anche il rimedio a ogni male.

Con il passare del tempo, il dolore si attenua. Può non sparire mai del tutto, ma perde d’intensità. Rimane la consapevolezza di aver perso una parte del proprio sé che non potrà più essere recuperato, ma ciò non significa che non si possano vivere altri momenti importanti o non si possa tornare a provare emozioni belle. Una conclusione realistica che dà speranza, pur lasciando nitido il ricordo dell’orrore letto. 

Le donne del mito

Nella postfazione del suo Omero, Iliade, Alessandro Baricco dice che la guerra è sì un inferno, ma è bello perché permette gli esseri umani di sentire maggiormente il proprio attaccamento alla vita. Dice anche che le donne, nonostante siano poco presenti nel poema, sono fondamentali nella narrazione perché oppongono l’ideale della pace e dell’amore a quello del potere e dell’ambizione. Haynes ripropone un concetto molto simile sia a livello tematico che narrativo. Anche Baricco mette in prosa l’Iliade attraverso le voci dei personaggi della storia, rendendola più facilmente leggibile al vasto pubblico. 

L’autrice del Canto di Calliope, però, riesce a creare un’opera corale molto più articolata e complessa. Sono tante le donne coinvolte nella narrazione. Alcune sono molto note mentre altre no. I capitoli dedicati a Creusa e a Pentesilea sono tra i più interessanti perché danno davvero spazio a delle figure quasi sempre ignorate e conosciute solo dagli addetti ai lavori. Manca la figura di Elena che compare solo attraverso le parole delle altre (mai particolarmente lusinghiere).

Interessantissime le rappresentazioni delle dee. Atene, Era e Afrodite sembrano tre bambine capricciose pronte a cogliere qualsiasi pretesto pur di indispettirsi o risentirsi. La scena del giudizio di Paride è uno dei momenti più interessanti e sfiziosi dell’intero libro. Temi e Gea, invece, raccontano un tipo di divinità diversa, più lontana e disinteressata alle vicende degli esseri umani. 

I ritratti di queste donne aderiscono in maniera fedele a quelli che la tradizione ci ha riportato. Nonostante questo, la narrazione le rende credibili ed è semplice capire le emozioni che le animano. 

Lo stile di Haynes

La storia viene portata avanti con una notevole variazione di toni. C’è Penelope che scrive delle lettere, Calliope che parla a Omero (o all’autrice?), Gea e le Moire sono indifferenti ai mortali e prese solo dalle loro occupazioni, Cassandra è persa nella sua esistenza a cavallo tra passato e presente… 

Il libro ha più di 300 pagine, ma è scorrevole e godibile. Il tono epico della poesia omerica riecheggia in alcuni momenti più lirici, ma la prosa riporta la storia alla contemporaneità. Il modo di raccontare di Haynes è sicuramente interessante e intrigante. Riesce a creare dei momenti di suspense che ti spingono a proseguire nella lettura. Non è mai né superficiale né prolissa nel costruire dialoghi e situazioni. 

Chi dovrebbe leggere Il canto di Calliope

Il libro di Haynes è perfetto per gli studenti delle superiori che devono ripassare (o studiare) i miti greci. Potrebbero conoscere queste storie in un modo semplice e vicino a loro senza fraintendere il mito. Ma la lettura non è solo destinata agli adolescenti, anzi. Chiunque sia appassionato di classicità o abbia un interesse particolare per il mondo mitologico greco dovrebbe prendere in mano questo libro. Per chi coltiva interessi letterari non sarà una novità e sicuramente non risulterà molto originale. Tuttavia, va conosciuto. 

Il prossimo appuntamento dei Postumi Letterari

Se avete letto il romanzo e volete condividere con noi pensieri e opinioni, scriveteci all’indirizzo e-mail bookclubculturamente@gmail.com o sui nostri canali Facebook e Instagram per partecipare a una diretta sul libro.

Come lettura del prossimo mese ho deciso di accogliere un suggerimento della nostra direttrice Alessia e di proporre la lettura di Spatriati di Mario Desiati, il libro pubblicato da Einaudi vincitore del Premio Strega. 

Claudia e Francesco sono i due protagonisti irregolari di questo romanzo che si concentra sul percorso che ogni essere umano deve fare per accettarsi.

Vediamo che cosa ne viene fuori! Abbiamo fino al 15 agosto per leggere il libro. 

Buona lettura estiva a tutti!

Federica Crisci

IL VOTO DEL PUSHER
Storia
Personaggi
Tema
Stile
Federica Crisci
Sono laureata Lettere Moderne perché amo la letteratura e la sua capacità di parlare all'essere umano. Sono una docente di scuole superiori e una SEO Copy Writer. Amo raccontare storie e per questo mi piace cimentarmi nella scrittura. Frequento corsi di teatro perché mi piace esplorare le emozioni e provare a comprendere nuovi punti di vista. Mi piace molto il cinema, le serie tv, mangiare in buona compagnia e tante altre cose. Passerei volentieri la vita viaggiando in compagnia di un terranova.
il-canto-di-calliope-recensione"Il canto di Calliope" racconta le numerose vicende legate al mito della guerra di Troia attraverso la voce delle protagoniste femminili, troppo spesso ignorate dalla poesia. Un libro dalla struttura articolata, solida e intrigante. Le donne presentate sono credibili nonostante la loro appartenenza al mito. Attingendo da numerose fonti classiche, Haynes ha ricreato un suo poema epico in prosa con una sensibilità moderna che funziona molto bene.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui